Devozione a Maria: il Santo Rosario, scuola di vita Cristiana
Nella sua Lettera Apostolica sul Rosario il papa Giovanni Paolo II ha scritto che «il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, porta al cuore stesso della vita cristiana ed offre un’ordinaria quanto feconda opportunità spirituale e pedagogica per la contemplazione personale, la formazione del Popolo di Dio e la nuova evangelizzazione».
La conoscenza e l’amore al Santo Rosario, dunque, non soltanto sono scuola di vita cristiana, ma portano «al cuore stesso della vita cristiana», insegna il Sommo Pontefice. Inoltre, se il Rosario è stato considerato «compendio del Vangelo» e «scuola del Vangelo», ancora più, secondo il papa Pio XII, esso può essere ritenuto un vero e prezioso «compendio di vita cristiana».
Alla scuola del Rosario, quindi, si impara la sostanza della vita cristiana e «si attinge abbondanza di grazia, – dice ancora il papa Giovanni Paolo II – quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore». Del resto, se nel Santo Rosario la Madonna ci insegna il Vangelo, ci insegna quindi Gesù, vuol dire che ci insegna a vivere secondo Cristo, facendoci crescere fino alla piena «statura di Cristo» (Ef 4,13).
Rosario e vita cristiana, perciò, sembrano fare unione vitale e feconda, e finché durerà l’amore al Santo Rosario, in effetti, durerà anche la vera vita cristiana. Un esempio luminoso a questo proposito ci viene anche dal cardinale Giuseppe Mindszenty, il grande martire della persecuzione comunista in Ungheria, ai tempi della cortina di ferro. Il cardinale Mindszenty, difatti, ebbe lunghi anni di tribolazioni e vessazioni orribili. Chi lo sostenne nella fede impavida? Ad un Vescovo che gli chiedeva come avesse fatto a sopravvivere a tante atrocità subite, il Cardinale rispose: «Due àncore sicure mi mantennero a galla nella mia burrasca: la confidenza illimitata nella Chiesa Romana ed il Rosario di mia madre».
Il Rosario è sorgente di vita cristiana pura e forte, perseverante e fedele, come conosciamo dalla vita di molte famiglie cristiane, dove è fiorita anche la santità eroica. Pensiamo, ad esempio, alla vita cristiana fervida ed esemplare delle famiglie che si alimentavano giornalmente del Rosario, come le famiglie di san Gabriele dell’Addolorata e di santa Gemma Galgani, di san Leonardo Murialdo e di santa Bertilla Boscardin, di san Massimiliano Maria Kolbe e di san Pio da Pietrelcina, del beato Giuseppe Tovini e dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame-Quattrocchi, insieme a molte altre famiglie.
Il lamento e il richiamo del Papa
Il papa Giovanni Paolo II, nella sua Lettera Apostolica sul Rosario, ha dovuto purtroppo lamentare dolorosamente che un tempo la preghiera del Rosario «era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione», mentre oggi sembra pressoché sparita nella maggior parte delle famiglie anche cristiane, dove appare evidente che al posto della scuola del Rosario è presente la scuola del Televisore, maestro, per lo più, di vita mondana e carnale! Per questo il Papa è sollecito nel ribattere e richiamare dicendo con chiarezza e vigore: «Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera».
Ma anche per i singoli cristiani, in ogni stato o condizione di vita, il Rosario è stato sorgente di vita cristiana coerente e luminosa, da san Domenico fino ai nostri giorni. Il beato Nunzio Sulpizio, ad esempio, giovane operaio, ebbe soltanto dal Rosario la forza di lavorare sotto i maltrattamenti crudeli da parte del suo padrone. Sant’Alfonso de’ Liguori andava a dorso di mulo a fare la visita canonica alle singole Parrocchie attraversando campagne e valli per sentieri disagiati: il Rosario era la sua compagnia e la sua forza. Non fu forse il Rosario che sostenne il beato Teofano Venard nella gabbia in cui venne imprigionato e torturato prima del martirio? E Fratel Carlo de Foucauld, romito nel deserto, non volle forse la Madonna del Rosario quale Patrona del suo romitorio? Bellissimo è anche l’esempio di san Felice da Cantalice, l’umile fratello religioso cappuccino, il quale per circa quarant’anni fece il questuante per le vie di Roma camminando sempre così: «Occhi in terra, corona in mano, mente in cielo». E chi sostenne san Pio da Pietrelcina nelle sofferenze indicibili delle cinque stimmate sanguinanti e nelle fatiche apostoliche senza misura, se non la corona del Rosario da lui sgranata di continuo?
È proprio vero che la preghiera del Rosario alimenta e sostenta la vita cristiana a tutti i livelli di crescita spirituale: dagli sforzi iniziali dei principianti alle ascese più sublimi dei mistici, alle immolazioni anche cruente dei martiri.