1 Agosto, devozione a Sant’Alfonso Maria de’Liquori

Napoli, 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787

Nasce a Napoli il 27 settembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Studia filosofia e diritto. Dopo alcuni anni di avvocatura, decide di dedicarsi interamente al Signore. Ordinato prete nel 1726, Alfonso Maria dedica quasi tutto il suo tempo e e il suo ministero agli abitanti dei quartieri più poveri della Napoli settecentesca. Mentre si prepara per un futuro impegno missionario in Oriente, prosegue l’attività di predicatore e confessore e, due o tre volte all’anno, prende parte alle missioni nei paesi all’interno del regno. Nel maggio del 1730, in un momento di forzato riposo, incontra i pastori delle montagne di Amalfi e, constatando il loro profondo abbandono umano e religioso, sente la necessità di rimediare ad una situazione che lo scandalizza sia come pastore che come uomo colto del secolo dei lumi. Lascia Napoli e con alcuni compagni, sotto la guida del vescovo di Castellammare di Stabia, fonda la Congregazione del SS. Salvatore. Intorno al 1760 viene nominato vescovo di Sant’Agata, e governa la sua diocesi con dedizione, fino alla morte, avvenuta il 1 agosto del 1787. (Avvenire)

PREGHIERA

O mio glorioso ed amatissimo protettore Sant’Alfonso che hai tanto faticato e sofferto per assicurare agli uomini il frutto della redenzione, guarda le miserie della mia povera anima ed abbi pietà di me.

Per la potente intercessione di cui godi presso Gesù e Maria, ottienimi con un vero pentimento, il perdono delle mie colpe passate, un grande orrore al peccato e la forza di resistere sempre alle tentazioni.

Fammi partecipe, te ne prego, di una scintilla di quell’ardente carità di cui il tuo cuore fu sempre infiammato e fa’ che imitando il tuo fulgido esempio, io scelga la divina volontà come unica norma nella mia vita.

Implora per me un fervido e costante amore a Gesù, una tenera e filiale devozione verso Maria e la grazia di pregare sempre e di perseverare nel divino servizio fino all’ora della mia morte, affinché io possa finalmente unirmi a te per lodare Dio e Maria Santissima per tutta l’eternità. Così sia.

DAGLI SCRITTI:

La sua produzione letteraria è imponente, dal momento che giunge a comprendere ben centoundici titoli e ad abbracciare i tre grandi campi della fede, della morale e della vita spirituale. Fra le opere ascetiche, in ordine cronologico, si possono ricordare le Visite al SS. Sacramento e a Maria SS., del 1745, Le glorie di Maria, del 1750, Apparecchio alla morte, del 1758, Del gran mezzo della preghiera, del 1759, e la Pratica di amar Gesù Cristo, del 1768, il suo capolavoro spirituale e il compendio del suo pensiero.

Scisse anche “canzoncine spirituali”: famose ed esemplari, tra queste, “Tu scendi dalle stelle” e “Quanno nascette ninno”, l’una in lingua e l’altra in dialetto

Da “VISITE AL SS. SACRAMENTO E A MARIA SS.”

Santissima Vergine Immacolata e Madre mia, Maria, io, il più miserabile di tutti, ricorro a Te che sei la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l’Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori.

Ti onoro, o Regina, e Ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai concesso finora, soprattutto di avermi liberato dall’inferno, tante volte da me meritato.

Ti amo, Signora amabilissima, e per il grande amore che ho per Te prometto di volerti sempre servire e di fare quanto posso perché anche gli altri Ti amino.

Ripongo in Te tutte le mie speranze; la mia salvezza.

O Madre di Misericordia, accettami come tuo servo, coprimi con il tuo manto, e poiché sei tanto potente in Dio, liberami da tutte le tentazioni, oppure ottienimi la forza di vincerle fino alla morte.

A Te chiedo il vero amore a Gesù Cristo e da Te spero di ottenere l’aiuto necessario per morire santamente.

Madre mia, per il tuo amore a Dio Ti prego di aiutarmi sempre, ma particolarmente nell’ultimo istante della mia vita; non lasciarmi finché non mi vedrai salvo in Cielo a benedirti e a cantare la tua Misericordia per l’eternità. Amen.

Da “PRATICA DI AMARE GESU’ CRISTO”

Tutta la santità e la perfezione di un’anima consiste nell’amar Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene e nostro Salvatore. La carità é quella che unisce e conserva tutte le virtù che rendono l’uomo perfetto. Forse Iddio non si merita tutto il nostro amore? Egli ci ha amati sin dall’eternità. «Uomo, dice il Signore, considera ch’io sono stato il primo ad amarti. Tu non eri ancora al mondo, il mondo neppure v’era ed io già t’amavo. Da che sono Dio, io t’amo». Vedendo Iddio che gli uomini si fan tirare dà benefici, volle per mezzo de’ suoi doni cattivarli al suo amore. Disse pertanto: «Voglio tirare gli uomini ad amarmi con quei lacci con cui gli uomini si fanno tirare, cioè coi legami dell’amore» Tali appunto sono stati i doni fatti da Dio all’uomo. Egli dopo di averlo dotato di anima colle potenze a sua immagine, di memoria, intelletto e volontà, e di corpo fornito dei sensi, ha creato per lui il cielo e la terra e tante altre cose tute per amor dell’uomo; acciocché servano all’uomo, e l’uomo l’ami per gratitudine di tanti doni. Ma Iddio non é stato contento di donarci tutte queste belle creature. Egli per cattivarsi tutto il nostro amore é giunto a donarci tutto se stesso. L’Eterno Padre é giunto a darci il suo medesimo ed unico Figlio. Vedendo che noi eravamo tutti morti e privi della sua grazia per causa del peccato, che fece? Per l’amor immenso, anzi, come scrive l’Apostolo, pel troppo amore che ci portava, mandò il Figlio diletto a soddisfare per noi, e così renderci quella vita che il peccato ci aveva tolta. E dandoci il Figlio (non perdonando al Figlio per perdonare a noi), insieme col Figlio ci ha donato ogni bene: la sua grazia, il suo amore e il paradiso; poiché tutti questi beni sono certamente minori del Figlio: «Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 32)