Oggi è la “Madonna della neve”. Preghiera per chiedere una grazia particolare
O Maria, donna delle altezze più sublimi,
insegnaci a scalare la santa montagna che è Cristo.
Guidaci sulla strada di Dio,
segnata dalle orme dei Tuoi passi materni.
Insegnaci la strada dell’amore,
per essere capaci di amare sempre.
Insegnaci la strada della gioia,
per poter rendere felici gli altri.
Insegnaci la strada della pazienza,
per poter accogliere tutti con generosità.
Insegnaci la strada della bontà,
per servire i fratelli che sono nel bisogno.
Insegnaci la strada della semplicità,
per godere delle bellezze del creato.
Insegnaci la strada della mitezza,
per portare nel mondo la pace.
Insegnaci la strada della fedeltà,
per non stancarci mai nel fare il bene.
Insegnaci a guardare in alto,
per non perdere di vista il traguardo finale della nostra vita:
la comunione eterna con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Amen!
Santa Maria della neve prega per i tuoi figli.
Amen
Madonna della Neve è uno degli appellativi con cui la Chiesa cattolica venera Maria secondo il cosiddetto culto di iperdulia.
“Madonna della neve” è il nome tradizionale e popolare per indicare Maria Madre di Dio (Theotokos), come sancito dal Concilio di Efeso.
La sua memoria liturgica è il 5 Agosto e in memoria della miracolosa apparizione mariana la chiesa ha eretto la Basilica di Santa Maria Maggiore (in Roma)
Ricorre oggi la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, considerata il più antico santuario mariano d’Occidente.
Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall’Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell’Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal “tepidarium” delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica. La più grande di tutte, come dice lo stesso nome: S. Maria Maggiore: la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell’Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana. Una tardiva leggenda narra che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a Pp Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l’area esatta dell’edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa ed il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di S. Maria “ad nives” (della neve). Poco meno di un secolo dopo, Pp Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431), nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali.
La Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore è un autentico gioiello ricco di bellezze dal valore inestimabile. Da circa sedici secoli domina la città di Roma: tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà artistica, rappresenta un punto di riferimento per i “cives mundi” che da ogni parte del globo giungono nella Città Eterna per gustare ciò che la Basilica offre attraverso la sua monumentale grandezza.
Sola, tra le maggiori basiliche di Roma, a conservare le strutture originali del suo tempo, sia pure arricchite di aggiunte successive, presenta al suo interno alcune particolarità che la rendono unica:
i mosaici della navata centrale e dell’Arco trionfale, risalenti al V secolo d.C., realizzati durante il pontificato di S. Sisto III (432-440) e quelli dell’Abside la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Pp Niccolò IV (Girolamo Masci, 1288-1292);
il pavimento “cosmatesco” donato dai cavalieri Scoto Paparone e figlio nel 1288;
il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato da Giuliano San Gallo (1450);
il Presepe del XIII sec.di Arnolfo da Cambio; le numerose cappelle (da quella Borghese a quella Sistina, dalla cappella Sforza a quella Cesi, da quella del Crocifisso a quella quasi scomparsa di San Michele);
l’Altare maggiore opera di Ferdinando Fuga e successivamente arricchito dal genio di Valadier; infine, la Reliquia della Sacra Culla e il Battistero.
Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica compendiano storicità e sentimenti religiosi.Non è raro, infatti, cogliere i visitatori in atteggiamento di ammirazione verso la coinvolgente bellezza delle sue opere così come è d’altro canto visibile constatare la devozione di tutte quelle persone che di fronte all’immagine di Maria, qui venerata con il dolce titolo di “Salus Populi Romani”, cercano conforto e sollievo.
Il 5 agosto di ogni anno viene rievocato, attraverso una solenne Celebrazione, il “Miracolo della Nevicata”: di fronte agli occhi commossi dei partecipanti una cascata di petali bianchi discende dal soffitto ammantando l’ipogeo e creando quasi un’unione ideale tra l’assemblea e la Madre di Dio.
San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), fin dall’inizio del suo pontificato ha voluto che una lampada ardesse giorno e notte sotto l’icona della Salus, a testimonianza della sua grande devozione per la Madonna. Lo stesso Papa, l’8 dicembre del 2001, ha inaugurato un’altra perla preziosa della Basilica: il Museo, luogo dove la modernità delle strutture e l’antichità dei capolavori esposti offrono al visitatore un “panorama” unico.
I numerosi tesori in essa contenuti rendono S. Maria Maggiore un luogo dove arte e spiritualità si fondono in un connubio perfetto offrendo ai visitatori quelle emozioni uniche proprie delle grandi opere dell’uomo ispirate da Dio.
La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell’anno 1568.