Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco: Mc 7, 14-23
«Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». Se non fossimo degli sprovveduti, oggi faremmo davvero tesoro di questa rivoluzionaria affermazione di Gesù. Passiamo la vita a voler mettere in ordine il mondo intorno a noi, e non ci accorgiamo che il disagio che proviamo non è nascosto nel mondo ma dentro ognuno. Giudichiamo le situazioni, gli eventi e le persone che incontriamo dicendo loro “buono o cattivo”, ma non ci accorgiamo che tutto quello che ha fatto Dio non può mai essere male. Nemmeno il demonio, in quanto creatura è male. Sono le sue scelte che lo rendono male, non la sua natura creaturale. Egli rimane in se un angelo, ma solo per sua libera scelta è decaduto. I teologi ortodossi dicono che l’apice della vita spirituale è la compassione. Essa ci mette talmente tanto in comunione con Dio che si arriva a provare compassione anche per i demoni. E questo che significa concretamente? Che quello che di male non vorremmo dentro la nostra vita, non può mai venirci da qualcosa che è fuori di noi, ma sempre e comunque da ciò che scegliamo dentro di noi:
«Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo». È più facile dire “è stato il demonio”, oppure “me lo ha fatto fare il demonio”. La verità però è un’altra: il demonio può sedurti, tentarti, ma se fai il male è perché tu lo hai deciso di fare. Altrimenti dovremmo tutti rispondere come i gerarchi nazisti alla fine della guerra: non abbiamo responsabilità, abbiamo solo eseguito gli ordini. Il Vangelo di oggi invece ci dice che proprio perché abbiamo responsabilità non possiamo dare a nessuno la colpa di ciò che di male abbiamo scelto o meno di fare. AUTORE: don Luigi Maria Epicoco