Padre Livio: ti dico cosa fare a Medjugorje
Medjugorje non è un luna park. E invece tante persone vanno laggiù per «vedere girare il sole, per scattare le foto, per correre dietro ai veggenti» con una curiosità morbosa. É il giorno dopo: l’omelia di papa Francesco, quella stoccata ai fedeli che «cercano i veggenti» e così smarriscono l’identità cristiana, ha provocato sconcerto e polemiche, ha disorientato tante anime semplici, probabilmente ha intasato anche i centralini di Radio Maria, la potenza dell’etere che da trent’anni dà voce a Medjugorje.
Così sono in tanti ad aspettare con ansia la risposta di padre Livio Fanzaga, il dominus dell’emittente, una bussola per migliaia e migliaia di famiglie. E padre Livio non si tira indietro, non glissa, non evita diplomaticamente un tema così appassionante e spinoso. No, parla e commenta le parole di Bergoglio, ma cerca, a modo suo, di accorciare la distanza e di comporre il conflitto: «Papa Francesco ha ragione – afferma al microfono – ma tranquilli, i fedeli, quelli autentici, non hanno nulla da temere».
Può sembrare una capriola quella del sacerdote, ma lui spiega e rispiega, conforta e mette i puntini sulle «i». «Il problema – è la sua interpretazione del messaggio di Santa Marta – non sono le apparizioni». Semmai la mentalità dei pellegrini che a milioni frequentano il villaggio dell’Erzegovina dove le apparizioni sono iniziate nel 1981. E qui, per usare il vocabolario evangelico, occorre separare il grano dal loglio: «Ci sono i pellegrini che raggiungono Medjugorje per convertirsi e per quelli non cambia niente. Ma poi ci sono quelli che ci vanno solo per curiosità, come al luna park. E corrono appresso ai messaggi delle quattro del pomeriggio, ai veggenti, al sole che gira». Il Papa, commenta padre Livio, ha fatto bene a prendere posizione contro questa deriva, anzi contro quella che lui considera una «deviazione» dalla retta strada.
Non è facile trovare il giusto equilibrio fra le diverse spinte e controspinte, fra le parole che arrivano, urticanti, da Roma, e quelle che giungono dal paesino della ex Jugoslavia. Per qualcuno il Papa ha sconfessato le apparizioni e non ha parlato a caso, visto che nei prossimi giorni potrebbe finalmente arrivare la pronuncia, attesa da molto tempo, dell’ex Sant’Uffizio.
Ma padre Livio distingue e invita a non avventurarsi in giudizi superficiali. L’obiettivo del Papa è un altro: «Il cristianesimo light, da pasticceria, che insegue le novità e va dietro a questo e a quello». Così non va bene: «Noi crediamo in Gesù Cristo morto e risorto». Questo è il cuore, anzi il fondamento della nostra fede. E la nostra fede, con tutto il rispetto, non può dipendere dai messaggi che Maria affida a Mirjana e agli altri ragazzi, oggi diventati adulti. Padre Livio si spinge più in là, prova a chiarire: «Conosco sacerdoti che non credono alle apparizioni riconosciute, come Lourdes e Fatima. Bene questi preti non peccano contro la fede». Sono liberi di pensarla come vogliono, anche se la Chiesa ha messo il suo sigillo su quel che accadde in Portogallo e sui Pirenei. Figurarsi a Medjugorje che da più di trent’anni divide e lacera la stessa Chiesa. Ci sono vescovi scettici, a cominciare da quelli della ex Jugoslavia, e autorevolissimi cardinali, come quello di Vienna Schonborn, entusiasti. E poi le apparizioni, migliaia e migliaia, vere o verosimili che siano, proseguono. Il fenomeno è ancora in corso. Dunque, prudenza. La Rivelazione non può essere confusa con le rivelazioni private.
«Per chi frequenta Medjugorje – conclude padre Livio – questa dev’essere l’ora della purificazione: digiuno, preghiera, conversione. E invece c’è chi impugna Medjugorje come una bandiera e la innalza e fa pressione sul Papa e magari ingrassa il portafogli».
Insomma, «l’ammonimento del Papa» è benvenuto. E Medjugorje resta un miracolo. Senza trucco.