Sono morta e ho visto Dio. Vi spiego com’è il paradiso, i medici mi giudicavano “irreversibile”
Sono morta e ho visto Dio. Incredibile accadimento a Firenze. Una donna di 46 anni è uscita da un coma che i medici, fino a ieri, giudicavano irreversibile. La donna, dopo dieci anni, è tornata a parlare; la prima frase che ha detto è stata: “Ho visto Dio”.
Incalzata dai giornalisti, nonostante il dottor Romano Franco , che ha seguito il suo caso fin dall’inizio, avesse raccomandato di non importunarla per le prime ventiquattr’ore, ha detto più diffusamente: “Sono stato in Paradiso. C’era questo grande prato verde, una luce sempre alta. Lì non esiste il mal tempo e la tristezza.
Tutti giocano felici e si può volare. Si possono vivere duemila mondi possibili. E soprattutto non ci sono bisogni imminenti da soddisfare, nessuno soffre la fame, nessuno soffre il freddo, il caldo o il dolore. Una forza eccezionale pervade gli esseri lì sopra. Mai nessuno avverte nostalgia o tristezza, le famiglie allargate possono rivedersi e rincontrarsi. Non c’è mai possibilità di offendere qualcuno, le parole vengono avvertite come una gioia continua”.
A un giornalista che ha chiesto all’uomo che aspetto avesse Dio, questo ha risposto: “Dio, è un padre buono. Direi che esteticamente assomiglia a un buon signore di 50anni, è comprensivo e vicino a tutti. La cosa che mi ha più stupito è che non c’è affatto una gerarchia prestabilita come magari si può immaginare.
Sono morta e ho visto Dio. Dio scende fra tutte le persone presenti e gioca e si diverte con loro. Che magnifico spettacolo è la vita ultraterrena”. Ma adesso Simona è tornato in mezzo ai vivi, ha rivisto i suoi cari e sembra comunque felice. Chissà se qualche volta ha nostalgia della vita in Paradiso. Facciamo questa devozione a Gesù per ottenere il Paradiso.
Come le api, che senza esitare attraversan talvolta le ampie distese dei campi, pur di raggiungere l’aiuola prediletta, e poi stanche, ma soddisfatte e cariche di polline, tornano al favo per ivi compiere in feconda opera silenziosa la sapiente trasformazione del nettare dei fiori in nettare di vita: così voi, dopo averla raccolta, tenete ben chiusa nel vostro cuore la parola di Dio; tornate all’alveare, cioè meditatela con attenzione, scanditene gli elementi, ricercatene il significato profondo. Essa vi apparirà allora nel suo luminoso splendore, acquisterà la potenza di annientare le vostre naturali inclinazioni verso la materia, avrà la virtù di trasformarle in ascensioni pure e sublimi dello spirito, di avvincere sempre più strettamente il vostro al Cuore divino del vostro Signore. (Padre Pio)