Il Vaticano si esprime sul caso Medjugorje
Secondo il collega Saverio Gaeta se si uniscono con una penna le dieci principali località dove la Madonna è apparsa in Europa si forma la lettera M di Maria. Le apparizioni, vere o false, le segnalazioni di Madonne che lacrimano sangue, sono migliaia. Esagerando un pò, Paul Claudel ha definito Fatima “il più importante evento religioso del secolo”, mentre è più convincente la tesi che sostiene essere la celebrazione del Concilio Vaticano II l’evento clou del Novecento. Maria comunque è dietro l’angolo. In agguato come il Dio nascosto di cui parla Francois Mauriac. Di solito sceglie i più semplici, gli illetterati, i bambini o i fanciulli. Il mondo, come ha sostenuto lei, vuole trovare una madre. Dopo l’attentato al Papa sono iniziate le cosiddette “apparizioni” a Medjugorje ed è da Medjugorje, peraltro, che viene la statuetta di Civitavecchia, con quel segno di sangue alle porte di Roma. Statuetta che “ha lacrimato sangue” fra le mani del vescovo della città, monsignor Girolamo Grillo.
La vedo, eminenza, pensierosa, spero non contrariata, Medjugorje, è facile essere indovini, non verrà così facilmente e presto riconosciuta. A meno che iamo di fronte al rispetto di una regola fondamentale: la veridicità di un fenomeno soprannaturale si vede dai frutti: preghiera, penitenza, conversione, accostamento ai sacramenti. Per Renè Laurentin Medjugorje è il luogo dove ci si confessa di più. Tralasciamo i miracoli.
I frutti da lei elencati non sono l’unico o il primo dei criteri. Vede, a Czestochowa, in Polonia, non c’è in partenza un’apparizione riconosciuta dalla Chiesa, c’è un luogo di culto mariano che, nei secoli, ha dato frutti strepitosi, è diventato, addirittura, centro dell’identità di una nazione. Lo spirito di un popolo, di un popolo cattolico come quello polacco, qui si è continuamente alimentato e irrobustito. Quando ero Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede è toccato a me scrivere ai vescovi che chiedevano informazioni e suggerimenti pastorali su Medjugorje.
Avete, in pratica, scoraggiato i pellegrini?
Non è proprio così. Intanto, un conto è non organizzarli, un conto è scoraggiarli. La questione è complessa. In una lettera alla rivista francese “Famille Chrètienne” il vescovo di Mostar, Ratko Peric, faceva affermazioni fortemente critiche sulla presunta “soprannaturalità” delle apparizioni e rivelazioni di Medjugorje. A questo punto, in seguito a una richiesta di chiarimento, la Congregazione per la Dottrina della Fede, in una lettera a monsignor Gilbert Aubry, vescovo di La Rèunion, firmata da me come Segretario il 26 maggio 1998, ha fatto con chiarezza il punto su Medjugorje. Ho tenuto, anzitutto, a precisare che “non e norma della Santa Sede assumere, in prima istanza, una posizione propria diretta su supposti fenomeni soprannaturali. Questo dicastero, per tutto ciò che concerne la credibilità delle “apparizioni” in questione, si attiene semplicemente a ciò che è stato stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991: “Sulla base delle indagini finora condotte, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali”. Dopo la divisione della Jugoslavia in diverse nazioni indipendenti, spetterebbe ora ai membri della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina riprendere eventualmente in esame la questione ed emettere, se il caso lo richiede, nuove dichiarazioni. Quello che monsignor Peric ha affermato in una lettera al segretario generale di “Famille Chrètienne”, cioè che la mia convinzione e posizione non è solo “non consta della soprannaturalità” ma ugualmente quella di “consta della non soprannaturalità delle apparizioni o rivelazioni di Medjugorje”, deve essere considerato espressione di una convinzione personale del vescovo di Mostar il quale, in quanto ordinario del luogo, ha tutti i diritti di esprimere ciò che è e rimane un suo parere personale. Infine, per quanto concerne i pellegrinaggi a Medjugorje che si svolgono in maniera privata, questa Congregazione ritiene che sono permessi a condizione che non siano considerati come un’autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa.
Tutto ciò, dal punto di vista pastorale, quali conseguenze ha avuto? A Medjugorje ogni anno vanno quasi due milioni di pellegrini; la vicenda ha avuto forti complicazioni come l’atteggiamento dei frati della parrocchia di Medjugorje spesso trovatisi in conflitto con l’autorità ecclesiastica locale; c’è poi la mole imponente dei “messaggi” che, in questi anni, la Madonna avrebbe affidato ai sei presunti veggenti. “Quando un cattolico si reca in quel santuario in buona fede ha diritto a un’assistenza spirituale” ha affermato l’ex portavoce vaticano, Joaquin Navarro-Valls.
Io mi attengo alle conseguenze importanti. Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono un’opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa. Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei vescovi della ex Jugoslavia del 10 aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve, perciò, andare avanti. Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli. Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali.
Se ho ben capito i fedeli siano accompagnati dai sacerdoti, i vescovi non si facciano però coinvolgere. Pellegrinaggi solo organizzati in maniera privata anche se mi risulta che solo dal 2006, su pressione vaticana, la stessa “Opera romana pellegrinaggi” ha dovuto depennare dalle sue proposte Medjugorje. Capisco che bisogna stare in guardia dalla “religione delle apparizioni” che alimentano il “turismo delle apparizioni”, capisco l’estrema prudenza della Chiesa, eppure questo villaggio sconosciuto della Bosnia-Erzegovina attira sempre più fedeli. Durante la guerra dei Balcani non un colpo di mortaio o una bomba sono caduti sui presunti luoghi delle “apparizioni”. Si è continuato a pregare e a invocare Maria, e tutti gli appelli di pace di Giovanni Paolo II venivano ascoltati in diretta attorno al santuario. La domanda che però si fanno tutti è semplice; è apparsa o no la Madonna a Medjugorje?
Questo è un problema.
La sua opinione?
Secondo Tarcisio Bertone è un grosso problema. C’è, rispetto alle altre apparizioni, alla traditio delle apparizioni, una certa anomalia. Dal 1981 a oggi Maria sarebbe apparsa decine di migliaia di volte. Questo è fenomeno non assimilabile ad altre apparizioni mariane che hanno una loro linea, una loro parabola. Iniziano e si concludono come meteore divine. I tempi, si dice, sono talmente straordinari che esigono una risposta straordinaria di Maria. Quel “si dice” è una parentetica per evidenziare o marcare una mia personale differenza di vedute. E’ la tesi di chi vorrebbe la Chiesa più schierata in una certa linea. Maria, però, non lo dimentichi, è presente in tutti i santuari del mondo che sono una specie di immensa rete di protezione, punti di irradiazione spirituale, immense risorse di bene e di bontà.
Lei è scettico e dubbioso.
Io sto con la Chiesa istituzionale, anche se capisco i devoti che vanno a Medjugorje. Ripeto: non è necessario partire da specifici eventi, la manifestazione del divino attraverso le apparizioni non è un requisito necessario per coltivare una vera, autentica devozione mariana.
Fonte: Dal libro L’ultima veggente di Fatima Ed. Rai Rizzoli (pag. 103-107)