Devozione alla Madonna: la fede e la speranza di Maria
Dalla fede nasce la speranza. Dio ci illumina con la fede alla conoscenza della sua bontà e delle sue promesse, affinché ci innalziamo con la speranza al desiderio di possederlo. Poiché dunque Maria ebbe la virtù di una fede eminente, ebbe anche la virtù di una speranza eminente, che le faceva dire con Davide: « Il mio bene è stare vicino a Dio, porre nel Signore Dio la mia speranza » (Sal 72,28). Maria fu quella sposa fedele dello Spirito Santo della quale fu detto: « Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto? » (Ct 8,5 Volg.). Sale dal deserto, spiega il cardinale Giovanni Algrino, perché fu sempre distaccata dal mondo, da lei considerato un deserto e perciò, non fidando né nelle creature né nei propri meriti, si appoggio interamente sulla grazia divina nella quale soltanto confidava, per avanzare sempre nell’amore del suo Dio. La santa Vergine dimostrò quanto fosse grande la sua fiducia in Dio in primo luogo quando si accorse che il suo santo sposo Giuseppe, ignorando il modo della sua prodigiosa gravidanza, era turbato e pensava di lasciarla: « Giuseppe… decise di rimandarla in segreto » (Mt 1,19). Come abbiamo già detto in precedenza, sembrava necessario che Maria gli rivelasse il mistero nascosto. « Ma, dice Cornelio a Lapide, la beata Vergine non volle far conoscere ella stessa la grazia ricevuta e preferì abbandonarsi alla divina provvidenza, confidando che Dio avrebbe difeso la sua innocenza e la sua reputazione ». Dimostrò inoltre la fiducia in Dio quando, vicina al parto, si vide esclusa a Betlemme anche dall’albergo dei poveri e ridotta a partorire in una stalla: « Lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto all’albergo » (Lc 2,7).
Non pronunziò allora nessuna parola di lamento ma, tutta abbandonata in Dio, confidò che egli l’avrebbe assistita in quella prova. La divina Madre dimostrò un’altra volta la sua grande fiducia nella divina provvidenza quando, avvisata da san Giuseppe di dover fuggire in Egitto, la stessa notte intraprese un così lungo viaggio verso un paese straniero e sconosciuto, senza provviste, senza denaro, senza altro accompagnamento che quello del suo bambino Gesù e del suo povero sposo: Giuseppe « si alzò, prese con sé il bambino e sua madre, nella notte, e parti per l’Egitto » (Mt 2,14). Molto più Maria dimostrò la sua fiducia quando chiese al Figlio la grazia del vino per gli sposi di Cana. Alle sue parole: « Non hanno vino », Gesù aveva risposto: « Che vuoi da me, o donna? Non è ancora venuta la mia ora » (Gv 2,4). Pareva dunque chiaro che la sua domanda fosse respinta. Ma la Vergine, fiduciosa nella bontà divina, disse ai servi: « Fate quello che vi dirà », perché era sicura che il Figlio le avrebbe accordato la grazia. Gesù infatti fece riempire le giare d’acqua e poi la mutò in vino. Impariamo dunque da Maria ad avere piena fiducia, principalmente per quanto riguarda la nostra salvezza eterna, per la quale, benché la nostra cooperazione sia necessaria, tuttavia dobbiamo sperare solo da Dio la grazia per conseguirla, diffidando delle nostre proprie forze e ripetendo con l’apostolo: « Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). Mia santa Regina, di te mi dice l’Ecclesiastico che sei la madre della speranza: « Madre… della santa speranza »(Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). Di te mi dice la santa Chiesa che sei la speranza stessa: « Salve, speranza nostra ». Quale altra speranza vado dunque cercando? Dopo Gesù sei tu tutta la mia speranza. Così ti chiamava san Bernardo, così voglio chiamarti anch’io: « Tutta la ragione della mia speranza ». E ti dirò sempre con san Bonaventura: « O salvezza di chi ti invoca, salvami »