La guarigione di Maria Grazia Vetraino
Oggi vogliamo raccontarvi la storia di una guarigione miracolosa di Maria Grazia Vetraino, una donna veneziana, avvenuta grazie all’intercessione di Padre Luigi Caburlotto.
Padre Luigi Caburlotto era un parroco veneziano, proclamato beato il 16 Maggio del 2015. Maria Grazia è una donna malata da 15 anni di una malattia che la paralizza totalmente e la costringe a letto. La notte tra l’11e 12 Febbraio 2008, sognò Padre Luigi, avvolto tra nuvole bianche, nel cortile del condominio. Per osservarlo meglio, Maria fece per camminare ma si rese conto che gambe non glielo permettevano. In quel momento Padre Luigi pronunciò una sola parola “cammina“.
Maria Grazia Vetraino si sveglia e cammina
In quel momento il sogno si interrompe e Maria svegliandosi, sente il forte istinto di alzarsi e camminare. Prova a farlo poco speranzosa, ma con grande stupore riesce ad alzarsi senza dolore e senza l’aiuto di stampelle ne sostegni. Maria era incredula. Conosceva Padre Caburlotto dal 1954, ma non lo aveva mai pregato per la sua guarigione, ma solo per intercedere a favore delle Suore Figlie di S. Giuseppe.
Il mattino seguente, la badante Valentina, si reca come al solito a casa di Maria e lei stessa senza fatica, le va ad aprire la porta. Valentina rimane incredula e le chiede cosa mai sia successo, ma la donna è restia a raccontare i fatti, per paura di essersi sbagliata e che quella condizione sia solo una cosa momentanea.
A quel punto Maria le chiese di uscire e dopo 7-8 anni, riuscì a farsi una passeggiata di un’ora senza la carrozzella. La gente per strada la fermava sbalordita, chiedendogli come fosse possibile, ma lei non si sentiva di raccontare la sua storia.
Il giorno dopo cercando le ciabatte ma non trovandole, decise di recarsi al negozio per acquistarle, sempre in compagnia della badante. Neanche a farlo a posto, quel giorno si ruppe l’ascensore e per raggiungere l’attività, Maria Grazia dovette fare ben 22 scalini a piedi. A questo punto, convinta che si trattasse di un miracolo, chiamò le Suore dell’Istituto San Giuseppe, persone che conosceva e frequentava da anni, per raccontargli l’accaduto.