Devozione alla Madonna: Mio Dio perché mi hai abbandonato
Da mezzogiorno in poi, l’oscurità è arrivata su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. E verso le tre Gesù gridò a gran voce: “Eli, Eli, lema sabachthani?” che significa “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Matteo 27: 45-46
Queste parole di Gesù devono aver trafitto profondamente il cuore della nostra Beata Madre. Si avvicinò a Lui, fissandolo con amore, adorando il suo corpo ferito dato per il mondo, e sentì questo grido scaturire dalle profondità del suo essere.
“Mio Dio, mio Dio …” Comincia. Mentre la nostra Beata Madre ascoltava suo Figlio parlare a Suo Padre celeste, avrebbe trovato grande consolazione nella sua conoscenza della sua intima relazione con il Padre. Sapeva, meglio di chiunque altro, che Gesù e il Padre erano una cosa sola. Lo aveva sentito parlare in questo modo nel suo ministero pubblico molte volte e sapeva anche dalla sua intuizione materna e dalla fede che suo Figlio era il Figlio del Padre. E davanti ai suoi occhi Gesù lo stava chiamando.
Ma Gesù continuò a chiedere: “… perché mi hai abbandonato?” La puntura nel suo cuore sarebbe stata immediata mentre percepiva la sofferenza interiore di suo Figlio. Sapeva che soffriva molto più dolore di quanto qualsiasi ferita corporale potesse infliggere. Sapeva che stava vivendo una profonda oscurità interiore. Le sue parole pronunciate dalla Croce confermarono ogni preoccupazione materna che aveva.
Mentre la nostra Beata Madre meditava su queste parole di suo Figlio, ancora e ancora nel suo cuore, avrebbe capito che la sofferenza interiore di Gesù, la sua esperienza di isolamento e la perdita spirituale del Padre, erano un dono per il mondo. La sua perfetta fede l’avrebbe portata a capire che Gesù stava entrando nell’esperienza del peccato stesso. Benché perfetto e senza peccato in ogni modo, si stava lasciando trascinare dall’esperienza umana che risulta dal peccato: la separazione dal Padre. Sebbene Gesù non sia mai stato separato dal Padre, è entrato nell’esperienza umana di questa separazione in modo da restituire l’umanità caduta al Padre delle Misericordie in Cielo.
Mentre meditiamo su questo grido di dolore che viene dal nostro Signore, dobbiamo tutti cercare di sperimentarlo come nostro. Il nostro grido, a differenza del nostro Signore, è il risultato dei nostri peccati. Quando pecchiamo, ci rivolgiamo a noi stessi ed entriamo nell’isolamento e nella disperazione. Gesù venne per distruggere questi effetti e per restaurarci al Padre nei cieli.
Rifletti, oggi, sull’amore profondo che il nostro Signore aveva per tutti noi in quanto era disposto a sperimentare le conseguenze dei nostri peccati. La nostra Beata Madre, come la madre più perfetta, era con suo Figlio ad ogni passo, condividendo il suo dolore e le sofferenze interiori. Sentiva quello che lui provava ed era il suo amore, più di ogni altra cosa, che esprimeva e sosteneva la presenza costante e incrollabile del Padre celeste. L’amore del Padre si manifestò attraverso il suo cuore mentre guardava con amore il suo Figlio sofferente.
Mia Madre amorevole, il tuo cuore è stato trafitto dal dolore mentre hai condiviso la sofferenza interiore di tuo Figlio. Il suo grido di abbandono fu quello che espresse il suo amore perfetto. Le sue parole rivelarono che stava entrando negli effetti del peccato stesso e permettendo alla Sua natura umana di sperimentarlo e riscattarlo.
Cara Madre, stai vicino a me mentre attraverso la vita e sento gli effetti del mio peccato. Anche se tuo figlio era perfetto, io non lo sono. Il mio peccato mi lascia isolato e triste. Possa la tua presenza materna nella mia vita ricordarmi sempre che il Padre non mi lascia mai e mi invita sempre a rivolgermi al Suo Cuore misericordioso.
Mio abbandonato Signore, sei entrato nella più grande agonia che un umano possa entrare. Ti sei permesso di sperimentare gli effetti del mio stesso peccato. Dammi la grazia di rivolgermi a tuo Padre ogni volta che peccato per poter meritare l’adozione conquistata per me dalla tua Croce.
Madre Maria, prega per me. Gesù io credo in te.