Il Santo Rosario: la preghiera che schiaccia la testa del serpente
Tra i celebri «sogni» di Don Bosco ce n’è uno che riguarda espressamente il Santo Rosario. Don Bosco stesso lo raccontò ai suoi giovani una sera, dopo le preghiere.
Aveva sognato di stare con i suoi ragazzi che giocavano, mentre arrivò uno sconosciuto che lo invitò ad andare con lui. Arrivati ad una vicina prateria, lo sconosciuto indica a Don Bosco, tra l’erba, un serpentaccio assai lungo e grosso. Atterrito a quella vista, Don Bosco voleva fuggire, ma lo sconosciuto lo rassicurava che il serpentaccio non gli avrebbe fatto alcun male; subito dopo, lo sconosciuto era andato a prendere una corda per darla a Don Bosco.
«Afferra per un capo questa fune, – disse lo sconosciuto – io prenderò l’altro capo di essa, poi andrò alla parte opposta e sospenderò la corda sul serpe, facendola cadere sulla sua schiena».
Don Bosco non voleva affrontare quel pericolo, ma lo sconosciuto lo rassicurava. Quindi, dopo essere passato dall’altra parte, lo sconosciuto aveva alzato la corda per sferzar con essa la schiena del rettile che, irritato, saltellava volgendo indietro la testa per mordere la fune, ma invece restava allacciato da essa come mediante un cappio scorsoio.
«Tieni stretta la corda!», gridava lo sconosciuto. Poi egli aveva legato a un pero il capo della fune che aveva tra mano; quindi tolse a Don Bosco l’altro capo per legarlo all’inferriata di una finestra. Frattanto il serpe si divincolava furiosamente, ma le sue carni si laceravano finché mori, ridotto a uno scheletro spolpato.
Morto il serpente, lo sconosciuto aveva slegato la corda dall’albero e dall’inferriata, per riporre la fune dentro a una cassetta, che chiudeva e poi riapriva. Intanto i giovani erano accorsi attorno a Don Bosco anche per vedere cosa vi fosse in quella cassetta. Essi e Don Bosco rimasero stupiti nel vedervi la corda disposta in modo da formare le parole «Ave Maria».
«Come vedete, – disse allora lo sconosciuto – il serpe figura il demonio e la corda simboleggia il Rosario, che risulta di Ave Maria, e con il quale si possono vincere tutti i serpenti infernali».
Schiaccia la testa al serpente
È consolante sapere questo. Con la preghiera del Santo Rosario si possono affrontare e colpire mortalmente «tutti i serpenti infernali», ossia tutte le tentazioni e gli assalti del demonio che opera nel mondo per la nostra rovina, come insegna lucidamente san Giovanni Evangelista quando scrive: «Tutto ciò che è nel mondo: concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita… E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1 Gv 2,16).
Nelle tentazioni, dunque, e nelle insidie del maligno, il ricorso alla preghiera del Rosario è garanzia di vittoria. Ma bisogna ricorrere con fiducia e con perseveranza. Quanto più è dura la tentazione o l’assalto del nemico delle anime, tanto più bisogna legarsi alla santa corona del Rosario e perseverare nella preghiera che può liberarci e salvarci per la grazia della vittoria che la divina Madre vuole sempre donarci quando a Lei ricorriamo con insistenza e fiducia.
Il beato Alano, grandissimo apostolo del Rosario, tra le molte cose belle scritte sul Rosario, ha fatto affermazioni luminose sulla potenza del Rosario e dell’Ave Maria: «Quando dico Ave Maria – scrive il beato Alano – gioisce il cielo, stupisce tutta la terra, fugge Satana, trema l’inferno…, la carne si doma…».
Il Servo di Dio, padre Anselmo Trèves, sacerdote e apostolo mirabile, venne assalito una volta da una tentazione terribile e penosissima contro la fede. Egli si attaccò con tutte le forze alla corona del Rosario, pregando con fiducia e con perseveranza, e quando si trovò liberato, potè finalmente confidare: «Ma ne ho consumate delle corone!».
Don Bosco con il suo «sogno» ci ammaestra assicurandoci che la corona del Santo Rosario, adoperata bene, è la disfatta del demonio, è il piede dell’Immacolata che schiaccia la testa al serpente tentatore (cf. Gn 3,15). Anche san Francesco di Sales portava sempre con sé la corona del Rosario, e quando fu vicino alla morte, dopo aver ricevuto l’Olio santo con l’unzione degli infermi, si fece legare la corona del Rosario al braccio, come arma per respingere ogni assalto del nemico dell’anima.
I Santi, con i loro esempi ci garantiscono e ci confermano che è proprio così: la corona benedetta del Santo Rosario, usata con fiducia e con perseveranza, è sempre vincitrice sul nemico delle nostre anime. Teniamoci legati anche noi ad essa, dunque, portandola sempre con noi per adoperarla in ogni occasione di pericolo per la nostra anima.