La storia del sacco di San Francesco che gli fu mostrato da un angelo e del pane magico

Il sacco di San Francesco, che conteneva il pane sacro è una delle reliquie che ha suscitato maggior curiosità in questi anni. Un team di scienziati sembra aver finalmente svelato il mistero che lo avvolgeva da 800 anni dalla sua morte, fornendo informazioni scientifiche.

San Francesco

San Francesco d’Assisi, fondatore dell’ordine francescano è noto per la sua devozione al Vangelo e alla povertà evangelica. Durante la sua vita, si prese sempre cura dei per i bisognosi e cercò sempre di aiutarli. Venendo a conoscenza dell’estrema povertà e della fame che affliggevano molte comunità, decise di chiedere a Dio un segno tangibile per mostrare il suo amore e la sua volontà di aiutare.

Si racconta che una notte, mentre era in preghiera nella chiesa di San Pietro a Rivo Torto, San Francesco ebbe una visione. Nella visione, un angelo gli mostrò un grande sacco contenente del pane. L’angelo disse a San Francesco che quel pane era sacro e che lui avrebbe dovuto condividerlo con i più bisognosi.

poverello d'Assisi

San Francesco rimase estasiato dalla visione e capì che quel pane era un regalo divino. Ringraziò Dio per la sua grazia e decise di seguire alla lettera l’ordine dell’angelo.

Secondo la leggenda, il sacco di pane sarebbe apparso sulla soglia del monastero nel 1224, inviato da San Francesco grazie a un angelo per sfamare i monaci in difficoltà a causa della presenza di neve e lupi. Per i credenti, si tratta di un miracolo simile a quello di San Gennaro.

Svelato il mistero del sacco di San Francesco

Lo studio sulla reliquia di San Francesco è stato condotto utilizzando l’analisi del radiocarbonio C-14. Sono state trovate tracce di ergosterolo, risalenti a prima del 1732, anno in cui i resti della reliquia furono sigillati per proteggerli dall’usura del tempo. Queste tracce suggeriscono il contatto con il pane.

Gli scienziati dell’Università della Danimarca del Sud, pur non indagando sul modo in cui il sacco sia arrivato davanti al monastero di Folloni, hanno verificato che le date e gli elementi corrispondono a quanto riportato dalla leggenda.