Il matrimonio: da quello ebraico al cattolico, la carta dei diritti
Il diritto Ebraico e del diritto islamico ed e’ regolato piu’o meno in maniera piuttosto dettagliata dalle norme religiose, per cui nel corano troviamo delle norme giuridiche strettamente legate ad norme religiose, come succedeva nel nostro bel paese fino a pochi anni fa .Questo legame fra diritti e religione nel mondi islamico valido tutt ora Il matrimonio ebraico diventa quindi un luogo dove il musulmano e la musulmana possono soddisfare in maniera lecita quelli che sono gli istinti naturali , il nubilato e il celibato non sono apprezzati , e per l uomo musulmato diventa anche molto oneroso perchè l uomo musulmano per sposarsi deve pagare . fino alal meta degli anni 60 del secolo scorso nel diritto canonico della chiesa latina aveva ad oggetto “ lus sulcorpus” della donna cioè il matrimonio non è sancito dall amore ma bensì della attivita sessuale e c e un solo fine : l affetto e la costruzione della famiglia e aiuto reciproco. E lo stesso vale per l’uomo Ebraico nei tempi attuali Entrabi gli istituti attuali hanno i seguenti scopi: scoraggiare il divorzio e sostenere la donna in difficoltà economica.
La carta della famiglia stipulata da Giovanni Paolo II nell’enciclica sulla famiglia fatta qualche anno prima della sua morte.
La carta dei diritti della famiglia
46. L’ideale di una reciproca azione di sostegno e di sviluppo tra la famiglia e la società si scontra spesso, e in termini assai gravi, con la realtà di una loro separazione, anzi di una loro contrapposizione.
In effetti, come ha continuamente denunciato il Sinodo, la situazione che tantissime famiglie di diversi Paesi incontrano è molto problematica, se non addirittura decisamente negativa: istituzioni e leggi misconoscono ingiustamente i diritti inviolabili della famiglia e della stessa persona umana, e la società, lungi dal porsi al servizio della famiglia, la aggredisce con violenza nei suoi valori e nelle sue esigenze fondamentali. E così la famiglia che, secondo il disegno di Dio, è cellula base della società, soggetto di diritti e doveri prima dello Stato e di qualunque altra comunità, si trova ad essere vittima della società, dei ritardi e delle lentezze dei suoi interventi e ancor più delle sue palesi ingiustizie.
Per questo la Chiesa difende apertamente e fortemente i diritti della famiglia dalle intollerabili usurpazioni della società e dello Stato. In particolare, i Padri Sinodali hanno ricordato, tra gli altri, i seguenti diritti della famiglia:
• di esistere e di progredire come famiglia, cioè il diritto di ogni uomo, specialmente anche se povero, a fondare una famiglia e ad avere i mezzi adeguati per sostenerla;
• di esercitare la propria responsabilità nell’ambito della trasmissione della vita e di educare i figli;
• dell’intimità della vita coniugale e familiare;
• della stabilità del vincolo e dell’istituto matrimoniale;
• di credere e di professare la propria fede, e di diffonderla;
• di educare i figli secondo le proprie tradizioni e valori religiosi e culturali, con gli strumenti, i mezzi e le istituzioni necessarie;
• di ottenere la sicurezza fisica, sociale, politica, economica, specialmente dei poveri e degli infermi;
• il diritto all’abitazione adatta a condurre convenientemente la vita familiare;
• di espressione e di rappresentanza davanti alle pubbliche autorità economiche, sociali e culturali e a quelle inferiori, sia direttamente sia attraverso associazioni
• di creare associazioni con altre famiglie e istituzioni, per svolgere in modo adatto e sollecito il proprio compito;
• di proteggere i minorenni mediante adeguate istituzioni e legislazioni da medicinali dannosi, dalla pornografia, dall’alcoolismo, ecc.;
• di un onesto svago che favorisca anche i valori della famiglia;
• il diritto degli anziani ad una vita degna e ad una morte dignitosa;
• il diritto di emigrare come famiglie per cercare una vita migliore (Propositio 42).