Jelena di Medjugorje: la forza della benedizione detto dalla Madonna
La parola ebraica beraka, benedizione, deriva dal verbo barak che ha significati diversi. soprattutto significa benedire e lodare, raramente inginocchiarsi, a volte, invece, semplicemente salutare qualcuno. In generale il concetto della benedizione nel Vecchio Testamento, significava dotare qualcuno con i beni del potere, del successo, della prosperità, fecondità, e vita lunga. Benedicendo quindi, s’invocava l’abbondanza ed efficacia di vita su qualcuno; poteva accadere anche il contrario come a Mikal la figlia di Saul, la quale poiché aveva disprezzato la benedizione di Davide che benediva la sua famiglia, fu colpita dalla sterilità (2 Sam 6:2). Dato che è sempre Dio che dispone dell’abbondanza di vita e che la dona, benedire nel vecchio testamento, significava soprattutto invocare la presenza di Dio su qualcuno, come fu indicato da Mosè ad Aronne; questa benedizione ancora oggi è usata nella Chiesa così come segue: Voi benedirete così i figli d’Israele; direte loro: “L’Eterno ti benedica e ti custodisca! L’Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! L’Eterno rivolga il suo volto su di te e ti dia la pace!”. Così metteranno il mio nome sui figli d’Israele e io li benedirò” (Num 6,23-27). Perciò è solo nel suo nome che si benedice. Dio è l’unica Fonte di benedizione (Gen 12); egli è la Fonte dell’abbondanza di vita che scaturisce dai due attributi per i quali Dio era benedetto nel Vecchio Testamento, che sono la sua misericordia e la fedeltà. La fedeltà fu ad una promessa stabilita dall’alleanza che egli fece con il popolo eletto (Deut 7,12). L’alleanza, infatti è il concetto chiave per comprendere la benedizione (Ez 34,25-26) giacché il giuramento che è fatto, sia da Dio sia dall’uomo, ha delle conseguenze; all’obbedienza è conferita la benedizione all’uomo da parte di Dio, e la maledizione nel caso contrario. Queste due sono la vita e la morte: “Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni. Così tu potrai abitare sul suolo che il Signore giurò di dare ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe” (Deut 30,19-20). Ed è in questa luce che si presenta anche la nuova promessa, il Nuovo Testamento. Gesù stesso che è la manifestazione dell’antica promessa, stabilisce la nuova alleanza, e la sua croce è il nuovo albero della vita in cui è distrutta la maledizione della morte e ci è conferita la benedizione della vita. È proprio il suo corpo, cioè l’Eucaristia, che ci farà vivere in eterno. La nostra risposta a tale benedizione è di benedire Dio. Precisamente, oltre a ricevere favori ed essere benedetti, benedire era anche un modo di riconoscere e rendere gratitudine alla persona che conferiva i beni. Perciò il benedire Dio è l’atteggiamento chiave verso Dio, il fulcro del nostro culto. Ed è proprio con tali parole che la liturgia eucaristica comincia benedicendo: Benedetto sei tu Signore. Continua poi con il racconto delle benedizioni di Dio cominciando dalla creazione, percorrendo le diverse tappe della storia della salvezza che ha il suo culmine nell’istituzione dell’Eucaristia come segno della nuova alleanza. La consacrazione dell’Eucaristia, è riservata al ministro del culto, cui e conferito un potere particolare di consacrare come culmine del benedire. In ogni caso ognuno partecipa offrendo se stesso ed i propri beni a Dio come un’offerta personale e come rinuncia a valersene per propria soddisfazione. Davanti questo mistero ineffabile rivolgiamoci a Maria, benedetta con ogni benedizione, la benedetta tra le donne (Lc 1,42), colei che per prima tra le creature visse le beatitudini, affinché possiamo percepire il suo desiderio per noi di stare con lei in cielo nell’eterna beatitudine della Santissima Trinità.