5 Santi raccontano la loro esperienza mistica con l’Angelo Custode

Il Santo Padre Pio (18871968) ha innumerevoli esperienze dirette con il suo angelo custode e raccomandava ai suoi figli spirituali di inviargli il loro angelo quando avevano dei problemi. In una lettera al suo confessore chiama il suo angelo «il piccolo compagno della mia infanzia». A conclusione delle sue lettere soleva scrivere: «Salutami il tuo angelino». Accomiatandosi dai suoi figli spirituali, diceva loro: «Che il tuo angelo ti accompagni». A una delle sue figlie spirituali diceva: «Che amico puoi avere più grande del tuo angelo custode?» Quando giungevano lettere sconosciute per lui, l’angelo le traduceva. Se erano macchiate d’inchiostro e illeggibili (a causa del demonio) l’angelo gli diceva che vi spruzzasse sopra acqua benedetta e tornavano leggibili. Un giorno l’inglese Cecil Humphrey Smith ebbe un incidente e restò gravemente ferito. Un suo amico corse all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio per chiedere orazioni per lui. In quel momento il postino gli consegnò un telegramma di Padre Pio, in cui assicurava le sue preghiere per la sua guarigione. Quando guarì, andò a trovare Padre Pio, lo ringraziò per le sue preghiere e gli chiese come avesse saputo dell’incidente. Padre Pio, dopo un sorriso, disse: «Pensi che gli angeli siano lenti come gli aereoplani?»

Santa Faustina Kowalska (19051938) scrive nel suo “Diario”: «Il mio angelo mi accompagnò nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella portineria [del convento] sparì… Di nuovo quando partimmo con il treno da Varsavia fino a Cracovia, lo vidi nuovamente al mio fianco. Quando giungemmo alla porta del convento sparì» (I, 202).

«Durante il tragitto vidi che sopra ogni chiesa che si incontrava nel viaggio c’era un angelo, però di una lucentezza più tenue di quello dello spirito che mi accompagnava. Ognuno degli spiriti che custodiva i sacri edifici si inchinava davanti allo spirito che era al mio fianco. Ringraziavo il Signore per la sua bontà, dato che ci regala angeli come compagni. Oh, quanto poco la gente pensa al fatto che tiene sempre al suo fianco un così grande ospite e al tempo stesso testimone di tutto!» (II, 88).

Un giorno, mentre era inferma… «all’improvviso vidi vicino al mia letto un serafino che mi porse la santa Comunione, pronunciando queste parole: Ecco qui il Signore degli angeli. Il fatto si ripeté per tredici giorni… Il serafino era circonfuso di grande splendore e da lui traspariva l’atmosfera divina e l’amore di Dio. Aveva una tunica dorata e sopra di essa portava una cotta trasparente e una stola pure luminosa. Il calice era di cristallo ed era coperto da un velo trasparente. Appena mi diede il Signore sparì» (VI, 55). «Un giorno disse a questo serafino: “Mi potresti confessare?” Ma egli mi rispose: nessuno spirito celeste ha questo potere» (VI, 56). «Molte volte Gesù mi fa conoscere in modo misterioso che un’anima agonizzante ha bisogno delle mie preghiere, però spesso è il mio angelo custode che me lo dice» (II, 215).

Santa Gemma Galgani (18781903) scrive nel suo diario: «Gesù non mi lascia stare sola un istante, senza che io sia sempre in compagnia con il mio angelo custode… L’angelo, dal momento in cui mi alzavo, cominciava a svolgere la funzione di mio maestro e guida: mi riprendeva sempre quando facevo qualcosa di male e mi insegnava a parlare poco». A volte, l’angelo la minacciava di non farsi più vedere se non avesse obbedito al confessore in tutto. Richiamava la sua attenzione quando faceva male qualcosa e la correggeva costantemente perché fosse perfetta in tutto. In certe occasioni, stabiliva delle norme: «Chi ama Gesù, parla poco e sopporta molto. Obbedisce puntualmente al confessore in tutto senza replicare. Quando commetti qualche sbaglio, fai subito atto di accusa e chiedi scusa. Ricordati di trattenere i tuoi occhi e pensa che l’occhio mortificato vedrà le meraviglie del cielo» (28 luglio 1900).

Santa Caterina Labouré (18061876) ebbe la fortuna di vedere il suo angelo sotto forma di un bambino, che la destò nella notte del 18 luglio 1830. Era bellissimo, vestito di bianco, e parlava con voce celestiale. Le disse: «Vai alla cappella, perché lì ti attende la beata Vergine Maria; io ti accompagno». Si veste rapidamente e segue l’angelo verso la cappella. Al suo passaggio, le lampade si accendono automaticamente e le porte si aprono. Giunti sul luogo, la cappella era già illuminata. Quando Maria appare, ella si rifugia nel suo grembo e avverte una gioia che viene dal cielo. Maria, fra le altre cose, le dice, indicandole il tabernacolo, che, se avrà dei problemi, ricorra a Gesù Sacramentato.

San Giovanni Bosco (18151888) diceva ai suoi giovani: «L’angelo custode ha molto più desiderio di aiutarvi di quanto voi ne abbiate nell’essere aiutati da lui… In ogni afflizione accorrete a lui con fiducia ed egli vi aiuterà». Nella sua “Autobiografia”parla del fatto straordinario di un cane che gli apparve per trent’anni senza che mai lo vedesse mangiare. Aveva l’aspetto di un lupo, era alto un metro e il santo lo chiamava Grigio. Lo salvò dalla morte in diverse circostanze. Don Bosco riteneva si trattasse del suo angelo custode. Dice ad esempio: «Una sera buia e ormai molto inoltrata, tornavo a casa solo e con non poca paura, quando vedo vicino a me un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Però non mi minacciava con atteggiamenti ostili, anzi mi faceva moine come se io fossi il suo padrone. Entrammo subito in ottimo rapporto e mi accompagnò fino all’oratorio. Lo stesso fatto si ripeté molte altre volte, cosicché posso dire che Grigio mi ha fornito servigi importanti… Non ho mai conosciuto il suo padrone, ma per me fu una vera provvidenza in molti pericoli che incontrai».