Le vittime di coronavirus in Italia aumentano di 756 portando il bilancio delle vittime totale a 10.779
Il numero di vittime è diminuito per il secondo giorno consecutivo, ma l’Italia continua a essere il paese con il maggior numero di morti per coronavirus al mondo con 10.779.
Il bilancio delle vittime in Italia per l’epidemia di coronavirus è aumentato del 756 a 10.779, ha detto domenica l’Agenzia per la protezione civile.
Il dato rappresenta il secondo calo consecutivo della tariffa giornaliera da venerdì, quando 919 persone sono morte in Italia. Il tasso di mortalità di sabato è stato di 889.
Il bilancio delle vittime di Covid-19 in Italia rimane di gran lunga il più alto del mondo (pari a circa un terzo di tutti i decessi), seguito dalla Spagna che ha visto oltre 6.500 decessi.
Un totale di 5.217 nuovi casi sono stati segnalati domenica in Italia, in calo rispetto ai 5.974 di sabato.
Il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha chiesto al pubblico di “non abbassare la guardia” piuttosto che supporre che il virus abbia superato il suo picco.
Tuttavia, l’aumento quotidiano delle infezioni è rallentato al 5,6 per cento, il tasso più basso da quando i funzionari italiani hanno iniziato a monitorare i casi dopo la prima morte, avvenuta il 21 febbraio.
Nell’epicentro della pandemia, la regione intorno a Milano dove il numero di casi precedentemente aumentato ogni giorno, il numero di italiani che ricevevano cure intensive è rimasto pressoché invariato.
“Stiamo assistendo a un rallentamento”, ha detto il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco al Corriere della Sera ogni giorno.
“Non è ancora altopiano, ma è un buon segno.”
L’Italia ha chiuso tutte le sue scuole all’inizio del mese e poi ha iniziato gradualmente a imporre un blocco, stringendolo successivamente fino a quando quasi tutti i negozi sono stati chiusi il 12 marzo.
Le misure – da quando adottate in varia misura in gran parte dell’Europa – non hanno impedito al bilancio delle vittime dell’Italia di superare quello in Cina, dove è stata segnalata la malattia per la prima volta, il 19 marzo.
E mentre il blocco – che dovrebbe concludersi ufficialmente il 3 aprile – è economicamente doloroso, i funzionari sembrano determinati a estenderlo fino a quando il coronavirus non viene fermato.
Il ministro degli affari regionali Francesco Boccia ha affermato che la questione che il governo deve affrontare non è se si estenderà, ma per quanto tempo.
“Le misure in scadenza il 3 aprile saranno inevitabilmente estese”, ha detto Boccia alla televisione italiana Sky TG24.
“Penso che, al momento, parlare di riapertura sia inappropriato e irresponsabile.”
Una decisione finale dovrebbe essere presa in una riunione ministeriale nei prossimi giorni.
Boccia ha inoltre indicato che l’eventuale allentamento delle diverse misure di confinamento sarebbe graduale.
“Vogliamo tutti tornare alla normalità”, ha detto. “Ma dovremo farlo attivando un interruttore alla volta.”
In teoria, l’attuale stato di emergenza sanitaria nazionale consente al Primo Ministro Giuseppe Conte di prolungare il blocco fino al 31 luglio.
Conte ha affermato che vorrebbe abolire le restrizioni più severe – comprese quelle che impongono la sospensione della stagione calcistica italiana di Serie A – pochi mesi prima