Devozione a Maria Addolorata: chiesta da Gesù per ottenere tanti grazie
INVITO DI GESU’ AD AMARE LA MAMMA ADDOLORATA
Gesù lo vuole: « Il Cuore di mia Madre ha diritto al titolo di Addolorato e Io lo voglio anteposto a quello di Immacolato, perché il primo se lo acquistò Ella Stessa.
La Chiesa ha riconosciuto nella Madre mia quello che lo ho operato in Lei: la sua Concezione Immacolata. è tempo, ora, e Io lo voglio, che sia compreso e riconosciuto il diritto che mia Madre ha ad un titolo di giustizia, titolo che Ella si è meritato con la sua identificazione a tutti i miei dolori, con le sue sofferenze, i suoi sacrifici e con la sua immolazione sul Calvario, accettati con piena corrispondenza alla mia Grazia, e sopportati per la salvezza dell’umanità.
è in questa corredenzione che mia Madre fu soprattutto grande; ed è per questo che Io domando che la giaculatoria, quale lo l’ho dettata (Cuore Addolorato e Immacolato di Maria pregate per noi) sia approvata e propagata in tutta la Chiesa, allo stesso modo di quella del mio Cuore, e che essa sia recitata da tutti i miei sacerdoti dopo il sacrificio della Messa.
Essa ha già ottenuto molte grazie; e ne otterrà ancora di più, in attesa che, con la Consacrazione al Cuore Addolorato e Immacolato della Madre mia, la Chiesa sia risollevata e il mondo rinnovato.
Questa devozione al Cuore Addolorato e Immacolato di Maria rianimerà la fede e la fiducia nei cuori affranti e nelle famiglie distrutte; aiuterà a riparare le rovine e mitigherà tanti dolori. Sarà una nuova sorgente di forza per la mia Chiesa, portando le anime, non solo alla fiducia nel mio Cuore, ma anche all’abbandono nel Cuore Addolorato di mia Madre».
I DOLORI DI MARIA
MARIA FU LA REGINA DEI MARTIRI, PERCHE’ IL SUO MARTIRIO FU IL PIU’ LUNGO E IL PIU’ TERRIBILE DI QUELLO DI TUTTI I MARTIRI.
Chi potrà avere un cuore cosi duro da non intenerirsi nell’udire il fatto tanto crudele accaduto un tempo sulla terra ? Viveva una madre nobile e santa la quale aveva un solo figlio ed egli era il più amabile che si possa immaginare, era innocente virtuoso bello ed amava teneramente sua madre al punto che non le aveva mai dato il minimo dispiacere; era sempre stato rispettoso, ubbidiente e amorevole, perciò la madre nella sua vita terrena aveva posto in questo figlio tutto il suo amore. Quando il ragazzo crebbe e divenne uomo, per invidia fu accusato falsamente dai suoi nemici e il giudice, benché avesse riconosciuto e dichiarato la sua innocenza, comunque, per non inimicarsi i suoi nemici, lo condannò ad una morte orribile ed infamante, appunto quella che gli invidiosi avevano richiesto. La povera madre dovette soffrire il dolore di vedere quell’adorabile ed amato figlio condannato ingiustamente nel fiore della gioventù e vederlo sottoposto ad una morte crudele, visto che lo fecero morire dissanguato dalle torture, in pubblico, su un patibolo infamante.
Cosa dite anime devote? Non è un caso degno di compassione? E questa povera madre? Già avete compreso di chi parlo. Il figlio giustiziato così crudelmente è il nostro amorevole Redentore Gesù, e la madre è la Beata Vergine Maria, che per nostro amore accettò di vederlo sacrificato alla giustizia divina dalla crudeltà degli uomini. Maria, dunque, sopportò per noi questo grande dolore che Le costò più di mille morti, e che merita tutta la nostra compassione e gratitudine. Se non possiamo ricambiare in altro modo tanto amore, almeno fermiamoci un poco a considerare la crudeltà di questa sofferenza per cui Maria divenne Regina dei martiri, poichè il suo martirio superò quello di tutti i martiri, visto che fu: il martirio più lungo e il martirio più crudele.
PUNTO I
Come Gesù viene chiamato Re dei dolori e Re dei martiri, perchè nella Sua vita soffrì più di tutti gli altri martiri, così anche Maria si chiama giustamente Regina dei martiri, poichè ha meritato questo titolo per aver sofferto un martirio atroce, il maggiore che possa essere vissuto, dopo quello del Figlio. Giustamente Riccardo di San Lorenzo La chiama: “Martire dei Martiri”. Si possono ritenere rivolte a Lei le parole di Isaia: “TI CORONERAI CON CORONA DI TRIBOLAZIONI”, ( Is 22,18 ) la corona cioè con cui fu dichiarata Regina dei martiri fu la Sua stessa sofferenza che La rese desolata, e questa superò la pena di tutti gli altri martiri insieme. Che Maria fosse stata vera martire è fuor di dubbio, ed è opinione indiscussa che per essere un “martirio” è sufficiente un dolore che può dare la morte, anche se poi questa non avviene. San Giovanni Evangelista è onorato tra i martiri, benchè nella caldaia dell’olio bollente non sia morto, ma “ne uscì più vegeto di quando vi entrò”: Brev.Rom. “PER AVERE LA GLORIA DEL MARTIRIO E’ SUFFICIENTE dice San Tommaso CHE LA PERSONA GIUNGA AD OFFRIRE SE STESSA FINO ALLA MORTE”. San Bernardo dice che Maria fu martire “NON PER LA SPADA DEL CARNEFICE, MA PER IL CRUDELE DOLORE DEL CUORE”. Se il suo corpo non fu ferito dallo mano del carnefice, comunque il Suo Cuore benedetto fu trafitto dal dolore della Passione del Figlio, dolore che era sufficiente per darLe non una, ma mille morti. Vedremo che Maria non solo fu vera martire, ma il Suo martirio superò tutti gli altri poiché fu un martirio più lungo, e per così dire, tutta la Sua vita fu una lunga morte. Dice San Bernardo che la Passione di Gesù cominciò dalla Sua nascita, così anche Maria, in tutto simile al Figlio, patì il martirio lungo tutta la Sua vita. Il Beato Alberto Magno sottolinea che il nome di Maria significa anche “mare amaro”. Infatti a Lei si applica il passo di Geremia “E’ GRANDE COME IL MARE IL TUO DOLORE” Lam 2,13. Come il mare è salato e amaro da gustare, così la vita di Maria fu sempre piena di amarezza in vista della Passione del Redentore, che sempre Le era presente. Non possiamo dubitare che Ella, illuminata dallo Spirito Santo più di tutti i Profeti, comprendesse meglio di essi le profezie riguardanti il Messia racchiuse nelle Sacre Scritture. Così l’Angelo rivelò a Santa Brigida continuò dicendo che la Vergine aveva compreso quanto il Verbo Incarnato avrebbe dovuto soffrire per la salvezza degli uomini, e fin da prima di diventare Sua madre fu presa da grande compassione per il Salvatore innocente che doveva essere giustiziato con una morte tanto atroce per delitti non Suoi, e da quel momento cominciò a patire il Suo grande martirio. Questo dolore aumentò smisuratamente quando divenne Madre del Salvatore. Così addolorata per tutte le sofferenze che avrebbe dovuto soffrire il Suo amato Figlio, Ella patì un martirio lungo e continuato per tutta la Sua vita. Le dice l’Abate Roberto: “TU, CONOSCENDO GIA’ LA FUTURA PASSIONE DEL FIGLIO, HAI SOPPORTATO UN LUNGO MARTIRIO”. Era appunto questo il significato della visione che Santa Brigida ebbe a Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore, dove le apparve la Beata Vergine insieme a San Simeone e ad un Angelo ché portava una spada molto lunga e grondante sangue, quella spada significava l’aspro e lungo dolore da cui Maria fu trafitta per tutta la Sua vita: Il suddetto Roberto attribuisce a Maria queste parole: “ANIME REDENTE E FIGLIE MIE DILETTE, NON COMPATITEMI SOLTANTO PER QUELL’ORA IN CUI VIDI MORIRE DAVANTI A ME IL MIO CARO GESU’, POICHEI LA SPADA Di DOLORE PREDETTAMI DA SIMEONE MI TRAFIGGEVA L’ANIMA PER TUTTA LA VITA: MENTRE DAVO IL LATTE AL MIO BAMBINO, MENTRE LO RISCALDAVO TRA LE MIE BRACCIA, GIAI VEDEVO L’AMARA MORTE CHE LO ASPETTAVA; CONSIDERATE QUALE LUNGO ED ASPRO. DOLORE DOVEVO SOFFRIRE”. Maria quindi poteva proprio dire il versetto di Davide: “LA MIA VITA PASSO’ TUTTA IN DOLORE E LACRIME”, (Sal 30,11) “MENTRE IL MIO DOLORE, CHE ERA LO STRAZIO PER LA MORTE CRUDELE DEL MIO DILETTO FIGLIO, NON MI LASCIAVA UN ISTANTE”(Sal 38,16). “VEDEVO SEMPRE TUTTE LE SOFFERENZE E LA MORTE DI GESU’ CHE AVREBBE UN GIORNO SOFFERTO”. La stessa Madre divina rivelò a Santa Brigida che anche dopo la morte e l’Ascensione del Figlio al Cielo, il ricordo della Passione era sempre costante nel Suo tenero cuore come appena accaduta, qualsiasi cosa Ella facesse. Taulero scrisse che Maria trascorse tutta la vita in un perpetuo dolore, poichè nel Suo Cuore non vi era che mestizia e sofferenza. Così neppure il tempo che solitamente mitiga il dolore ai sofferenti giovò a Maria, anzi il tempo aumentava in Lei la tristezza, perchè Gesù cresceva e sempre più Le si rivelava bello ed amorevole da una parte, mentre dall’altra avvicinandosi il momento della Sua morte, si dilatava sempre più nel Cuore di Maria il dolore di doverLo perdere su, questa terra. “COME CRESCE LA ROSA TRA LE SPINE disse l’Angelo a Santa Brigida COSI’ LA MADRE DI DIO AVANZAVA NEGLI ANNI TRA LE PENE; E COME AL CRESCERE DELLA ROSA AUMENTANO LE SPINE, COSì MARIA, ROSA ELETTA DEL SIGNORE, QUANTO PIU’ AVANZAVA NELL’ ETA’, TANTO PIU’ LE SPINE DEI SUOI DOLORI S’INASPRIVANO E LA TORMENTAVANO”, Dopo aver considerato la lunghezza di questo dolore passiamo al secondo punto, e vediamo quanto fu crudele.
PUNTO II
Maria fu Regina dei martiri non solo perchè il suo martirio fu più lungo di tutti, ma anche perchè fu più grande. Chi potrà mai misurarne la grandezza? Sembra che Geremia non trovi a chi paragonare questa Madre addolorata, considerando la Sua grande sofferenza per la morte del Figlio: “CON CHE COSA TI METTERO’ A CONFRONTO ? A CHE COSA TI PARAGONERO ?FIGLIA DI GERUSALEMME ? POICHE’ E’ GRANDE COME IL MARE LA TUA ROVINA; CHI POTRAI GUARIRTI?” (Lam 2,13) Commentando queste parole il Cardinale Ugon disse “0 VERGINE BENEDETTA, COME IL MARE SUPERA TUTTE LE ALTRE AQUE IN QUANTITA’ E IN AMAREZZA, COSI’ IL TUO DOLORE SUPERA TUTTI GLI ALTRI DOLORI ”
Sant’Anselmo dichiarò che sé Dio con un miracolo straordinario non avesse conservato la vita in Maria, il Suo dolore sarebbe stato sufficiente a darLe la morte in ogni momento che Ella aveva vissuto. San Bernardino da Siena giunse a dire che il dolore di Maria fu così grande che se fosse stato diviso fra tutti gli uomini, sarebbe bastato a farli morire tutti repentinamente. Consideriamo ora le ragioni per cui il martirio di Maria fu più grande di quello di tutti i martiri. Cominciamo col riflettere che i martiri hanno subito il martirio nei corpi per mezzo del fuoco e del ferro, Maria invece soffri nell’anima, come Le aveva predetto San Simeone,: “E ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERAI L’ANIMA”. ( Lc 2,35 ) E’ come se il santo vecchio Le avesse detto: “O Vergine Santa, gli altri martiri subiranno lacerazioni fisiche con le armi ma Tu sarai trafitta e martirizzata nell’anima con la Passione del Tuo amatissimo Figlio”. Quanto l’anima è più nobile del corpo, tanto il dolore provato da Maria fu più grande di quello di tutti i martiri, come disse Gesù Cristo a Santa Caterina da Siena: “NON C’E’ CONFRONTO TRA IL DOLORE DELL’ANIMA E QUELLO DEL CORPO”. Il santo Abate Arnoldo Carnotense ritiene che chi si fosse trovato sul Calvario presente al grande sacrificio dell’Agnello Immacolato quando morì in croce, avrebbe visto due grandi altari: uno nel corpo di Gesù, l’altro nel Cuore di Maria. Nello stesso momento in cui il Figlio sacrificava il Suo corpo con la morte, Maria sacrificava la Sua anima con il dolore: Sant’Antonino soggiunge che gli altri martiri patirono sacrificando la propria vita, ma la beata Vergine soffri sacrificando la vita del Figlio che Ella amava tanto più della propria. Così Ella non solo patì nello spirito tutto ciò che il Figlio sopportò nel corpo, ma la vista delle sofferenze di Gesù causò certamente al Suo Cuore un dolore ancora maggiore di quello che Le avrebbero procurato se Lei stessa le avesse subite fisicamente. Non può essere messo in dubbio che Maria soffrì nel cuore tutte le atrocità da cui vide tormentato il Suo amato Gesù. Ciascuno sa che le sofferenze dei figli sono tali anche per le madri, particolarmente se esse sono presenti e li vedono patire. Sant’Agostino, considerando il tormento che pativa la madre dei Maccabei nei supplizi in cui vedeva morire i suoi figli dice: “Ella, guardandoli, soffriva in ognuno di loro; poichè li amava tutti, era straziata alla vista di quello che essi soffrivano nel corpo”. Così avvenne a Maria: tutti quei tormenti, i flagelli, le spine, i chiodi, la croce, che afflissero il corpo innocente di Gesù, entrarono nello stesso tempo nel cuore di Maria a compiere il Suo martirio. “Egli soffrì nel corpo, Maria nel cuore”, scrisse sant’Amedeo. In modo che dice San Lorenzo Giustiniani, il Cuore di Maria divenne come uno specchio dei dolori del Figlio, in cui si vedevano gli sputi, le percosse, le piaghe e tutto ciò che pativa Gesù. Riflette San Bonaventura che le piaghe da cui era straziato tutto il corpo di Gesù, erano poi concentrate nel Cuore di Maria. Così la Vergine, per la compassione che provava per il Figlio, fu nel suo Cuore innamorato flagellata, coronata di spine, disprezzata, inchiodata alla croce. Lo stesso Santo, contemplando Maria sul monte Calvario mentre assisteva il Figlio moribondo, Le domanda: “Signora, dimmi, dov’eri in quei momenti ? Forse soltanto vicino alla croce ? No, dirò meglio; Tu sta vi sulla croce stessa, crocifissa insieme a Tuo figlio”. E Riccardo, commentando le parole del Redentore, riferite tramite Isaia: “NEL TINO HO PIGIATO DA SOLO E DEL MIO POPOLO NESSUNO ERA CON ME”, ( Is 63,3 ) soggiunge: “Signore, hai ragione di dire che nell’opera della Redenzione sei solo a soffrire e non hai alcun uomo che Ti compatisce abbastanza, hai però una donna che è Tua Madre, Ella soffre nel cuore ciò che Tu patisci nel corpo”. Ma tutto ciò è troppo poco per parlare della sofferenza di Maria perchè Ella, come ho detto, patì maggiormente nel vedere soffrire il Suo amato Gesù piuttosto che avesse sofferto Ella stessa tutte le crudeltà e la morte subite dal Figlio. Parlando in generale dei genitori, Sant’Erasmo diceva che essi soffrono per i dolori de i figli più che per ogni propria pena. Ma questo non sarà sempre vero. In Maria certamente si avverò, poichè è certo che Ella amava immensamente di più il Figlio e la Sua vita piuttosto che Se stessa e mille vite proprie. Sant’Amedeo dichiara che la Madre Addolorata alla vista dolorosa delle sofferenze del Suo amato Gesù, soffrì ancor più di quello che avrebbe patito se Ella stessa avesse subito tutta la sua passione: “Maria fu straziata molto di più che se Ella stessa fosse stata tormentata perchè amava incommensurabilmente al di là di Se stessa Colui per il quale soffriva”. La ragione è lampante, poichè, come dice San. Bonaventura: “L’anima è più dove ama che dove vive”. Prima ancora Gesù stesso lo aveva detto: “DOV’E’ IL VOSTRO TESORO, LA SARA ANCHE IL VOSTRO CUORE”. ( Le 12,34 ) Se Maria per amore viveva nel Figlio più che in Se stessa, soffrì certamente un dolore maggiore alla morte di Gesù piuttosto che avesse subito Ella stessa la morte più crudele del mondo. Ora possiamo trattare l’altro aspetto che rese il martirio di Maria immensamente maggiore del supplizio di tutti i martiri, poichè Ella nella Passione di Gesù soffrì moltissimo e senza sollievo. I martiri soffrivano nei tormenti che i tiranni infliggevano loro, ma l’amore a Gesù rendeva i loro dolori dolci ed amabili. San Vincenzo soffriva certamente durante il suo martirio: era tormentato sull’eculeo (L’eculeo è uno strumento di tortura sul quale il condannato veniva disteso e torturato Cavalletto), scarnificato da uncini, bruciato da lamine infuocate; eppure leggiamo il racconto fatto da Sant’Agostino: “Parlava con tanta fortezza al tiranno e con tanto disprezzo dei tormenti, che pareva che un Vincenzo patisse e un altro Vincenzo parlasse, tanto il Suo Dio con la dolcezza del Suo amore lo confortava in quelle sofferenze”. San Bonifacio soffriva certamente mentre gli veniva lacerato il corpo con ferri, gli erano poste cannucce acute fra, le unghie e la carne, piombo liquefatto nella bocca, ed egli non si saziava nello stesso tempo di dire: “Ti rendo grazie, Signore Gesù Cristo”. San Marco e San Marcellino soffrivano certamente, quando, legati ad un palo, venivano loro trafitti i piedi con chiodi. Gli aguzzini dicevano loro: “Disgraziati, pentitevi e sarete liberati da questi tormenti”. Ma essi rispondevano: “Di quali pene ci parli ? Quali tormenti ? Mai abbiamo banchettato più allegramente di questi mo menti in cui soffriamo con gioia per amore di Gesù Cristo”. San Lorenzo soffriva mentre stava bruciando sulla graticola, ma era, dice San Leone, più potente la fiamma interna dell’amore che lo consolava nell’anima, piuttosto che il fuoco che lo tormentava nel corpo. Anzi l’amore lo rendeva così forte che giungeva a dire insulti al carnefice: “Tiranno, se vuoi cibarti della mia carne, già una parte è cotta, ora gira il fio.corpo e poi mangialo”. Ma come era possibile, come poteva il Santo essere così sereno durante quelle torture e la morte così prolungata ? Sant’Agostino risponde che egli, inebriato con il vino dei divino amore, non sentiva né i tormenti né la morte. Dunque i santi Martiri quanto più amavano Gesù, tanto meno sentivano i tormenti e la morte, e la sola vista delle pene del Dio crocifisso bastava a consolarli. Ma anche la nostra addolorata Madre era consolata nello stesso modo dall’amore che provava per Suo Figlio e dalla vista delle Sue sofferenze ? No, anzi lo stesso Figlio che pativa era tutta la ragione del Suo dolore, e l’ amore che provava per Lui era 1′ unico e straziante Suo carnefice, poiché il martirio di Maria consistette proprio nel vedere e provare compassione per l’innocente ed amato Figlio. Il Suo dolore fu dunque acerbo e privo di sollievo. “GRANDE COME IL MARE E’ IL TUO DOLORE: CHI POTRA’ CONSOLARTI ?”. (Lam 2,13 ) Oh, Regina del Cielo, l’amore ha. mitigato la pena agli altri martiri, ha loro sanato le ferite; ma a Te, chi ha alleviato il grande dolore? Chi ha guarito le dolorose ferite del Tuo Cuore ? Chi potrà consolarTi se quello stesso Figlio, l’unico che poteva darli sollievo, era con i1 Suo dolore l’unico motivo delle Tue sofferenze, e l’amore che provavi per Lui era la causa di tutto il Tuo martirio ? Filippo Diez osserva che dove gli altri martiri vengono rappresentati con lo strumento della propria passione (San Paolo con la spada, Sant’Andrea con la croce, San Lorenzo con la graticola) Maria viene raffigurata con il Figlio morto tra le braccia, perchè proprio lo stesso Gesù fu lo strumento del Suo martirio, a motivo dell’amore che Ella provava per Lui. Con poche parole San Bernardo conferma tutto ciò che ho detto: “Negli altri martiri la potenza dell’amore lenì l’asprezza del dolore; ma la Beata Vergine quanto più amò, tanto più soffri, tanto più crudele fu il Suo martirio.” E’ certo che quanto più si ama una cosa, tanto più si soffre quando là si perde. Certamente addolora maggiormente la morte di un fratello che quella di un animale, la morte di un figlio che quella di un amico.
Dice Cornelio a Lapide che per comprendere quanto grande fu il dolore di Maria alla morte del Figlio, bisognerebbe comprendere quanto grande era l’amore che Ella provava per Gesù. Ma chi potrà mai misurare questo amore ? Il Beato Amedeo dice che nel Cuore di Maria erano unito l’uno e l’altro amore per il Suo Gesù: l’amore soprannaturale con cui Lo amava come Suo Dio e l’amore naturale con cui Lo amava come Figlio. Così questi due, amori divennero uno solo, ma era così grande che Guglielmo di Parigi giunse a dire che la Beata Vergine amò Gesù “per quanto ne fosse la capacità di una pura creatura”, cioè al massimo della capacità d’amore di una pura creatura. “Perciò dice Riccardo di San Lorenzo come non ci fu amore simile al Suo, così non ci fu un dolore uguale al Suo dolore”. E se l’amore di Maria per il Figlio fu immenso, immenso fu anche il Suo dolore quando Lo perse con la morte: “Dove c’è sommo amore dice il Beato Alberto Magno là c’è sommo dolore”. Immaginiamo ora che la Madre Divina sotto la croce dove il Figlio pende moribondo, applicando giustamente a Se stessa le parole di Geremia, ci dica: “VOI TUTTI, CHE PASSATE PER VIA, FERMATEVI E OSSERVATE SE C’E’ UN DOLORE SIMILE AL MIO DOLORE”. ( Lam 1,12 ) E’ come se dicesse: “O voi che passate la vita sulla terra e non vi accorgete della mia sofferenza, fermatevi un poco a guardarmi mentre vedo morire davanti ai miei occhi questo Figlio amato, e poi vedete se fra tutti gli afflitti e i tormentati si trovi un dolore simile al mio”. “Non possiamo trovare un dolore più amaro del Tuo o Madre addolorata Le risponde San Bonaventura come il non possiamo trovare un Figlio più caro del Tuo”. “Non è esistito sulla terra un Figlio più caro del Tuo, né più amabile del Tuo, né madre che ama il figlio più di Maria. Se non vi è stato sulla terra amore simile a quello di Maria, come. può esiste re un dolore simile al Suo? “. Sant’Ildelfonso, infatti; non ebbe dubbi nell’asserire che è poco il dire che i dolori della Vergine superarono tutti i tormenti dei Martiri anche uniti insieme. Sant’Anselmo aggiunge che le torture più crudeli usate con i Santi Martiri furono leggere, anzi niente rispetto al martirio di Maria. San Basilio scrisse che come il sole supera nello splendore tutti gli altri pianeti, così Maria con la Sua sofferenza superò i dolori di tutti gli altri martiri. Un saggio autore conclude con una bella considerazione. Egli dice che fu così grande il dolore sopportato da questa tenera Madre nella Passione di Gesù, che Ella sola potè degnamente compatire la morte del Dio fatto uomo.
San Bonaventura, rivolgendosi alla Vergine benedetta, Le dice: “Signora, perchè hai voluto andare anche Tu a sacrificarTi sul Calvario ? Non bastava forse per redimerci un Dio crocifisso, che volesti essere crocifissa anche Tu, Sua Madre ?”. Oh, certamente. bastava la morte di Gesù per salvare il mondo, ed anche infiniti mondi, ma questa buona Madre che tanto ci amava volle contribuire alla nostra salvezza con i meriti delle Sue sofferenze che Ella, offrì per noi sul Calvario. Per questo Sant’Alberto Magno sostiene che come noi dobbiamo esser riconoscenti a Gesù perla Sua Passione offerta per nostro amore, così dobbiamo anche essere riconoscenti a Maria per il martirio che Ella SPONTANEAMENTE volle patire per la nostra salvezza alla morte del Figlio. Ho aggiunto SPONTANEAMENTE, perchè come rivelò l’Angelo a Santa Brigida, questa nostra così pietosa e benevola Madre preferì soffrire qualsiasi pena piuttosto che sapere le anime non redente e lasciate nel loro antico peccato.
Si può dire che l’unico sollievo di Maria nel grande dolore della Passione del Figlio fu la certezza che la morte di Gesù avrebbe redento il mondo perduto, e avrebbe riconciliato con Dio gli uomini che con il peccato di Adamo Gli si erano ribellati. Un amore così grande di Maria merita da noi gratitudine, e la gratitudine si manifesti almeno nel meditare e compatire i Suoi dolori. Ma di questo Ella si lamentò con Santa Brigida dicendo ché pochi Le erano vicini nella Sua sofferenza, la maggior parte viveva senza neppure ricordarla. Per questo Ella raccomando alla Santa di ricordare i Suoi dolori: “GUARDO TRA COLORO CHE VIVONO SULLA TERRA MA TROVO BEN POCHI CHE ABBIANO COMPASSIONE DI ME E MEDITINO SUL MIO DOLORE PERCIOI, FIGLIA MIA, SEBBENE MOLTI MI DIMENTICHINO; TU NON SCORDARTI DI’ ME; CONTEMPLA IL MIO DOLORE E IMITAMI PER QUANTO TI E’ POSSIBILE E SOFFRI CON ME”. Per comprendere quanto la Vergine gradisce che ci ricordiamo delle Sue sofferenze, basta solamente sapere che nell’anno 1239 Ella apparve a sette Suoi devoti, che poi furono i fondatori dei Servi di Maria con una veste di color nero in mano, e confidò loro che se volevano farle cosa gradita meditassero spesso i Suoi dolori. Perciò, proprio in ricordo del le Sue sofferenze, li esortò, da quel momento in poi, a portare quella lugubre veste.
Gesù Cristo stesso rivelò alla Beata Veronica da Binasco che Egli è quasi più felice quando vede che le creature consolano la Madre piuttosto che Se stesso. Infatti così le disse: “FIGLIA SONO PREZIOSE PER ME LE LACRIME VERSATE PER LA MIA PASSIONE; MA POICHE’ AMO LA MIA MADRE CON AMORE IMMENSO, PREFERISCO CHE SI MEDITINO LE SOFFERENZE CHE ELLA PATII ALLA MIA MORTE”. Sono perciò grandissime le grazie promesse da Gesù ai devoti dei dolori di Maria. Pelbarto riferisce il contenuto di una rivelazione avuta da Santa Elisabetta. Ella vide che Giovanni evangelista, dopo l’Assunzione al Cielo della Beata Vergine, desiderava rivederLa. Ottenne la grazia e gli apparve la sua cara Madre, ed insieme a Lei anche Gesù Cristo. Udì poi che Maria domandò al Figlio qualche grazia speciale per i devoti dei Suoi dolori, e che Gesù Le promise per questa devozione quattro grazie principali:
l. CHI INVOCA LA MADRE DIVINA NELLE SUE SOFFERENZE AVRA’ IL DONO DI FARE PENITENZA DI TUTTI I SUOI PECCATI PRIMA DI MORIRE.
2. EGLI CONSOLERA’ QUESTI DEVOTI NELLE LORO SOFFERENZE, SPECIALMENTE AL MOMENTO DELLA MORTE.
3. IMPRIMERAI LORO IL RICORDO DELLA SUA PASSIONE, E IN CIELO POI NE DARA’ LORO IL PREMIO.
4. QUESTI DEVOTI SARANNO AFFIDATI ALLA PROTEZIONE DI MARIA, AFFINCHE’ ELLA NE DISPONGA A SUO PIACERE E OTTENGA LORO TUTTE LE GRAZIE CHE DESIDERA.
Questo, discorso è stato scritto da Sant’Alfonso Maria de Liguori lo, si può riprende per meditare, pregare e conoscere per sviluppare sempre più la devozione alla Beata Vergine Maria. Il testo si chiama: “LE GLORIE DI. MARIA” parte seconda
LA DEVOZIONE ALLA DESOLATA
Il dolore più grave ed il meno considerato di Maria è forse quello da Lei provato nel separarsi dal sepolcro del Figlio e nel tempo in cui rimase senza di Lui. Durante la Passione soffriva certo atrocemente, però aveva almeno la consolazione di soffrire con Gesù: il vederlo le aumentava la pena, ma le era pure di qualche sollievo. Quando però discese il Calvario senza il suo Gesù, come dovette sentirsi sola, come dovette sembrarLe vuota la casa! Consoliamo questo dolore così dimenticato di Maria, tenendole compagnia nella sua solitudine, condividendo i suoi dolori e ricordandoLe la prossima Risurrezione che La ripagherà da tanta angoscia!
L’ORA SANTA CON LA DESOLATA
Procura di trascorrere tutto il tempo in cui Gesù restò nel sepolcro in una santa mestizia, consacrandone quanto più puoi a tener compagnia alla Mamma Desolata. Trova almeno un’ora da consacrare totalmente a Colei che è chiamata per eccellenza la Desolata e che più di ogni altro merita il tuo Compianto.
Meglio se l’ora è fatta in comune, o se si può stabilire un turno fra varie persone, che vada dalla sera del Venerdì alla sera del Sabato Santo. Pensa di essere, vicino a Maria, di leggere nel suo cuore e di sentire i suoi lamenti.
Considera e consola il dolore da Lei provato:
l. Quando vide chiudere il sepolcro.
2. Quando dovette esserne strappata quasi a forza.
3. Quando tornando passò vicino al calvario ove si ergeva ancora la Croce
4. Quando scendendo la via del calvario vide l’indifferenza e il disprezzo del popolo.
5. Quando rientrò nella casa vuota e cadendo fra le braccia di San Giovanni, avvertì maggiormente la perdita subita.
6. Durante le lunghe ora passate dal Venerdì sera alla Domenica con sempre davanti agli occhi le orribili scene di cui era stata spettatrice
7. Quando pensava che tante pene sue e del suo Figlio Divino sarebbero state inutili per tanti milioni non solo di pagani, ma di cristiani.