L’esperienza mistica di Santa Gemma Galgani con l’Angelo Custode
Gesù scelse una giovane di Lucca, Santa Gemma, a strumento della sua misericordia. Le appariva e l’esortava alla pratica eroica delle virtù cristiane; le fece provare i dolori della Passione e le donò anche le stimmate. Il demonio, geloso di tanta predilezione, assaliva spesso la Santa anche in forma sensibile. Iddio però mise a disposizione della sua mistica sposa l’Angelo Custode. Sarebbe troppo lungo narrare tutti gli episodi della vita di S. Gemma, in cui l’Angelo le veniva in aiuto. Mi limito a qualcuno in particolare.
S. Gemma Galgani era nella sua cameretta; Gesù le si presentò, dandole lezioni per amarlo ancor di più. Si presentò anche l’Angelo Custode. La Santa, che tante volte aveva esperimentato le delicatezze angeliche, sentì il bisogno di dirgli: « Angelo mio, quanto ti voglio bene! ».
« E perchè mi vuoi bene? » « Ti amo perchè m’insegni l’umiltà e perchè mantieni la pace interna nel mio cuore. Se qualche volta sono cattiva, caro Angelo, non ti adirare; voglio essere grata prima a Gesù e poi a te ».
Sì, soggiunse l’Angelo, io sarò la tua guida sicura; sarò il tuo compagno indivisibile. Non sai chi mi ha dato te in custodia?
« Sì, il mio pietoso Gesù ». Una sera la Santa ricevette un colpo di bastone sul collo da parte del demonio. Credeva di morire per il dolore; ma offrì a Gesù la sofferenza. Non poteva voltare la testa e non riusciva a piegarsi. Le apparve l’Angelo per sostenerla e le diede il suo aiuto per mettersi a letto. S. Gemma scriveva un giorno al suo Direttore Spirituale, P. Germano Passionista: « Giovedì sera, prima che io cominciassi a soffrire un poco, venne l’Angelo Custode. Tutti e due dicemmo subito: «Viva Gesù!» Adorammo insieme la Maestà grande di Dio; mi dette poi un dolore così vivo dei miei peccati e ne provai tanta pena che mi vergognavo di trovarmi davanti alla sua presenza… Durai assai in questo tormento; ma poi l’Angelo mi fece coraggio; si tolse una spada dal suo seno e me la fece vedere, dicendo che Gesù presto me l’avrebbe messa nel povero cuore attraverso la croce. Egli poi aveva due corone bellissime; una di spine assai lunghe, ma non era veramente una corona, era fatta a guisa di berretta; e l’altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale io volessi; però non risposi nulla. L’Angelo me lo ripetè, gridando: « Viva Gesù! ». Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi diedero ad un tratto una immensa consolazione e risposi: « Voglio la corona di Gesù! ». L’Angelo mi diede la corona di spine e io la baciai più volte. Sparì l’Angelo e mi lasciò così calma che cominciai a soffrire; però la sofferenza era dolce.
Un giorno l’Angelo le disse: « Gemma, scrivi la tua confessione generale; poi la manderai al tuo Direttore Spirituale ». La Santa sentiva rincrescimento, ma l’Angelo la confortò, promettendo che l’avrebbe aiutata. In un quaderno cominciò a scrivere la sua vita; l’Angelo l’aiutava a ricordare tante cose ed anche le dettava ciò che doveva scrivere. Questo quaderno si trova a Roma, nel convento dei PP. Passionisti.
A proposito di scrivere, è interessante l’opera angelica nella corrispondenza epistolare della Santa. Dimorava S. Gemma a Lucca ed il suo Direttore Spirituale a Roma. Dato il lavoro intenso che Dio compiva in quell’anima, era necessario che il Padre Germano la conoscesse nei particolari. La Santa provava ripugnanza a scrivere. Spesso l’Angelo le diceva: « Gemma, scrivi al Direttore Spirituale! ». « Ma non saprei cosa dire! »
« Ti detto ogni cosa io ».
Difatti certe lettere della Santa sono state dettate per intero dall’Angelo. Qualche volta essa diceva: « Non posso uscire per impostare la lettera ».
« Non darti pensiero; dalla a me e la imposterò io ». Altre volte la Santa diceva: « Non posso spedire questa lettera, perché non ho denaro per i francobolli! ».
L’Angelo rispondeva: « Sta’ tranquilla; porterò la lettera io personalmente». Il P. Germano, testimonio dei fatti, dice: « Qualche volta la lettera di Gemma mi veniva consegnata dall’Angelo direttamente. Una mattina d’inverno, trovandomi in camera, mi accorsi che un uccellino batteva le ali contro il vetro della finestra; teneva col becco una lettera. Mi affrettai ad aprire; l’uccellino posò sul davanzale la lettera. Gemma aspettava con urgenza la risposta. Preparai subito la lettera e la posi sul davanzale. L’uccellino l’afferrò col becco e la portò a destinazione, nella città di Lucca ».
La storia di S. Gemma è tanto graziosa. Si consiglia la lettura della sua Autobiografia e specialmente del volume « Lettere di S. Gemma », capolavoro di ascetica e mistica.