Medjugorje, un’esperienza meravigliosa. Testimonianza
Medjugorje, un’esperienza meravigliosa
di Pasquale Elia
Voglio prima di tutto precisare che sono sì un cattolico, ma non un bigotto, né tanto meno un assiduo praticante, mi reputo solo un credente come moltissimi tanti altri in circolazione. Tutto quanto che qui di seguito mi accingo a riportare è ciò che in prima persona io ho vissuto: una meravigliosa esperienza durata all’incirca 90 minuti.
L’ultima volta che sono stato a Ceglie, lo scorso mese di dicembre in occasione delle festività natalizie, una mia parente mi aveva parlato che una ragazza (delle sei), la quale aveva ricevuto a Medjugorje (ex Jugoslavia), l’apparizione della Madonna, viveva proprio nella mia città di residenza, Monza.
Passate le festività di fine anno e ritornato a Monza al solito tran-tran giornaliero, spinto da morbosa curiosità più che da un effettivo interesse, ho cercato di mettermi in contatto con quella signora.
Dapprima ho incontrato tantissime difficoltà, ma poi, grazie ai buoni uffici interposti dalla Madre Superiora di un locale monastero di clausura (Sacramentine), sono riuscito ad avere un appuntamento con Màrija (questo è il suo nome), per un incontro (di preghiera), presso la sua abitazione.
Il giorno ed all’ora stabilita, dopo aver superato il controllo (per modo di dire) da parte del portiere dello stabile ho raggiunto l’appartamento situato al quarto piano di un elegante palazzo residenziale.
Sono stato accolto sulla porta da una graziosa signora molto giovane, la quale teneva tra le braccia un bel neonato di appena due mesi (il suo quarto figlio). Come primo impatto l’impressione che quella persona ha suscitato in me è stata quella di trovarmi di fronte ad una donna gentile, fine ed assai premurosa che conquistava l’interlocutore con la sua dolcezza. Ho potuto constatare poi che è davvero una donna dolcissima, generosa ed altruista.
Non potendo farlo di persona perché impegnata con il pupo mi ha guidato dove poter depositare il cappotto, nel contempo si informava dei motivi della mia visita. Abbiamo conversato per alcuni minuti come due vecchi amici (ma era la prima volta che ci incontravamo), poi scusandosi perché doveva portare gli onori di casa anche agli altri ospiti, mi ha scortato nella stanza soggiorno-sala da pranzo dove erano riunite già alcune persone (quattro) accomodate su di un divano. Mi ha mostrato dove avrei potuto prendere posto e così ho fatto. Prima di lasciarmi però mi ha invitato a continuare la nostra conversazione in un secondo momento della serata. E così poi è stato.
Era una stanza con una grande finestra a vetri, arredata con molto gusto, un tavolo stile fratino, alcune sedie dello stesso stile del tavolo intorno alle pareti, sotto al tavolo e davanti al divano due tappeti di manifattura decisamente orientale. Proprio di fronte alla mia posizione, appoggiata quasi alla parete, una statua della Madonna Immacolata, alta circa un metro e mezzo, molto simile a quella Immacolata custodita nella nostra Chiesa di San Rocco. L’unica differenza è che la nostra ha un mantello di un azzurro più intenso, mentre quello della statua in questione un azzurro molto tenue. Ai piedi dell’effige un vaso di ciclamini di un colore rosa pallido e un cestino colmo di coroncine per il rosario tutte decisamente di colore bianco fosforescente.
Trascorso ancora qualche minuto, si è aggregato alla nostra comitiva un Arcivescovo di nazionalità russa di nome Giovanni accompagnato da tre preti (?). Indossavano tutti eleganti e preziosi paramenti come se dovessero celebrare una funzione religiosa. Gli astanti intanto avevamo raggiunto il numero di quindici.
A questo punto Màri, così veniva chiamata da amici e parenti (marito, suocero, suocera ed altri), dopo aver distribuito a ciascuno dei presenti la coroncina ha iniziato la recita del Santo Rosario.
Nella stanza aleggiava una serenità indescrivibile, non un rumore trapelava dalla sottostante strada nonostante che la finestra fosse spalancata. Anche il piccolo di due mesi era tranquillissimo in braccio alla nonna.
Ultimata la recita del Rosario, Maria, invitava un prete cattolico presente di continuare con un altro Rosario con il cosiddetto Mistero “della Luce”, mentre nel primo era stato contemplato il Mistero “Gaudioso”. Terminato anche il secondo Rosario, Maria si è inginocchiata di fronte e a circa due metri dalla statua della Madonna seguita da tutti i presenti, russi compresi, continuando a recitare il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria, noi tutti in italiano, lei nella sua lingua madre e l’arcivescovo Giovanni con i suoi collaboratori in russo. Al terzo Padre Nostro, dopo aver detto…….che sei nei Cieli….si è bloccata, non ha più parlato, lo sguardo fisso verso la parete che aveva di fronte, mi sembrava addirittura che non respirasse, appariva più un pezzo di legno che una persona viva. In quel preciso momento Màrija riceveva l’apparizione della Madre di Gesù. In seguito ho saputo che la manifestazione in quella casa si verifica tutti i giorni.
Nessuno dei presenti ha visto o sentito qualcosa che possa essere paragonato ad un qualcosa di sopranaturale, ma tutti siamo stati catturati da una tale emozione che senza potercene rendere conto siamo scoppiati in un incontenibile pianto. Deve essere stato certamente un pianto liberatore, perché alla fine eravamo tutti più sereni, più tranquilli, direi quasi più buoni. Un assiduo frequentatore di quella casa, durante la visione, ha scattato due foto nella direzione di Màrija, ma la luce del flash non ha prodotto alcun effetto sugli occhi della donna. Questo lo posso affermare con certezza perché ho guardato in quella direzione proprio di proposito.
Non so quanto sia durata l’apparizione, dieci o forse quindici minuti, non me la sento proprio di precisarlo. Anch’io sono stato emotivamente coinvolto da quella meravigliosa esperienza.
A questo punto Marija si alza seguita da tutti gli astanti e riferisce testualmente: “ho offerto alla Madonna i vostri dolori e le vostre sofferenze e tutto quanto mi avete rappresentato. La Madonna ci benedice tutti. Ora ci sarà la celebrazione della Santa Messa chi non ha tempo è libero di andare”. Io sono rimasto.
L’arcivescovo russo Giovanni e i suoi tre collaboratori dopo aver salutato i presenti si sono allontanati.
Devo confessare che era oltre mezzo secolo che non recitavo più il Santo Rosario, fino da quando ragazzino facevo il chierichetto con don Oronzo Elia nella chiesa di san Rocco.
Terminata la celebrazione della Santa Messa, dopo ancora una breve chiacchierata con la signora Marija e suo marito Dr. Paolo ci siamo salutati con l’augurio di rincontrarci presto, molto presto.
Monza, febbraio 2003
La signora Marija Pavlovich, veggente di Medjugorje, e suo marito Paolo hanno voluto invitarmi, insieme alla mia compagna, a partecipare ad un incontro di preghiera per la pace, questa volta. Ho saputo poi che queste riunioni si svolgono il 1° ed il 3° lunedì di ogni mese.
L’incontro ha avuto luogo alle ore 21.00 di lunedì 3 marzo presso la chiesa delle Suore Sacramentine (Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento). Un Ordine monastico di clausura fondato, il 5 ottobre 1857, da Suor Maria Serafina della Croce, al secolo Ancilla Ghezzi, nata il 24 ottobre 1808 e da altre tre sue consorelle. Concessione di Papa Pio IX. Quella sera, molto di buon’ora (20.30), insieme ad una nostra comune amica che, tra l’altro, qualche tempo fa cantava nel coro insieme alla Pavlovich, ci siamo reca ti in quella chiesa. Una Fabbrica situata nella centralissima ed elegante via Italia di questa città. Al nostro arrivo c’era già una piccola folla ad aspettare dietro al portone ancora chiuso. Di lì a poco aperta la grande e unica porta la gente si è riversata all’interno del piccolo Tempio e nel giro a qualche minuto non c’erano più posti nemmeno per poter stare in piedi. Alla fine credo che un centocinquanta-duecento unità erano stipati in quell’unica navata profumata di incenso. Alle 21.00 in punto inizia la recita del Santo Rosario, intervallato da un canto liturgico con musica gregoriana, seguiva il canto delle Litanie in latino ed infine il Cappellano di quella chiesa iniziava la funzione per l’esposizione del Santissimo Sacramento. Il maestoso ostensorio dorato dominava dall’unico altare di quella chiesetta e rifletteva le luci dando l’illusione che un’altra lampada fosse accesa il quel posto. Ora, tutti in ginocchio, inizia l’adorazione del Santissimo, il sacerdote suggerisce alcune riflessioni e meditazioni, mentre tutto è silenzio, ma dall’altra fila di panche si ode lo squillo di un telefonino, segue un piccolo vociare, poi silenzio e ancora silenzio, un altro telefonino squilla, altro vociare, le ginocchia mi fanno male, ho un doloretto alla schiena al quale tento di resistere, di sopportare con serafica rassegnazione, ma non ci riesco, sono costretto a sedermi e come me altri man mano seguono. La mia compagna invece nonostante i suoi problemi alla colonna e ad un ginocchio, ha resistito genuflessa per tutta la cerimonia. Lei stessa ha dichiarato poi che non sapeva dare alcuna spiegazione come ha potuto reggere, non ha mai avuto dolori di sorta. Dopo circa tre quarti d’ora il sacerdote impartisce la benedizione e così termina la funzione religiosa. Ora alcuni ragazzi passano tra la gente e distribuiscono un volantino con il messaggio che la Madonna di Medjugorje ha lasciato a Marija Pavlovich il 25 del mese di febbraio scorso. Fuori sulla strada, erano le 23.00, un’aria fredda e pungente (4° all’incirca) ci ha accompagnato fino al parcheggio dove avevamo l’auto. Credo che il prossimo 3° lunedì di marzo ritornerò. Monza, marzo 2003
Fonte: http://www.ideanews.it/antologia/elia/medjugorje.htm