La polizia ha trovato 600.000 euro in contanti a casa del funzionario vaticano sospeso
La polizia ha trovato centinaia di migliaia di euro in contanti nascosti in due case di un funzionario vaticano sospeso sotto inchiesta per corruzione, secondo quanto riportato dai media italiani.
Fabrizio Tirabassi è stato funzionario laico presso la Segreteria di Stato fino alla sua sospensione, insieme ad altri quattro dipendenti, lo scorso anno. Secondo fonti vicine alla Segreteria per l’Economia, Tirabassi ha curato presso la segreteria diverse operazioni finanziarie attualmente sotto inchiesta.
Il quotidiano italiano Domani ha riferito che, su ordine della Procura vaticana, gendarmi vaticani e Guardia di finanza italiana hanno perquisito due delle proprietà di Tirabassi, a Roma ea Celano, una città dell’Italia centrale dove è nata Tirabassi.
Secondo quanto riferito, la ricerca, incentrata su computer e documenti, ha anche scoperto fasci di banconote per un importo di 600.000 euro (713.000 dollari). Secondo quanto riferito, circa 200.000 euro sono stati trovati in una vecchia scatola da scarpe.
Secondo quanto riferito, la polizia ha anche trovato oggetti di valore per un valore stimato di due milioni di euro e un certo numero di monete d’oro e d’argento nascoste in un armadio. Secondo Domani, il padre di Tirabassi aveva un negozio di collezionismo di francobolli e monete a Roma, il che potrebbe spiegare il suo possesso delle monete.
CNA non ha confermato in modo indipendente il rapporto.
Tirabassi non è tornato a lavorare dalla sua sospensione nell’ottobre 2019 e non è chiaro se rimanga alle dipendenze del Vaticano.
È una delle tante persone indagate dal Vaticano in relazione agli investimenti e alle transazioni finanziarie effettuate presso la Segreteria di Stato.
Al centro dell’indagine c’è l’acquisto di un edificio al 60 di Sloane Avenue a Londra, che è stato acquistato a tappe, tra il 2014 e il 2018, dall’imprenditore italiano Raffaele Mincione, che all’epoca gestiva centinaia di milioni di euro di fondi di segreteria. .
L’uomo d’affari Gianluigi Torzi è stato chiamato a mediare le trattative finali per l’acquisto da parte del Vaticano della proprietà londinese nel 2018. CNA ha precedentemente riferito che Tirabassi è stato nominato amministratore di una delle società di Torzi mentre l’uomo d’affari agiva come intermediario per la acquisto delle restanti azioni.
Secondo i documenti societari, Tirabassi è stato nominato amministratore della Gutt SA, società lussemburghese di proprietà di Torzi, utilizzata per trasferire la proprietà del palazzo tra il Mincione e il Vaticano.
I documenti depositati per Gutt SA presso il Registre de Commerce et des Sociétés lussemburghese dimostrano che Tirabassi è stato nominato amministratore il 23 novembre 2018 e rimosso da un deposito inviato il 27 dicembre. Al momento della nomina di Tirabassi a direttore, il suo indirizzo commerciale era elencato come Segreteria di Stato nella Città del Vaticano.
Ai primi di novembre, i media italiani hanno riferito che la Guardia di Finanza di Roma aveva eseguito un mandato di perquisizione contro Tirabassi e Mincione, nonché il banchiere e storico gestore degli investimenti vaticani Enrico Crasso.
I rapporti affermavano che il mandato era stato emesso come parte di un’indagine sui sospetti che i tre stessero lavorando insieme per frodare la Segreteria di Stato.
Il quotidiano italiano La Repubblica ha riferito il 6 novembre che una parte del mandato di perquisizione ha detto che gli investigatori vaticani avevano testimoniato che il denaro della Segreteria di Stato era passato attraverso una società con sede a Dubai dal Mincione prima di essere pagato a Crasso e Tirabassi come commissioni per il Affare di costruzione di Londra.
Una testimonianza, secondo quanto riferito, citata nell’ordine di ricerca, afferma che le commissioni sono state raccolte nella società di Dubai e poi divise tra Crasso e Tirabassi, ma che a un certo punto il Mincione ha smesso di pagare le commissioni alla società di Dubai.
Secondo La Repubblica, un testimone nel decreto di ricerca avrebbe anche affermato che c’era un “asse” di intesa tra Tirabassi e Crasso, in cui Tirabassi, un funzionario della segreteria, avrebbe ricevuto una tangente per “dirigere” gli investimenti della segreteria in certi modi.
Tirabassi non ha commentato pubblicamente le accuse