Crocifisso a scuola, “vi spiego perché è importante per tutti”
“Per un cristiano è rivelazione di Dio, ma quell’uomo appeso a una croce parla a tutti perché rappresenta il sacrificio di sé e il dono della vita per tutti: amore, responsabilità, solidarietà, accoglienza, bene comune… Non offende nessuno: ci dice che si esiste per gli altri e non solo per se stessi. Mi pare evidente che il problema non è toglierlo, ma spiegarne il senso”.
Lo ha affermato, in un’intervista al Corriere della Sera, l’arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto e teologo Bruno Forte all’indomani della sentenza della Cassazione secondo la quale l’affissione del Crocifisso a scuola non è un atto di discriminazione.
“Mi pare sacrosanto, come è sacrosanto dire che una campagna contro il Crocifisso non avrebbe alcun senso – osserva – Sarebbe la negazione della nostra identità culturale più profonda, oltre che della nostra radice spirituale” ossia “italiana e occidentale”.
“Non c’è dubbio – spiega – che il Crocifisso abbia un valore simbolico straordinario per tutto il nostro retaggio culturale. Il cristianesimo ha plasmato di sé la nostra storia e i suoi valori, come la persona e la dignità infinita dell’essere umano o la sofferenza e l’offerta della propria vita per gli altri, e quindi la solidarietà. Tutti significati che rappresentano l’anima dell’Occidente, non offendono nessuno e, se ben spiegati, possono incoraggiare tutte le persone, indipendentemente dal fatto che credano o no”.
Sull’ipotesi che al crocifisso possano accompagnarsi nelle aule altri simboli religiosi, Forte conclude: “Io non sono affatto contrario all’idea che ci possano essere altri simboli. La loro presenza è giustificata se nella classe ci sono persone che se ne sentono rappresentate, che lo chiedono. Sarebbe una forma di sincretismo, piuttosto, se si ritenesse di doverlo fare a tutti i costi, così, in astratto”.