Medjugorje: perché porre freni a Maria? Risponde un mariologo
Padre René Laurentin: perche porre freni a Maria?
Gli anni del post Concilio stanno vivendo un tempo di crescente evoluzione: bene lo esprime la devozione che l’Italia ha mostrato verso la Madonna in questi anni che vanno dal 1968 al 1988.
Il 1968 segna il culmine dell’ondata post-conciliare, il momento in cui le critiche alla Chiesa e i veleni delle iniziative della cosiddetta rivoluzione culturale facevano rullare i loro tamburi.
In certi Paesi tutto questo ha portato a una vera «eliminazione» della figura di Maria. Si toglievano perfino le statue della Vergine. «Maria sta facendo penitenza», scriveva Le monde nella vie. Anche in Italia papa Paolo VI gridava in un’allocuzione del 25aprile 1970: «Ma cos’è dunque successo alla Madonna perché i nostri cuori siano così chiusi a Lei?». Eppure, in Italia, i legami più forti, più vivi, quelli popolari, hanno resistito meglio. Inoltre la pietà verso la Madonna è stata sostenuta dall’intelligente pastorale del Collegamento mariano, in cui si coniugano le illuminazioni di due teologie di Stefano Fiores e dei Pastori di tutta la Penisola: una pastorale aperta che ha inaugurato i primi dialoghi ecumenici su Maria.
Una pastorale che ha rischiarato e sostenuto la pietà popolare che alcuni consideravano come puro folklore o giudicavano secondo gli schemi di un’entomologia sociologica. L’anniversario e il rinnovo della consacrazione nazionale, fatta da Pio XII durante la guerra (nel 1943), poi l’anno 1987-1988 dedicato a Maria da Giovanni Paolo II, hanno preservato e incrementato questi legami filiali verso la migliore delle madri, cui si è continuato a dire: «Ricordatevi! Non si è mai udito che alcuno di quelli ricorsi alla vostra protezione… sia stato abbandonato». Dall’8l,ma soprattutto dall’83, l’Italia (che resta, da tempo, il gruppo nazionale più numeroso tra i pellegrini di Lourdes), ha scoperto Medjugorje. Questo fenomeno ha assunto le proporzioni di un fiume in piena: i pellegrinaggi riempiono i traghetti di Bari, Pescara, Ancona, verso le coste gemelle della Iugoslavia. Sono innumerevoli i pullman che vi si recano, i Gruppi di preghiera, molteplici gli incontri, i convegni, le veglie, le conferenze… e «Radio Maria» si è ritagliata uno spazio di primo piano tra le radio private.
Una certa élite socioculturale guarda a questo «caso» con ironia (come un certo Gramaglia); ma si tratta di un fenomeno che porta frutti e, malgrado esasperazioni occasionali di certi casi (Belluno e Pescara), si mostra equilibrato. Quante confessioni approfondite, quante durature conversioni, provenienti a volte da molto lontano, si sono compiute a Medjugorje, anche tra i giovani (fino a 150 confessioni nei giorni di affluenza).
Molti vescovi hanno invitato alla prudenza o anche alla riserva (come quelli del Triveneto) e i loro consigli sono sempre stati ascoltati con attenzione e rispetto. Questo movimento popolare è preoccupato di obbedire alla Chiesa, con equilibrio e autenticità. Si organizza alla base in modo informale ma giudizioso.
Il fervore per le apparizioni di Medjugorje è stato seguito da un’esplosione sorprendente di apparizioni mariane in Italia, e le più notevoli a Schio, a Oliveto Citra, e al di là della frontiera italo-svizzera, a Pino Casagrande. È un contagio? Un’epidemia? O è la Madonna che moltiplica le sue apparizioni? L’eliminazione dei divieti che sono nuovamente stati cancellati dal diritto canonico ha semplicemente sostituito al segreto la pubblicità? Mi occupo ampiamente della questione in un libro appena pubblicato in Francia: «Moltiplicazione delle apparizioni della Vergine oggi: è proprio Lei? E cosa ci vuole dire?» (Fayard).
La vigilanza s’impone ma fino ad oggi, quando è sorto un problema, la reazione l’ha messo alla prova, e gli errori si sono rettificati da soli. Pochi sono i casi da deplorare.
Bisogna affliggersi ad ogni costo di questa democratizzazione delle apparizioni e di questa familiarità del Cielo? La Vergine Nostra Madre non ha forse il diritto di parlare al cuore dei suoi figli? La «banalizzazione» che questa molteplicità di apparizioni determina non ci ricorda forse che l’amore di Maria è presente a tutti, come l’amore di una madre per ciascuno dei suoi figli? Per essere ordinario e quotidiano, l’amore di una madre è forse reso banale?