Il miracolo al Santuario di Castelpetroso
Fabiana Cicchino fu la contadina che per prima vide la Madonna, poi l’apparizione avvenne di nuovo in presenza della sua amica Serafina Valentino. Ben presto la notizia dell’apparizione si sparse nel paese e, nonostante un primo scetticismo da parte della popolazione, iniziarono i primi pellegrinaggi verso il luogo, dove fu posta una croce.
La notizia arrivò all’allora Vescovo di Bojano, Francesco Macarone Palmieri che, il 26 Settembre del 1888, volle sincerarsi personalmente di quanto accaduto. Egli stesso beneficiò di una nuova apparizione, e nello stesso punto nacque una sorgente d’acqua, rivelatasi poi miracolosa.
Verso la fine del 1888 avvenne il miracolo che diede vita al grandioso progetto del Santuario: Carlo Acquaderni, direttore bojanese della rivista “Il servo di Maria”, decise di portare suo figlio Augusto sul luogo dell’apparizione. Augusto, 12 anni, era malato di tubercolosi ossea ma, bevendo dalla fonte di Cesa Tra Santi, ne guarì totalmente.
Agli inizi del 1889, dopo il susseguirsi di accertamenti medici, fu proclamato il miracolo. Acquaderni e suo figlio tornarono nuovamente sul luogo e assistettero per la prima volta all’Apparizione. Da qui la volontà di ringraziare la Madonna e l’elaborazione di un progetto, proposto al Vescovo, per la costruzione di un santuario in onore della Vergine. Il Vescovo acconsentì, ed iniziò la raccolta fondi per eregere la struttura. L’incaricato a progettare l’opera fu l’Ing. Guarlandi di Bologna.
Guarlandi disegnò una struttura maestosa, in stile Gothic Revival, inizialmente più grande di quella attuale. Ci sono voluti circa 85 anni per completare l’opera: il 28 Settembre 1890 venne posta la prima pietra, ma solo il 21 Settembre del 1975 si è avuta la consacrazione.
I primi anni a seguire infatti, furono anni di lavoro, considerando anche il fatto che non era facile arrivare al luogo dell’edificazione. Purtroppo però a partire dal 1897 si susseguirono una serie di eventi che rallentarono e bloccarono la costruzione. Prima la crisi eonomica, poi la morte di Mons. Palmieri e la scetticità del suo successore che bloccò la costruzione, poi la guerra, insomma, furono anni difficili.
Fortunatamente ripresero le offerte, soprattutto dalla Polonia, e nel 1907 fu inaugurata la prima cappella. Ma ben presto la crisi e la guerra divennero di nuovo protagoniste di quegli anni. Solo nel 1950 vengono completate le mura perimetrali della struttura, insieme ad alcune delle opere “secondarie”, come la Via Matris. Nel 1973 Papa Paolo VI proclama la Vergine Immacolata patrona della Regione Molise. A perseguire l’obiettivo finale fu Mons. Caranci, che consacrò finalmente il Tempio.
La struttura si presenta dominata dalla cupola centrale, alta 52m che sorregge tutta l’architettura radiale e simboleggia un cuore, completata da 7 cappelle laterali. La parte frontale è dominata dalla facciata che presenta tre portali incastrati tra le due torri campanarie. Si accede al Santuario da 3 portoni, tutti in bronzo, quella di sinistra realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, che fornì anche tutte le campane. Appena dentro non si può fare a meno di notare l’imponente cupola, circondata dai 48 mosaici in vetro che rappresentano i Santi Patroni dei vari paesi della Diocesi.
Negli anni i pellegrinaggi sono aumentati sempre di più, oltre ad essersi alternate visite illustri come quella di Papa Giovanni Paolo II nel 1995. Proprio grazie al popolo della Polonia, nazione d’origine del Papa, ci fu la svolta nella costruzione del Santuario. Ma il merito è soprattutto dei molisani, che con offerte e lavoro hanno permesso la realizzazione di uno dei più importati siti religiosi molisani.