Devozione al Santo Rosario: pregare Maria per curare il labirinto del nostro egoismo
È istruttiva per noi la riflessione sulla leggenda della mitologia che ci racconta del prode Teseo, un giovane eroe dell’Attica, il quale voleva affrontare ed eliminare un terribile mostro, il Minotauro, che aveva il corpo umano con la testa del toro, e che viveva in un mitico Labirinto, dove riceveva periodicamente il tributo espiatorio di sette fanciulli e di sette fanciulle ateniesi da lui sbranati e divorati.
Entrare nel Labirinto, però, significava non uscirne più per l’intreccio delle stradine interne che si incrociavano senza alcun ordine o possibilità di orientamento. C’era infatti da scoraggiarsi da parte di tutti coloro che pur volevano eliminare quel terribile mostro per non dover più pagare l’orrendo sacrificio delle quattordici vite umane di fanciulli e fanciulle.
Il prode Teseo, tuttavia, con coraggio e determinazione volle cimentarsi nell’impresa di eliminare il Minotauro, e si fece chiudere nel Labirinto; ma portò con sé un filo che Arianna, la figlia del re Minosse, gli preparò e gli diede. Entrato nel Labirinto, Teseo legò il capo del filo all’ingresso e lo distese via via avanzando per le vie intricate del Labirinto: l’espediente del filo, tanto semplice quanto utile, gli consentì di ritrovare la via dell’uscita dal labirinto, dopo avere affrontato e ucciso l’orribile mostro.
Non è difficile vedere in quel filo di Arianna, così prezioso e salutare, un simbolo del Rosario di Maria. Se è vero, infatti, che, secondo la mitologia, interamente falsa e inconsistente, il filo di Arianna accompagnò Teseo nell’impresa vittoriosa contro il Minotauro e gli fu prezioso per non perdersi tra le mille vie del Labirinto, ritrovando la giusta via dell’uscita dal Labirinto, tanto più bisogna dire che, nella storia della salvezza, che è la nostra storia concreta, il Rosario di Maria aiuta realmente il cristiano a vincere ogni battaglia, senza perdersi nel selvaggio Labirinto del mondo, purché si segua la via della salvezza insegnata dalla santa corona.
C’è forse un uomo sulla terra, infatti, che non abbia da combattere contro i numerosi «mostri» presenti sulle strade del mondo, presenti nell’uomo stesso? Non siamo forse noi circondati da nemici interni ed esterni? Non parla forse esplicitamente san Paolo dei nostri «vizi e concupiscenze» da crocifiggere (Gal 5,24) e della legge del peccato che è nelle «nostre membra» (Rm 7,23), in questo «corpo di morte» (Rm 7,24)?
Il labirinto del nostro egoismo
Il nostro stesso cuore è stato descritto proprio da Gesù come un labirinto di miserie e di cattiverie, di immondizie e di brutture: «Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie» (Mt 15,19). E ogni uomo ha da lottare in questo labirinto di passioni e di disordini dei quali è grande regista l’io malvagio, l’egoismo dominante, paragonabile realmente a quel mostro del Minotauro che sbranava e divorava i sette giovani fanciulli e le sette giovani fanciulle. E non è forse vero che tante volte, e troppe volte, anche noi sacrifichiamo al nostro egoismo i sentimenti buoni di carità e di fraternità, di umiltà e di pazienza, di purezza e di nobiltà, di benevolenza e di generosità?
Il Rosario, potremmo chiamarlo il filo di Maria, un filo che irradia luce e grazia da ogni grano di contemplazione, da ogni Ave Maria detta con fede e con amore per imparare a vivere fedelmente la vita cristiana secondo il Vangelo, per avere la forza di allontanare le tenebre degli errori che confondono la mente, di vincere gli assalti delle passioni che corrompono il cuore, di respingere le seduzioni del mondo che devastano i costumi.
Se il Dottore serafico, san Bonaventura, insegna che la contemplazione dei misteri divini è arma vittoriosa contro le tentazioni ed è antidoto perfettissimo contro il veleno della carne e dei sensi, il Rosario di Maria consiste appunto in questo, ossia nella contemplazione dei quadri evangelici della vita di Gesù e di Maria che ci presentano i misteri divini dell’Incarnazione e della Rivelazione di Cristo, della Redenzione e della Glorificazione eterna nei cieli: i misteri del Santo Rosario, cioè, sono specchi di luce e fari luminosi sul nostro cammino di salvezza lungo il cammino di esilio su questa povera terra.
Ogni cristiano abbia con sé questo Rosario di Maria per attraversare le caotiche strade del mondo «posto sotto il maligno» (1 Gv 5,19), camminando con la guida e la forza di Colei che «schiaccia la testa al serpente» (Gn 3,15). Questo filo di Maria ci accompagni sempre per non smarrirci nelle prove e nei pericoli della vita, segnando costantemente per noi la via sicura del ritorno alla Casa del Padre da questa terra di «triboli e spine» (Gn 3,18).