Quanti Cristiani sono rimasti in Afghanistan?
Non si sa quanti cristiani ci siano in Afghanistan, nessuno li ha mai censiti. Si stima ci siano poche centinaia di persone, famiglie che ora si spera di riuscire a portare in salvo e una decina di religiose di cui non si ha notizia.
“Spero che qualche governo occidentale si ponga il problema delle minoranze, come quella cristiana”, è l’appello a LaPresse di Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre, la fondazione pontificia che si occupa dei cristiani perseguitati, in particolare nel Medio Oriente.
Solo ieri Papa Francesco si è unito “all’unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan” dove i talebani hanno ormai preso possesso anche della capitale Kabul.
La fondazione della Santa Sede non ha un project partner nel Paese, perché non ci sono diocesi, “è uno dei pochissimi Paesi in cui non abbiamo mai potuto sviluppare un’attività di sostegno”, ha raccontato Monteduro.
Secondo le missioni esistono pochissime chiese domestiche sotterranee, con non più di 10 partecipanti, “parliamo di nuclei familiari”. L’unica chiesa cristiana presente nel Paese si trova nell’ambasciata italiana.
“Secondo i nostri report ci sarebbe 1 solo ebreo, la comunità sikh induista conterebbe solo 500 unità. Quando diciamo che il 99% della popolazione è musulmano esageriamo per difetto. Di questi, il 90% è sunnita”, precisa il direttore di ACS.
“Non so che fine abbiano fatto le religiose presenti in Afghanistan”, denuncia Monteduro. Fino a ieri erano presenti tre religiose delle Piccole Sorelle di Gesù che si occupavano di assistenza sanitaria, cinque religiose della congregazione di Madre Teresa di Calcutta, le Missionarie della carità, e altre due o tre tre appartenenti a una comunità inter-congregazionale Pro-Bambini di Kabul.
“Il modo in cui i talebani sono arrivati al potere lascia interdetti tutti”, commenta. Quello di cui si dice più preoccupato, però, è l’espansione dell’Iskp (lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante), “alleato dei talebani ma mai stato favorevole agli accordi di pace di Doha – spiega -. Questo ha fatto sì che l’Iskp aggregasse gli estremisti e mentre i talebani hanno avuto un riconoscimento, questo non c’è stato per l’Iskp, che si è reso protagonista di attentati a moschee sciite ma anche a un tempio induista. Non vorrei che addirittura i talebani rappresentassero la parte moderata di questa vicenda”.