Maria è la nostra protettrice nella vita presente
1. Noi siamo in questo mondo come in un mar burrascoso, come in un esilio, in una valle di lagrime. Maria è la stella del mare, il conforto nel nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo asciugandoci le lagrime. E ciò fa questa tenera madre coll’ottenerci continui aiuti spirituali e temporali. Noi non possiamo entrare in alcune città, in. alcun paese, ove non vi sia qualche monumento delle grazie ottenute da Maria a’ suoi divoti. Lasciando a parte moltissimi celebri santuarii della cristianità, ove a migliaia pendono dalle mura le testimonianze di grazie ricevute, io accenno solamente } quello della Consolata, che fortunatamente abbiamo noi in Torino. Va, o lettore, e con fede di buon cristiano entra in quelle sacre mura, e rimira i segni di gratitudine verso Maria pei benefizi ricevuti. Qui tu vedi un infermo spedito dai medici, che riacquista la sanità. Là grazia ricevuta, ed è uno che è stato liberato dalle febbri; colà un altro risanato dalla cancrena. Qua grazia ricevuta, ed è uno che è stato liberato per intercession di Maria dalle mani degli assassini; colà un altro che non fu schiacciato sotto un enorme macigno cadente; là per la pioggia o serenità ottenuta. Se poi dai uno sguardo sulla piazzetta del santuario, vedrai un monumento che la città di Torino innalzava a Maria l’anno 1835, quando era liberata da micidiale cholera-morbus, che orribilmente infestava le vicine contrade.
2. I favori accennati riguardano solamente ai bisogni temporali, che cosa diremo delle grazie spirituali, che Maria ha ottenuto e ottiene a’ suoi divoti? Bisognerebbe scrivere grossi volumi per enumerare le grazie spirituali, che i suoi divoti hanno ricevute e ricevono tutti i giorni per mano di questa grande benefattrice del genere umano. Quante vergini devono la preservazione di tale stato alla protezione di Lei! quanti conforti agli afflitti! quante passioni combattute! quanti martiri fortificati! quante insidie del demonio superate! S. Bernardo dopo avere enumerato una lunga serie di favori che Maria tuttodì ottiene a’ suoi divoti, finisce con dire che tutto il bene che ci viene da Dio, ci viene col mezzo di Maria: Totum nos Deus habere voluit per Mariam.
3. Nè solamente è l’aiuto de’ cristiani, ma eziandio il sostegno della chiesa universale. Tutti i titoli che noi diamo a Lei ricordano un favore; tutte le solennità, che si celebrano nella chiesa ebbero origine da qualche grande miracolo, da qualche grazia straordinaria che Maria ottenne a favore della chiesa.
Quanti eretici confusi, quante eresie estirpate, a segno che la chiesa esprime la sua gratitudine dicendo a Maria: Tu sola, o gran Vergine, fosti colei, che sradicastì tutte le eresie: cunctas haereses sola interemisti in universo mundo.
Esempi.
Riferiremo alcuni esempi, che confermano i grandi favori che Maria ottenne a’ suoi divoti. Cominciamo dall’Ave Maria. La salutazione angelica, ossia Ave Maria è composta dalle parole dette dall’angelo alla santa Vergine, e di quelle che aggiunse santa Elisabetta allorchè l’andò a visitare. La santa Maria fu aggiunta dalla Chiesa nel secolo V. In questo secolo viveva a Costantinopoli un eretico di nome Nestorio, uomo pieno di superbia. Egli giunse all’empietà di negare pubblicamente l’augusto nome di Madre di Dio alla Ss. Vergine. Era questa un’eresia che mirava ad abbattere tutti i principii di nostra santa religione. Il popolo di Costantinopoli fremeva di sdegno a tale bestemmia; e per rischiarire la verità furono mandate suppliche al sommo pontefice che allora si chiamava Celestino, chiedendo istantemente una riparazione allo scandalo. Il pontefice nell’anno 431 fece radunare un concilio generale in Efeso, città dell’Asia minore sulle rive dell’Arcipelago. A questo concilio intervennero i Vescovi da tutte le parti del mondo cattolico. S Cirillo patriarca di Alessandria vi presiedeva a nome del Papa. Tutto il popolo dalla mattina alla sera stette alle porte della Chiesa ove erano radunatii vescovi; allorchè vide aprirsi la porta, e comparire s. Cirillo alla testa di 200 e più vescovi, ed udi pronunziare la condanna dell’empio Nestorio, le parole di giubilo risuonarono in ogni angolo della città. Nella bocca di tutti erano ripetute le seguenti parole: il nemico di Maria è vinto! Viva Maria! Viva la grande, la eccelsa, la gloriosa madre di Dio. Fu in questa occasione che la Chiesa aggiunse all’Ave Maria quelle altre parole: Santa Maria madre di Dio prega per noi peccatori. Così sia. Le altre parole adesso e nell’ ora della morte nostra, furono introdotte dalla Chiesa nei tempi posteriori. La solenne dichiarazione del Concilio Efesino, l’ augusto titolo di madre di Dio dato a Maria fu eziandio confermato in altri concilii, finchè la Chiesa institui la festa della Maternità della Beata Vergine, che si celebra ogni anno la seconda domenica di ottobre. Nestorio che osò ribellarsi alla Chiesa, e bestemmiare contro alla Gran Madre di Dio, fu severamente punito anche nella vita presente.
Altro esempio. Al tempo di s. Gregorio Magno infieriva in molte parti d’Europa e specialmente in Roma una grande pestilenza. S. Gregorio per far cessare questo flagello invocò la protezione della gran madre di Dio. Tra le opere pubbliche di penitenza ordinò una solenne processione all’immagine miracolosa di Maria che si venerava nella Basilica di Liberio, oggi S. Maria maggiore. A mano a mano che la processione si avanzava il morbo contagioso si allontanava da quelle contrade, finchè giunta al luogo ove era il monumento dell’imperatore Adriano (che per questo fu chiamato Castel Sant’Angelo), comparve sopra di esso un angelo in forma umana. Egli riponeva nel fodero la spada insanguinata in segno che l’ira divina era placata, e che per l’intercessione di Maria era per cessare il terribile flagello. Nel medesimo tempo si udì un coro di angeli a cantare l’inno: Regina coeli laetare alleluia. Il s. pontefice aggiunse a quest’inno altri due versetti coll’orazione, e da quel tempo si cominciò ad usare dai fedeli per onorare la Vergine nel tempo Pasquale, tempo di tutta allegrezza per la risurrezione del Salvatore. Benedetto XIV concedette le medesime indulgenze dell’Angelus Domini ai fedeli che lo recitano in tempo Pasquale.
L’uso di recitare l’Angelus è antichissimo nella Chiesa. Non sapendosi l’ora precisa nella quale la Vergine fu annunziata, se di mattina o verso sera, i primitivi fedeli la salutavano in questi due tempi coll’Ave Maria. Da ciò venne più tardi l’uso di suonare alla mattina e alla sera le campane, per ricordare ai cristiani questa pia consuetudine. Si crede che questa sia stata introdotta dal pontefice Urbano II l’anno 1088. Egli aveva talcosa ordinata per eccitare i cristiani a ricorrere a Maria per implorare la mattina la protezione di Lei nella guerra, che allora ardeva fra i cristiani ed i Turchi, la sera per implorare la felicità e la concordia fra i principi cristiani. Gregorio IX nel 1221 vi aggiunse anche il suono delle campane al mezzogiorno. I pontefici arricchirono questo esercizio di divozione di molte indulgenze. Benedetto XIII nel 1724 concedette la indulgenza di 100 giorni per ogni volta che si recita, e a chi l’avesse recitata per un mese intiero indulgenza plenaria, purchè in un giorno del mese avesse fatta la sacramentale confessione e comunione.