Angelo Custode: e tu, invochi Gesù, Maria o il tuo angelo nei pericoli?
Qualche volta nella tua vita sei stato salvato dagli angeli di Dio in un pericolo imminente? Il giornalista francese Pierre Jovanovic racconta la sua esperienza personale: «Una sera di gennaio del 1988 mi trovavo a Fremont (USA). Un’amica ed io avevamo noleggiato un’auto e ci dirigevamo lungo l’autostrada 101 verso San Francisco. Tutto sembrava normale e tranquillo. Il sole risplendeva, e siccome io non guidavo, osservavo i grandi camion che passavano… quando all’improvviso, senza riflettere, mi buttai di colpo a sinistra. Un secondo dopo un proiettile attraversò il parabrezza e andò a finire esattamente dove io mi trovavo prima, a destra. Parlando di questo fatto con alcuni amici, scoprii che non ero il solo a cui era successo qualcosa di simile. Altri colleghi, giornalisti o fotografi mi raccontarono casi inesplicabili in cui erano stati salvati dalla morte».
Pierre Iovanovic attribuì la sua salvezza al suo angelo custode, e per questo motivo incominciò un’indagine viaggiando per tutto il mondo per sapere tutto quanto fosse possibile sull’argomento, e scrisse il libro “Inchiesta sugli angeli custodi”, dove racconta testimonianze interessanti che alimentano la nostra fede nell’aiuto e nella protezione dell’angelo custode.
Un mio amico, sulla cui veridicità non posso assolutamente dubitare, mi raccontava tempo fa cosa gli accadde personalmente quando era studente universitario. Un giorno stava aspettando l’autobus ai bordi della strada, distratto nel pensiero del suo prossimo esame, quando sentì che qualcuno lo afferrava violentemente per i capelli e lo tirava indietro. In quel momento un autobus passò a tutta velocità dove lui si trovava prima. Volgendosi per vedere chi lo avesse tirato indietro… non vide nessuno, era solo. Pensò immediatamente al suo angelo custode. Da allora non si dimentica mai di lui.
Ricordo quello che mi raccontò una donna. In una notte avvolta nel buio e nel silenzio, si dirigeva a casa sua tranquilla, quando all’improvviso un’auto parcheggiò vicino a lei e uscirono due uomini che volevano tirarla in macchina. In quel momento, voltando l’angolo, apparve un altro uomo alto che cercò di aiutarla; gli altri due fuggirono senza pensarci due volte. Il giovane la accompagnò amabilmente fino a casa. Ella non dimentica mai questo fatto che per lei fu un’autentica protezione di Dio. Era il suo angelo? Era una semplice coincidenza che qualcuno passasse di lì in quel momento e che l’avesse aiutata con decisione? è possibile, ma può anche darsi che il suo angelo abbia ispirato a quel giovane che passasse in quel luogo e in quell’ora per aiutarla e salvarla. Nulla avviene per caso.
Padre Donato Jimenez racconta sempre con gratitudine il caso che accadde a lui e a suo fratello gemello, entrambi agostiniani riformati, nel loro viaggio di ritorno a Lima dalle alture di Huaraz in Perù, alte 3.000 metri, nel luglio 1990. Scrive testualmente: «Superata la laguna di Conococha, stavamo iniziando la discesa lungo quell’interminabile strada, quando piombò una nebbia così intensa che era impossibile andare avanti neppure alla velocità minima. Eravamo in pratica avvolti in una massa bianca e fitta per cui non sapevamo dove stessimo andando. Non ho mai visto una nebbia così densa. Dovevamo rimanere in auto fino al mattino seguente con la speranza che la nebbia sparisse. Andare avanti o rimanere parcheggiati ai bordi della strada era rischioso. Per di più avevamo timore di essere assaliti o uccisi dai terroristi, a causa dei quali allora era diffusa la psicosi di panico.
Passarono lunghi momenti senza che scambiassimo parole, pregando in particolare il nostro angelo custode con tutto il fervore di cui eravamo capaci. Avevamo la percezione che la situazione fosse molto grave. Non sapevamo cosa fare. In quel giorno non avevamo visto nessuno lungo la strada da quando eravamo partiti. All’improvviso un’auto ci affianca con una certa velocità e si pone davanti a noi a circa tre metri, e adagio, molto adagio, come indovinando la nostra situazione, cerca di darci come un riflesso con i fari posteriori e, a passo volutamente lento, va come per tirarci dietro. Non sapevamo di cosa si trattasse. A passo lentissimo andammo avanti per diverse ore, finché ci avvicinammo a Pativilca, sulla costa, dove non vi era più nebbia. Lì si fermò l’auto che era stata il nostro angelo. Non potevamo credere a quanto era accaduto. Piangendo di emozione e di gratitudine abbracciammo un signore tassista che si chiamava José, che conosceva bene il tragitto, e che da Huaraz era diretto a Lima. Vedendoci si era detto: Costoro non sono di qui e non conoscono la strada. Viaggiava con i suoi passeggeri e naturalmente tutti erano in ansia di giungere presto a Lima. Ma sia lui sia i passeggeri compirono il gesto, la virtù e la gioia di un’opera buona. Questo lo fece il nostro angelo custode e per questo lo riconosciamo e lo ringrazieremo sempre. Nella omelia della domenica commentammo questo fatto per ringraziare insieme all’assemblea il buon tassista e il nostro sempre fedele angelo custode. è un dovere dirlo a tutti in gioiosa e pubblica azione di grazia».
Un altro esempio. L’11 novembre 1958 a Cantù, provincia di Como, Italia, quattro leoni fuggirono dal circo. Le auto della polizia e degli impiegati del circo cominciarono e percorrere la città con altoparlanti, per informare che nessuno uscisse dalle proprie case. Dopo un’ora, si diede notizia che tre leoni erano già in gabbia e che ne mancava solo uno. In una casa, in cucina, vi era una madre con i suoi tre figli, il minore dei quali era nella culla. All’improvviso il leone inseguito spiccò un salto dal giardino e rompendo i vetri della finestra entrò in cucina. La madre, terrorizzata, portò i due piccoli nell’altra stanza e pregò l’angelo custode: «Angelo custode, salvaci». Il leone rimase in cucina con il più piccolo che era nella culla. Furioso ed affamato, aveva ferito gravemente una signora in un’altra casa; però, quasi all’istante, si calmò e si pose ai piedi della culla. Lì rimase senza fretta per due ore. Infine si alzò tranquillamente e cercò il cibo che gli offrivano dalla finestra e finì dentro la gabbia. Molte persone vennero a consolare la madre presa da una crisi di nervi; ella ripeteva solamente: «Angelo custode, angelo custode». Per lei, l’angelo era stato lo strumento di Dio per salvarli in quelle difficoltà.
Ti ricordi qualche caso nella tua vita? Hai invocato Dio, o il tuo angelo, o Maria nostra Madre? Se lo hai fatto, Dio ha potuto aiutarti in modo speciale attraverso i suoi angeli del cielo o gli angeli della terra che sono al servizio di Dio. Vuoi tu essere un angelo custode per gli altri che sono nel bisogno? Rifletti seriamente: la differenza fra coloro che sono salvati in situazioni inestricabili e altri che non lo sono può consistere in questo: fra coloro che chiedono aiuto e coloro che non lo chiedono. Cristo disse chiaramente: «Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7, 7).Molte cose non le riceviamo perché non le chiediamo. Non chiedere è come non dare opportunità a Dio di aiutarci, perché crediamo nella nostra autosufficienza. Preghiamo e crediamo e Dio invierà i suoi angeli ad aiutarci.
E tu, invochi Gesù, Maria o il tuo angelo nei pericoli?