Medjugorje prodotto dell’insicurezza psicologica o intervento di misericordia?
Medjugorje prodotto dell’insicurezza psicologica o intervento di misericordia?
Vogliamo rispondere fraternamente al settimanale diocesano (La Cittadella 10.6.90) e rassicurare chi è colpito da simili giudizi. Per rendere un buon servizio al pubblico su Medjugorje e avere “un quadro d’insieme sereno e chiaro”, come afferma l’autore, bastava andare sul luogo e rendersi conto direttamente della realtà o sentire gente che ha fatto questa esperienza (ce n’è molta anche tra noi). Cosa conta far indagini a tavolino “rivolgendosi anche a persone qualificate”, ma disinformate,per finire col dar ragione ai propri pregiudizi?
Meglio ancora se si fosse sperimentata la medicina di Maria per il nostro tempo, cioè la preghiera del cuore, la confessione, il digiuno, l’Eucaristia vissuta, la Parola di Dio meditata ogni giorno, che poi -guarda un po- è la stessa medicina della tradizione cristiana. Allora si sarebbe riconosciuta facilmente la mano di Dio, che anche oggi fa risorgere i morti e rifiorire il deserto a consolazione della chiesa.
Solo chi vede questo fenomeno da lontano e su un piano puramente razionale e psicologico, può affermare che “a Medjugorje corrono persone fragili sul piano psicologico, alla ricerca dello straordinario, del magico. ..persone che delegano l’impegno della vita a chissà quali forze superiori…”
Ammesso che ci siano anche di questi (ma chi può dire di perfettamente equilibrato?) siamo un po tutti intenti a una ricerca spasmodica di efficientismo sul piano umano, a scapito della conversione del cuore e della fiducia nella “potenza di Dio, che si manifesta proprio nella debolezza”.
Noi stiamo con i poveri di spirito, che il Vangelo privilegia a differenza dei sapienti di questo mondo: il Signore “sceglie le cose che non sono per confondere quelle che sono”! Lo stesso spirito di povertà e di penitenza porta tanti e tanti pellegrini a Lourdes, a Fatima e ad altri santuari in cerca di una sorgente pura che doni Dio nell’aridità di questo mondo e di tante Chiese. E nessuno trova qualcosa da ridire. Perché allora si discriminano solo quelli di Medjugorje? Forse si tratta di un richiamo scomodo e (ahimè!) troppo attuale. E poi, se da una parte cerchiamo buoni rapporti con protestanti, laicisti ed atei -secondo uno spirito ecumenico, che tra l’altro ci gratifica – non possiamo dall’altra disdegnare, come sottoprodotti, dei fratelli “deboli” per i quali Cristo è morto (Rom 14,15).
Mostra poi di essere disinformato sullo sviluppo di Medjugorje chi accusa di “fideismo inconsistente” masse di gente così vaste e diversificate , che hanno riscoperto la fede e hanno fatto l’esperienza della misericordia; tanti anche di un cammino di perfezione.. E tutto attraverso i mezzi di sempre ai quali qui si torna con misteriosa facilità. Le folle che si confessano e tornano guarite nello spirito non sono casi patologici, ma frutto della grazia di sempre che piega i cuori. Perché non si hanno occhi per vedere qui il richiamo di un Cuore Materno a cui premono le sorti di tanti figli smarriti? Chi parte da simili valutazioni quanto è lontano dal cogliere il mistero della Misericordia di Dio!
Medjugorje non è un prodotto dell’insicurezza psicologica o reazione al secolarismo del nostro tempo, ma estremo intervento misericordioso di Dio verso un mondo che si sta spegnendo senza la luce della fede: “Troverà ancora la fede il Figlio dell’uomo quando ritornerà sulla terra?”
Liquidare così semplicemente il problema vorrebbe dire ignorare le cause vere sulle quali dovremmo riflettere. Ne nostro tempo si è allentato il senso del peccato e della grazia sanante fino quasi a scomparire; e questo investe la comunità ecclesiale. Ecco allora che il cielo ci viene in aiuto.
Mi scrive un amico monaco: “Anche la rivelazione del Cuore di Gesù fu un intervento di economia sussidiaria” in tempo di grave crisi spirituale all’interno della Chiesa, d denutrizione sacramentale e biblica (iansenismo ecc.). Nor c’era sete di magico e di straordinario nella gente che accolse il messaggio dato a S. Margherita,. con apparizioni, visioni, e miracoli. C’era fame e sete di parola di Dio e ci: Carne e Sangue di Gesù! Come adesso!
“Il Sacro Cuore non instaurò una nuova cristologia, ma attirò i cristiani alle normali sorgenti della salvezza. I primi venerdì sono una divina paziente trovata per riportare gente a confessarsi e comunicarsi più che una volta all’anno per Pasqua, come diceva il catechismo e così via.
“Cosi mi pare faccia la Madonna. E che i messaggi rivelino alcuna novità e non annuncino chissà quali eventi” proprio quel che ci vuole ed è segno di autenticità, perché non c’è nulla da attendere di nuovo, salvo di rinnovarci poi attingendo all’Antico di sempre, richiamandoci all’impegno di una vita cristiana autentica, sostenuta dalla preghiera e dalla vita sacramentale.”
Tutto questo non è “creare aggregazioni fuori della Chiesa, muovendo dai messaggi e dalle apparizioni”, ma piuttosto immagini di chiesa viva, che vengono a vitalizzare comunità stanche: tutto questo – si intende – dove i “nuovi” fratelli vengono accolti e non emarginati. Proprio una voce autorevole ci diceva di prendere contatti con loro, di accoglierli e dialogare con loro perché diano il loro apporto costruttivo alle nostre comunità parrocchiali (Ritiro di Maguzzano, ottobre 89).
Non c’è da meravigliarsi poi che ,chi è stato illuminato da certe esperienze forti, faccia riferimento a quelle anche nel suo progredire ecclesiale, come capita a ciascuno di noi riguardo a chi ci ha illuminato, al padre o alla comunità che ci ha generato alla fede: altrimenti saremmo disincarnati e vivremmo solo di teorie o di bei principi. E non c’è da meravigliarsi nemmeno che la sensibilità, acritica se si vuole, ma intuitiva e comunque famelica della povera gente che ha fatto esperienza, riconosca più nutriente e consolante di tanti altri fogli, questo bollettino, così da moltiplicarne la diffusione fino a questo punto.
Ma siamo i primi a riconoscere che si deve “relativizzare” questo strumento piccolo, umile e provvisorio, come anche la causa che sostiene, rispetto alla fonte normale della salvezza: la parola di Dio e i sacramenti della chiesa. Questo è anche Io scopo che sempre perseguiamo contro ogni deviazione devozionistica o gonfiamento di fonti private: e crediamo che tutti i lettori ce ne possono dare atto.
E’ proprio vero: “Egli deve crescere, noi invece diminuire”.
E anche Lei certo crescerà e il suo Cuore Materno avrà ragione di tutte le contrarietà e incomprensioni degli uomini come a Lourdes. come a Fatima. Chi La può fermare?
don Angelo Mutti
Fonte: Eco di Medjugorje nr.75