La Compagnia degli Angeli Custodi. Veri amici presenti affianco a noi
L’esistenza degli Angeli è una verità insegnata dalla fede e intravista anche dalla ragione.
1 – Se apriamo infatti la Sacra Scrittura, troviamo che con molta frequenza si parla di Angeli. Qualche esempio.
Dio pose un Angelo a custodia del Paradiso terre-stre; due Angeli andarono a liberare Lot, nipote di Abra-mo, dall’incendio di Sodoma e Gomorra; un Angelo trat-tenne il braccio di Abramo quando stava per sacrifica-re il suo figlio Isacco; un Angelo nutrì il profeta Elia nel deserto; un Angelo custodì il figlio di Tobia in un lungo viaggio e poi lo ricondusse sano e salvo tra le braccia dei suoi genitori; un Angelo annunziò a Maria Santissima il mistero dell’Incarnazione; un Angelo an-nunziò ai pastori la nascita del Salvatore; un Angelo avvisò Giuseppe di fuggire in Egitto; un Angelo annun-ziò alle pie donne la resurrezione di Gesù; un Angelo liberò S. Pietro dal carcere, ecc. ecc.
2 – Anche la nostra ragione non trova difficoltà ad ammettere l’esistenza degli Angeli. San Tommaso d’A-quino trova la ragione della convenienza dell’esisten-za degli Angeli nell’armonia dell’universo. Ecco il suo pensiero: «Nella natura creata niente procede per salto. Nella catena degli esseri creati non ci sono rotture d’interruzioni. Tutte le creature visibili si sovrappon-gono le une alle altre (le più nobili alle meno nobili) con misteriosi legami che fanno capo all’uomo.
L’uomo poi, composto di materia e di spirito, è l’a-nello di congiunzione tra il mondo materiale e il mon-do spirituale. Ora tra l’uomo e il suo Creatore c’è un abisso sconfinato di distanza, perciò era convenientis-simo alla divina Sapienza che anche qui ci fosse un anello di congiunzione che ricolmasse la scala degli es-sere creati: questo è il regno dei puri spiriti, cioè il re-gno degli Angeli.
L’esistenza degli Angeli è un dogma di fede. La Chiesa l’ha definito più volte. Citiamo alcuni do-cumenti.
1) Concilio Lateranense IV (1215): «Crediamo fer-mamente e confessiamo con umiltà che Dio è uno solo e vero, eterno e immenso… Creatore di tutte le cose vi-sibili e invisibili, spirituali e corporali. Egli con la sua onnipotenza, all’inizio del tempo, ha tratto dal nulla l’u-na e l’altra creatura, quella spirituale e quella corpora-le, ossia l’angelica e la terrestre (minerali, vegetali e ani-mali), e infine l’umana, quasi sintesi di entrambe, co-stituita di anima e di corpo».
2) Concilio Vaticano I – Sessione 3a del 24/4/1870. 3) Concilio Vaticano II: Costituzione Dogmatica «Lumen Gentium», n. 30: «Che gli Apostoli e i Martiri… siano con noi strettamente uniti in Cristo, la Chiesa lo ha sempre creduto, li ha con particolare affetto venera-ti insieme con la Beata Vergine Maria e i Santi Angeli, e ha pienamente invocato l’aiuto della loro inter-cessione».
4) Il Catechismo di S. Pio X, rispondendo alle do-mande nn. 53, 54, 56, 57, afferma: «Dio non creò sol-tanto ciò che è materiale nel mondo, ma anche i puri
spiriti: e crea l’anima di ogni uomo; – I puri spiriti so-no esseri intelligenti senza corpo; – La Fede ci fa cono-scere i puri spiriti buoni, ossia gli Angeli, e i cattivi, os-sia i demoni; – Gli Angeli sono i ministri invisibili di Dio, ed anche nostri custodi, avendo Dio affidato cia-scun uomo ad uno di essi».
5) Professione solenne di Fede del Papa Paolo VI il 30/6/1968: «Noi crediamo in un solo Dio – Padre, Fi-glio e Spirito Santo – Creatore delle cose visibili, co-me questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevo-le, e delle cose invisibili, quali sono i puri spiriti, chia-mati altresì Angeli, e Creatore, in ciascun uomo, dell’a-nima spirituale e immortale».
6) Il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n. 328) afferma: L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Sacra Scrit-tura è tanto chiaro quanto l’unanimità della Tradizio-ne. Al n. 330 dice: In quanto creature puramente spiri-tuali, essi hanno intelligenza e volontà; sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili.
Ho voluto riportare questi documenti della Chie-sa perché ai giorni nostri tanti negano l’esistenza de-gli Angeli.
Sappiamo dalla Rivelazione (Dan. 7,10) che in Pa-radiso ci sono sterminate moltitudini di Angeli. San Tommaso d’Aquino sostiene (Qu. 50) che il numero de-gli Angeli sorpassa, senza confronto, il numero di tutti gli esseri materiali (minerali, vegetali, animali ed es-seri umani) di tutti i tempi.
Tutti hanno un’idea errata degli Angeli. Siccome vengono ritratti sotto forma di bellissimi giovani con le ali, credono che gli Angeli abbiano un corpo mate-riale come noi, sebbene più sottile. Ma non è così. In loro non vi si trova nulla di corporeo perché sono puri spiriti. Vengono rappresentati con le ali per indicare la prontezza e l’agilità con cui eseguono gli ordini di Dio.
Su questa terra appaiono agli uomini in sembian-ze umane per avvertirci della loro presenza e farsi ve-dere dai nostri occhi. Ecco un esempio tratto dalla bio-grafia di Santa Caterina Labouré. Ascoltiamo il raccon-to fatto da lei stessa.
«Alle 23.30 (del 16 luglio 1830) mi sento chiamare per nome: Suor Labouré, Suor Labouré! Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, tiro la tenda e vedo un fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cin-que anni, tutto splendente, che mi dice: Vieni in cap-pella, la Madonna ti aspetta. – Vestitami in fretta lo seguii, tenendosi egli sempre alla mia destra. Era cir-condato di raggi che illuminavano ovunque andava. La mia sorpresa crebbe quando, giunti alla porta della ca-pella, questa si aprì appena il fanciullo l’ebbe toccata con la punta di un dito».
La Santa, dopo aver descritto l’apparizione della Madonna e la missione affidatale, continua: «Non so quanto tempo sia rimasta presso di Lei; a un certo mo-mento scomparve. Allora mi alzai dai gradini dell’al-tare e scorsi di nuovo, nel luogo dove l’avevo lasciato, il fanciullo che mi disse: è partita! Rifacemmo il me-desimo cammino, sempre tutto illuminato, con il fan-ciullo alla mia sinistra.
Credo che egli fosse il mio Angelo Custode, che si era reso visibile per farmi vedere la Vergine Santissi-ma, perché io l’avevo pregato molto per ottenermi que-sto favore. Egli era vestito di bianco, tutto splendente di luce e dell’età dai 4 ai 5 anni».
Gli Angeli hanno un’intelligenza e una potenza im-mensamente superiore a quella umana. Essi conoscono tutte le forze, le attitudini, le leggi delle cose crea-te. Non vi è scienza che a loro sia ignota; non vi è lin-guaggio ch’essi sconoscano, ecc. Ne sa di più il minore degli Angeli che non ne sappiano tutti gli uomini fos-sero tutti scienziati.
La loro conoscenza non soggiace al laborioso pro-cesso discorsivo della conoscenza umana, ma procede per intuizione. La loro conoscenza è suscettibile di au-mento senza però alcuno sforzo ed è sicura da ogni errore.
La scienza degli Angeli è straordinariamente per-fetta, però rimane sempre limitata: non possono cono-scere il segreto dell’avvenire che dipende esclusivamen-te dalla volontà divina e dalla libertà umana. Non pos-sono conoscere, senza che noi lo vogliamo, i nostri pen-sieri intimi, il segreto dei nostri cuori, che solo Dio può penetrare. Non possono conoscere i misteri della Vita divina, della Grazia e dell’ordine soprannaturale, sen-za una rivelazione particolare fatta loro da Dio.
Hanno una potenza straordinaria. Per loro un pia-neta è come un giocattolo per i bambini, o come una palla per i ragazzi.
Hanno una bellezza indicibile, basta accennare che San Giovanni Evangelista (Apoc. 19,10 e 22,8) alla vi-sta di un Angelo, fu così abbagliato dal fulgore della sua bellezza da prostrarsi a terra per adorarlo, creden-do di vedere la maestà di Dio.
Il Creatore non si ripete nelle sue opere, non crea gli esseri in serie, ma uno diverso dall’altro. Come non ci sono due persone che abbiano la stessa fisionomia
e le stesse doti d’anima e di corpo, così non vi sono due Angeli che abbiano lo stesso grado di intelligenza, di sapienza, di potenza, di bellezza, di perfezione, ecc., ma uno è diverso dall’altro.
Prova degli Angeli
Nel primo tempo della creazione gli Angeli non era-no ancora confermati in grazia, quindi potevano pec-care perché si trovavano nell’oscurità della fede.
In quel periodo Dio volle mettere alla prova la lo-ro fedeltà, per avere da loro un segno di amore parti-colare e di umile sudditanza. Quale fu la prova? Non lo sappiamo, ma essa, come afferma San Tommaso d’A-quino, non poteva essere altro che la manifestazione del mistero dell’Incarnazione.
Al riguardo si riporta quanto il Vescovo Paolo Hni-lica S.J. ha scritto nella rivista «Pro Deo et Fratribus», dicembre 1988:
«Mi è capitato recentemente di leggere una rivela-zione privata così profonda su San Michele Arcangelo come non avevo mai letto nella mia vita. L’autrice è una veggente che ha avuto la visione della lotta di Lucifero contro Dio e della lotta di San Michele contro Lucifero. Secondo questa rivelazione Dio ha creato gli An-geli in un unico atto, ma la sua prima creatura è stata Lucifero, portatore di luce, capo degli Angeli. Gli An-geli conoscevano Dio, ma avevano contatto con Lui so-lo per mezzo di Lucifero.
Quando Dio manifestò a Lucifero e agli altri Ange-li il suo disegno di creare gli uomini, Lucifero pretese di essere anche lui il capo dell’umanità. Dio però gli rivelò che il capo dell’umanità sarebbe stato un altro, e cioè il Figlio di Dio che si sarebbe fatto uomo. Con questo gesto di Dio, gli uomini, benché creati inferiori agli Angeli, sarebbero stati innalzati.
Lucifero avrebbe anche accettato che il Figlio di Dio, fattosi uomo, fosse più grande di lui, ma non vol-le assolutamente accettare che Maria, una creatura umana, fosse più grande di lui, fosse la Regina degli Angeli. Fu allora che proclamò il suo “Non serviam – Non servirò, non obbedirò”.
Insieme a Lucifero, una parte degli Angeli, da lui istigata, non volle rinunziare al posto privilegiato che era stato loro assicurato e perciò proclamarono “Non serviam – Non servirò”.
Certamente Dio non mancò di ammonirli: “Con questo gesto porterete la morte eterna sia a voi stessi che agli altri. Ma essi continuarono a rispondere, Lu-cifero in testa: “Non ti serviremo, noi siamo la libertà!’. A un certo punto Dio, per così dire, si è come riti-rato per lasciare loro il tempo di decidere o pro o con-tro. Allora è cominciata la battaglia al grido di Lucife-ro: “Chi come me?”. Ma in quel momento si sentì an-che il grido di un Angelo, il più semplice, il più umile: “Dio è più grande di te! Chi come Dio?”. (Il nome Mi-chele significa proprio questo “Chi come Dio?”. Ma an-cora non portava questo nome).
Fu a questo punto che gli Angeli si divisero, chi con Lucifero, chi con Dio.
Dio chiese a Michele: “Chi è che lotta contro Luci-fero?”. E di nuovo quest’Angelo: “Chi hai stabilito Tu, Sìgnore! “. E Dio a Michele: “Chi sei tu che parli così?
Da dove ti viene il coraggio e la forza di opporti al pri-mo degli Angeli?”.
Di nuovo quella voce umile e sottomessa rispon-de: “Io non sono niente, sei Tu che mi dai la forza di parlare così”. Allora Dio concluse: “Poiché ti sei con-siderato un niente, sarà con la mia forza che tu vince-rai Lucifero!” ».
Anche noi non vinciamo mai Satana da soli, ma so-lo grazie alla forza di Dio. Per questo Dio disse a Mi-chele: «Con la mia forza vincerai Lucifero, il primo de-gli Angeli».
Lucifero, trasportato dal suo orgoglio, pensò d’i-stituire un regno indipendente e separato da quello di Cristo e di farsi simile a Dio.
Quanto sia durata la lotta non lo sappiamo. San Giovanni Evangelista, che nella visione dell’Apocalis-se vide riprodursi la scena della lotta celeste, scrisse che San Michele ebbe il sopravvento su Lucifero.
Dio, che fino a quel momento aveva lasciato liberi gli Angeli, intervenne premiando gli Angeli fedeli col Paradiso, e punendo i ribelli con una pena corrispon-dente alla loro colpa: creò l’Inferno. Lucifero da Ange-lo luminosissimo divenne Angelo delle tenebre e fu pre-cipitato nel profondo degli abissi infernali, seguito da-gli altri suoi compagni.
Dio premiò gli Angeli fedeli confermandoli in gra-zia, per cui, come si esprimono i Teologi, cessava per loro lo stato di via, cioè lo stato di prova, ed entravano per l’eternità nello stato di termine, in cui è impossi-bile ogni mutamento sia in bene che in male: così essi divennero infallibili e impeccabili. Il loro intelletto non potrà mai aderire all’errore, e la loro volontà non po-trà mai aderire al peccato. Furono elevati allo stato so-prannaturale, per cui anche loro godono della Visione Beatifica di Dio. Noi uomini, per la Redenzione di Cri-sto, siamo loro compagni e fratelli.
Divisione
Una moltitudine senza ordine è confusione, e lo sta-to degli Angeli certamente non può essere tale. Le ope-re di Dio – scrive San Paolo (Rom. 13,1) – sono ordi-nate. Egli ha stabilito tutte le cose in numero, peso e misura, cioè in ordine perfetto. Nella moltitudine de-gli Angeli, quindi, c’è un ordine meraviglioso. Essi so-no divisi in tre Gerarchie.
Gerarchia significa «regno sacro», sia nel senso di «regno santamente governato», sia nel senso di «regno santamente governante».
Tutti e due i significati si realizzano nel mondo an-gelico: 1 – Essi sono governati santamente da Dio (da questo punto di vista tutti gli Angeli formano un’unica gerarchia e Dio è il loro unico Capo); 2 – Essi sono an-che coloro che governano santamente: i più alti tra lo-ro governano gli inferiori, tutti insieme governano la creazione materiale.
Gli Angeli – come spiega San Tommaso d’Aquino – possono conoscere la ragione delle cose di Dio, prin-cipio primo e universale. Questa maniera di conosce-re è il privilegio degli Angeli che sono più vicini a Dio. Questi eccelsi Angeli costituiscono la «Prima Gerar-chia».
Gli Angeli possono poi vedere la ragione delle co-se nelle cause universali create, chiamate «leggi gene-rali». Questo modo di conoscere è proprio degli Angeli che formano la «Seconda Gerarchia».
Infine ci sono gli Angeli che vedono la ragione del-le cose nelle loro cause particolari che le governano. Questo modo di conoscere è proprio degli Angeli della «Terza Gerarchia».
Ciascuna di queste tre gerarchie si suddivide in pa-recchi gradi e ordini, tra loro distinti e subordinati, al-trimenti ci sarebbe confusione, o monotona uniformi-tà. Questi gradi o ordini vengono chiamati «Cori».
1 a Gerarchia con i suoi tre cori: Serafini, Cherubi-ni, Troni.
2a Gerarchia con i suoi tre cori: Dominazioni, Vir-tù, Potestà.
3 a Gerarchia con i suoi tre cori: Principati, Arcan-geli, Angeli.
Gli angeli sono scaglionati in una vera gerarchia di potere, per cui altri comandano e altri eseguiscono; i cori superiori illuminano e dirigono i cori inferiori.
Ogni coro ha uffici particolari nel governo dell’u-niverso. Ne risulta così un’unica immensa famiglia, che forma un’unica grande leva di comando, mossa da Dio, nel governo dell’intero universo.
Il capo di questa immensa famiglia angelica è San Michele Arcangelo, chiamato così perché è il Capo di tutti gli Angeli. Essi governano e vigilano su ciascuna parte dell’universo per farla convergere al bene degli uomini in ordine alla gloria di Dio.
Un gran numero di Angeli ha il compito di custo-dirci e difenderci: sono i nostri Angeli Custodi. Essi stanno sempre con noi dalla nascita alla morte. è il do-no più delicato della Santissima Trinità a ogni uomo che viene in questo mondo. L’Angelo Custode non ci ab-bandona mai, anche se noi, come purtroppo capita abi-tualmente, lo dimentichiamo; ci protegge da tanti pe-ricoli per l’anima e il corpo. Solo nell’eternità sapre-mo da quanti mali ci ha salvato il nostro Angelo.
Al riguardo ecco un episodio, alquanto recente, che ha dell’incredibile, capitato all’avv. De Santis, uomo di serietà e integrità a tutta prova, residente a Fano (Pe-saro), in Via Fabio Finzi, 35. Ecco il suo racconto:
«Il 23 dicembre 1949, antivigiglia di Natale, dove-vo recarmi da Fano a Bologna con la Fiat 1100, insie-me a mia moglie e a due dei miei tre figli, Guido e Gian Luigi, allo scopo di prelevare il terzo, Luciano, che era a studiare nel Collegio Pascoli di quella città. Stabilim-mo la partenza per le sei del mattino. Contro ogni mia abitudine, alle 2,30 ero già sveglio, né potei più riad-dormentarmi. Naturalmente al momento della parten-za non ero nelle migliori condizioni fisiche, poiché l’in-sonnia mi aveva come disfatto e svigorito.
Guidai la macchina fino a Forlì, dove a causa del-la stanchezza fui costretto a cedere la guida al più gran-de dei miei figli, Guido, munito di regolare patente. A Bologna, rilevato Luciano dal Collegio Pascoli, volli ri-tornare nuovamente al volante, per ripartire alle 2 del pomeriggio da Bologna alla volta di Fano. Guido era al mio fianco, mentre gli altri, con mia moglie, discor-revano sul sedile posteriore.
Oltrepassata la zona di S. Lazzaro, appena imboc-cata la statale, accusai maggiore stanchezza e pesan-tezza di testa. Non reggevo più dal sonno e spesse vol-te mi accadeva di chinare il capo e di chiudere gli oc-chi inavvertitamente. Avrei desiderato che Guido mi so-stituisse ancora una volta al volante. Questo però si era addormentato e io non ebbi l’animo di svegliarlo. Ri-cordo d’aver fatto, poco dopo, qualche altra… riveren-za: poi non ricordo più nulla!
A un certo punto, destato bruscamente dal rombo assordante del motore, riprendo conoscenza e mi ac-corgo di trovarmi a due chilometri da Imola. – Chi è stato a mandare avanti la macchina? Che è mai que-sto? – chiesi fuori di me dalla costernazione. – E ac-caduto nulla? – domandai con ansia ai miei. – No – mi si rispose. – Perché questa domanda?
Il figlio, che era al mio fianco, si svegliò anche lui e disse di aver sognato che in quel momento la mac-china stava andando fuori di strada. – Io non ho fatto che dormire fino ad ora – tornai a dire – tanto che mi sento ristorato.
Veramente mi sentivo bene, il sonno e la stanchez-za erano scomparsi. I miei, che erano sul sedile poste-riore, rimasero increduli e meravigliati, ma poi, pur non riuscendo a spiegarsi come la macchina avesse po-tuto percorrere tanta strada da… sola, finirono con l’ammettere che io ero stato immobile per un lungo tratto e che non avevo mai risposto alle loro domande, né fatto eco ai loro discorsi. E soggiunsero che più di una volta la macchina sembrava stesse per scontrarsi con qualche autocarro, ma poi sterzava destramente e che avevo incrociato molti automezzi, fra i quali per-sino il noto corriere Renzi.
Replicai che non mi ero accorto di nulla, che nulla avevo visto di tutto questo per la ragione già detta che avevo dormito. Calcoli fatti, il mio sonno al volante era durato per il tempo necessario a percorrere circa 27 chilometri!
Appena mi resi conto di questa realtà e della cata-strofe alla quale ero scampato, pensando a mia moglie e ai miei figli, mi prese un grande spavento. Però, non riuscendo altrimenti a spiegarmi l’accaduto, pensai a un provvidenziale intervento di Dio e mi tranquillizzai alquanto.
Due mesi dopo questo fatto, e precisamente il 20 febbraio 1950, mi recai a S. Giovanni Rotondo da Pa-dre Pio. Ebbi la fortuna d’incontrarmi con lui sulle sca-le del convento. Era con un Cappuccino a me sconosciu-to, ma che poi seppi essere P. Ciccioli da Pollenza, in provincia di Macerata. Chiesi a P. Pio che cosa mi era accaduto la scorsa antivigilia di Natale, tornando con la famiglia da Bologna a Fano, a bordo della mia auto-mobile. – Tu dormivi e l’Angelo Custode ti guidava la macchina – fu la risposta.
– Ma dite sul serio, Padre? è proprio vero? – Ed egli: Tu hai l’Angelo che ti protegge. – Quindi posan-do una mano sulla mia spalla soggiunse: Sì, tu dormi-vi e l’Angelo Custode ti guidava la macchina.
Guardai interrogativamente l’ignoto Frate Cappuc-cino, il quale, come me, ebbe un’espressione e un ge-sto di grande stupore». (Da «L’Angelo di Dio» – 3′ ristampa – Ediz. L’Arcangelo – San Giovanni Rotondo (FG), pagg. 67-70).
Vi sono Angeli posti da Dio a custodia e difesa del-le nazioni, delle città, delle famiglie. Vi sono Angeli che circondano in atto di adorazione il tabernacolo, nel qua-le sta prigioniero di amore per noi Gesù Eucaristico. Vi è un Angelo, si crede S. Michele, il quale vigila sulla Chiesa e il suo Capo visibile, il Romano Pontefice.
S. Paolo (Ebr. 1,14) afferma esplicitamente che gli Angeli sono al nostro servizio, cioè ci custodiscono da-gli innumerevoli pericoli morali e fisici, ai quali sia-mo continuamente esposti, e ci difendono dai demoni che, non ancora definitivamente chiusi nel carcere in-fernale, infestano il creato.
Gli Angeli sono uniti tra loro in un amore tenero e scambievole. Cosa dire dei loro canti e delle loro ar-monie? San Francesco d’Assisi, trovandosi in uno sta-to di grande sofferenza, bastò una sola battuta di mu-sica fattagli udire da un Angelo per non sentire più il dolore ed elevarlo in grande estasi di gioia.
In Paradiso troveremo negli Angeli amici cordia-lissimi e non compagni alteri da farci pesare la loro su-periorità. La Beata Angela da Foligno, che nella sua vi-ta terrena ebbe frequenti visioni e si trovò più volte a contatto con gli Angeli, dirà: Non avrei mai potuto im-maginare che gli Angeli fossero così affabili e cortesi. – Perciò la loro convivenza ci sarà molto deliziosa e non possiamo immaginare quale soavissimo interesse godremo nell’intrattenerci con loro cuore a cuore. San Tommaso d’Aquino (Qu. 108, a 8) insegna che «benché secondo natura è impossibile all’uomo competere con gli Angeli, però secondo la grazia noi possiamo meri-tare una gloria così grande da venire associati a cia-scuno dei nove Cori angelici». Quindi gli uomini an-dranno ad occupare i posti lasciati vuoti dagli Angeli ribelli, i diavoli. Non possiamo perciò pensare ai Cori angelici senza vederli costellati di creature umane, uguali in santità e gloria anche ai più eccelsi Cherubi-ni e Serafini.
Tra noi e gli Angeli ci sarà l’amicizia più affettuo-sa, senza che la diversità di natura l’ostacoli minima-mente. Essi, che governano e maneggiano tutte le for-ze della natura, saranno in grado di appagare ogni no-stra sete di sapere i segreti e i problemi delle scienze naturali e lo faranno con somma competenza e grande cordialità fraterna. Come gli Angeli, pur immersi nel-la Visione beatifica di Dio, ricevono e si trasmettono tra di loro, da superiore a inferiore, i fasci di luce che irraggiano dalla Divinità, così noi, pur immersi nella Visione beatifica, percepiremo mediante gli Angeli non poca parte delle infinite verità diffuse per l’universo.
Questi Angeli, splendenti come tanti soli, immen-samente belli, perfetti, affettuosi, affabili, si faranno nostri premurosi maestri. Figuriamoci le loro esplosio-ni di gioia e le espressioni del loro tenero affetto quan-do vedranno coronato con esito felice tutto quello che hanno fatto per la nostra salvezza. Con quale ricono-scente interesse ci sentiremo raccontare allora per fi-lo e per segno, ciascuno dal suo Anelo Custode, la ve-ra storia della nostra vita con tutti i pericoli scampati, con tutti gli aiuti messi a nostra disposizione. Al riguar-do il Papa Pio IX raccontava molto volentieri una espe-rienza della sua infanzia, che prova l’aiuto straordina-rio del suo Angelo Custode. Egli da ragazzino, durante la S. Messa, faceva il chierichetto nella cappella priva-ta della sua famiglia. Un giorno, mentre stava inginoc-chiato sull’ultimo gradino dell’altare, durante l’offer-torio fu improvvisamente preso da timore e paura. Era eccitatissimo senza capire il perché. Il cuore cominciò a battergli forte forte. Istintivamente, cercando aiuto, volse gli occhi dalla parte opposta dell’altare. Lì vi era un bel giovane che con la mano gli faceva segno di al-zarsi subito e andare verso di lui. Il ragazzino era così confuso alla vista di quell’apparizione che non osava muoversi. Ma la figura luminosa energicamente gli fe-ce ancora un segno. Allora egli si alzò con sveltezza e andò verso il giovane che sparisce all’improvviso. Nel-lo stesso istante una pesante statua di un Santo cadde proprio lì dove stava il piccolo chierichetto. Se fosse rimasto ancora un po’ al posto di prima, sarebbe mor-to o ferito gravemente per il peso della statua caduta.
Da ragazzo, da Sacerdote, da Vescovo, e poi da Pa-pa, egli raccontava spesso questa sua esperienza indi-menticabile, nella quale constatò l’aiuto del suo Ange-lo Custode.
Con quale soddisfazione sentiremo raccontarci da loro stessi la loro storia non meno interessante della nostra e probabilmente ancora più bella. Stuzzicherà certamente la nostra curiosità l’apprendere la natura, la durata, la portata della loro prova per meritarsi la gloria del Paradiso. Sapremo con certezza la pietra d’in-ciampo contro cui cozzò la superbia di Lucifero, rovi-nandosi in modo irreparabile con i suoi seguaci. Con quale piacere ci faremo descrivere da loro la battaglia spettacolare sostenuta e vinta nell’alto dei cieli contro le furibonde orde del superbissimo Lucifero. Vedremo San Michele Arcangelo, a capo delle schiere degli An-geli fedeli, balzato alla riscossa, come già all’inizio della creazione, così anche alla fine, con santo sdegno e con l’invocazione dell’aiuto divino, assalirli, travolgerli nel fuoco eterno dell’Inferno, creato appositamente per loro.
Già fin d’ora dovrebbero essere vivi il nostro at-taccamento e la nostra familiarità con gli Angeli, per-ché proprio a loro è stato affidato il compito di scortarci nella vita terrena fino a introdurci nel Paradiso. Possiamo essere sicuri che i nostri cari Angeli Custodi saranno presenti alla nostra morte. Verranno in nostro soccorso per neutralizzare le insidie dei demoni, per prendere in consegna l’anima nostra e portarla in Pa-radiso.
Sulla strada del Paradiso il primo consolante in-contro sarà con gli Angeli, coi quali convivremo eter-namente. Chissà quali trattenimenti divertentissimi sa-pranno trovare con la loro acutissima intelligenza e in-ventiva, perché la nostra gioia non si affievolisca mai nella loro deliziosissima compagnia!