Pillole di Fede 11 Febbraio “Quanti lo toccavano guarivano”
Il Salvatore, anche per risuscitare i morti, non si accontenta di agire con la parola, che annuncia tuttavia ordini divini. Per questa magnifica opera prende per così dire come cooperatrice la sua stessa carne, al fine di mostrare che ella ha il potere di dare la vita e può far vedere che è un tutt’uno con lui: è la sua carne veramente, e non un corpo estraneo.
E’ quanto è accaduto quando ha risuscitato la figlia del capo della sinagoga dicendole: “Fanciulla, io ti dico, alzati!” (Mc 5,41) L’ha presa per mano, secondo quanto è scritto. Le ha ridato la vita, come Dio, con un comando onnipotente, e l’ha resa viva anche col contatto della santa carne – dimostrando così che nel suo corpo come nella sua parola era all’opera una stessa divina energia. Alla stessa maniera, quando è arrivato in una città chiamata Naim, dove si stava portando al sepolcro il figlio unico di una vedova, ha toccato la bara dicendo: “Giovinetto, dico a te, alzati!” (Lc 7,14)
Così, non solo dà alla sua parola il potere di risuscitare i morti, ma di più, per mostrare che il suo corpo dà la vita, tocca i morti e con la sua carne fa passare la vita nei cadaveri. Se il solo contatto della sua carne sacra rende la vita a un corpo in decomposizione, qual profitto troveremo noi nell’eucaristia che dà vita quando ne faremo il nostro cibo? Ella trasformerà totalmente nella sua propria essenza, l’immortalità, coloro che vi avranno partecipato.