Come accompagnare …. il morire
Papa Giovanni Paolo II ha osservato in un discorso del 2004 che “un uomo, anche se gravemente malato o disabile nell’esercizio delle sue più alte funzioni, è e sarà sempre un uomo”. La dignità umana, in altre parole, è permanente e appartiene allo stesso modo alla morte e alla salute. Non vi è alcuna giustificazione per trattare le persone morenti come se non fossero del tutto umane o per terminare prematuramente la loro vita con un distorto senso di misericordia.
Invece, accompagnare i morenti deve adottare un approccio olistico, rispettando la totalità della persona umana – mente, corpo e anima. Man mano che la persona si deteriora, è la cura dell’anima eterna che attira più chiaramente l’attenzione e l’amore di Dio può essere rivelato più profondamente nell’amicizia, nella compassione, nella riconciliazione e nel perdono misericordioso dei peccati. Può essere un momento di guarigione spirituale, di ritorno a Dio e di speranza per la salvezza.
I morenti dovrebbero ricevere il sacramento degli infermi da un sacerdote ed è anche consigliabile una preghiera continua, forse attraverso la Coroncina della Divina Misericordia e il rosario. Come ci ricorda l’Ave Maria, i due momenti più importanti della nostra vita sono “adesso e l’ora della nostra morte”.