Commento al Vangelo di oggi 9 Gennaio 2021 di don Luigi Maria Epicoco
A leggere il vangelo di Marco si ha la sensazione che il protagonista principale dell’evangelizzazione è Gesù e non i suoi discepoli. A guardare le nostre chiese e le nostre comunità, si potrebbe avere la sensazione contraria: sembra quasi che il grosso del lavoro lo facciamo noi, mentre Gesù è in un angolo ad aspettare i risultati.
La pagina del Vangelo di oggi forse è importante proprio per questo capovolgimento di percezione: “Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull’altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare”. È Gesù ad aver fatto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, è Gesù ora che congeda la folla, è Gesù che prega.
Questo dovrebbe liberarci davvero da ogni ansia da prestazione di cui molto spesso ci ammaliamo nei nostri piani pastorali e nel nostro affanno quotidiano. Dovremmo imparare a relativizzarci, a rimetterci cioè al posto che ci spetta, e a detronizzarci da un protagonismo esagerato. Soprattutto perché poi arriva sempre il tempo in cui ci troviamo nella stessa posizione scomoda dei discepoli, e anche lì dobbiamo capire come si fa ad affrontare: “Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare”.
Nei momenti di fatica, tutta la nostra attenzione è concentrata sulla fatica che facciamo e non sulla certezza che Gesù non rimane indifferente davanti ad essa. Ed è talmente vero che abbiamo gli occhi eccessivamente fissi su di essa che quando Gesù decide di intervenire la nostra reazione non è di gratitudine ma di spavento perché con la bocca diciamo che Gesù ci ama, ma quando ne facciamo esperienza rimaniamo stupiti, spaventati, turbati, come se fosse una cosa strana. Allora abbiamo ancora bisogno di lui che ci liberi anche da questa ulteriore difficoltà: «Coraggio, sono io, non temete!».
Marco 6,45-52
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