Il Santo Rosario: il dolore che salva
Il Santo Rosario: il dolore che salva
I cinque misteri dolorosi del Santo Rosario sono la scuola d’amore più alta e preziosa che insegna non ad evitare o a fuggire il dolore, ma a valorizzarlo, rendendolo mezzo di salvezza per la vita eterna, trasfigurandolo nell’«amore più grande», come insegna Gesù che dice: «Nessuno ha un amore più grande di chi sacrifica la propria vita per gli altri» (Gv 16,16).
I cinque misteri dolorosi del Santo Rosario, infatti, ci mettono alla scuola di Gesù, il Redentore, che immola se stesso per la nostra salvezza offrendosi alla crocifissione cruenta sul Calvario; ci mettono alla scuola di Maria Santissima, la Corredentrice, che immola se stessa lasciandosi trapassare l’anima dalla spada già predetta dal santo vecchio Simeone durante la Presentazione di Gesù Bambino al Tempio (cf. Lc 2,34-35).
I misteri dolorosi del Santo Rosario offrono alla nostra contemplazione l’ «amore più grande» di Gesù e di Maria per noi, per salvarci e per santificarci, e vogliono spingere anche noi a camminare su questa strada dell’ «amare più grande» per conformarci al Redentore sull’esempio della divina Madre Corredentrice. La Via della Croce è sempre la via della salvezza. Discostarsi da questa via significa vanificare la salvezza. Per questo la preghiera e il sacrificio, l’apostolato e il sacrificio, sono il vero amore che salva.
Quando pensiamo a san Pio da Pietrelcina che recitava fasci di Rosari ogni giorno sgranando la santa corona con le sue mani piagate e sanguinanti, vediamo bene che cosa significa la preghiera-sacrificio che salva e santifica. Era insegnamento esplicito di Padre Pio, del resto, che le anime si salvano non per regalo, ma acquistandole una per una, sempre con la stessa moneta di Gesù: la moneta del sangue! E i frutti di tutti quei Rosari di sangue di Padre Pio, di tutta quell’immensa preghiera-sacrificio di ogni giorno e notte, sono stati, di fatto, le grandi folle di anime attirate a Dio, le folle dei convertiti, le folle dei figli spirituali che hanno formato la sua «clientela mondiale», come ebbe a dire il papa Paolo VI, che hanno costituito la sua famiglia di figli spirituali sparsi in tutto il mondo, e che continuano ancora oggi a salire il monte del Gargano per avvicinarsi a Dio grazie a Padre Pio. Potenza del Rosario-sacrificio!
Il Rosario è il segreto!
Possiamo pensare anche all’altro grandissimo apostolo, contemporaneo di Padre Pio, san Massimiliano Maria Kolbe, il «Folle dell’Immacolata», martire nel campo della morte di Auschwitz. Ammalato gravemente di tubercolosi fin dalla giovinezza, san Massimiliano visse lavorando ugualmente senza soste, tra un’emottisi e l’altra, impegnandosi appassionatamente alla salvezza delle anime «attraverso l’Immacolata», ossia portando le anime sulla Scala bianca dell’Immacolata che fa salire più agevolmente al Paradiso.
Un giorno, in Giappone, un medico-radiologo dell’Università di Tokio, divenuto cattolico, incontrandosi con san Massimiliano Maria Kolbe, volle fargli una visita medica perché, stringendogli la mano, si era accorto che il Santo aveva la febbre alta; il medico si spaventò costatando che san Massimiliano viveva con un solo polmone neppure molto efficiente, e disse al Santo che avrebbe dovuto subito fermarsi e smettere ogni attività, pena una morte rapida. Il Santo, però, disse al medico che già da dieci anni i medici gli avevano fatto quella diagnosi terribile, ma che ugualmente aveva potuto lavorare instancabilmente, pur con la febbre costante e le periodiche emottisi. Sbalordito, il medico non poteva assolutamente spiegarsi come fosse stato possibile lavorare per dieci anni, fondando due «Città dell’Immacolata» in Polonia e in Giappone, con la tubercolosi addosso e con i polmoni lacerati: quale era il segreto di tanta forza e fecondità? San Massimiliano, allora, prese la corona del Rosario e mostrandola al dottore disse, sorridendo: «Dottore, questo è il mio segreto!».
Perché non fare anche noi del Rosario il nostro segreto? Possibile che debba costarci tanto la recita di una coroncina ogni giorno? E se la preghiera del Rosario ci costa, perché non capire che vale ancora di più recitarlo, proprio perché ci costa sacrificio? Pregare soltanto quando si ha voglia e quando non ci costa nulla, significa non pregare quasi mai o pregare con quasi nessun merito. Santa Margherita Maria Alacoque, l’apostola del Sacro Cuore di Gesù, amava intensamente il Rosario e si impegnava a recitarlo ogni giorno, sempre in ginocchio. Racconta ella stessa che una volta, sedutasi per recitare il Rosario, le apparve la Madonna che le disse: «Figlia mia, con tale negligenza mi servi?». La Santa non dimenticò mai queste parole, e comprese bene la preziosità della preghiera-sacrificio!
Gli esempi di san Pio da Pietrelcina, di san Massimiliano Kolbe e di santa Margherita Alacoque ci sostengano nell’impegno generoso della recita giornaliera del Rosario, costi quel che costi.