Suicidio assistito: cosa ne pensa la chiesa
Oggi vogliamo parlare di un argomento che in un mondo perfetto non dovrebbe esistere: il suicidio assistito. Questo tema accende gli animi e l’interrogativo è sempre lo stesso ” È giusto mettere fine ad una vita”? Possiamo parlarne per giorni e settimane, ma nessuno di noi potrà mai sapere in realtà quale sia la cosa davvero giusta da fare e in base a quali parametri valutarla.
Dal punto di vista medico e legale, esistono dei parametri da rispettare, ma dal punto di vista umano è giusto continuare a far soffrire e a donare altri giorni a chi quella vita non la sente neanche più tale, tanto da desiderare di chiudere gli occhi per sempre?
Il suicidio assistito non è altro che l’atto deliberato di aiutare una persona a porre fine alla propria vita, spesso attraverso la somministrazione di sostanze letali. Mentre il suicidio assistito è legale in alcune giurisdizioni, in molti altri paesi è considerato un reato.
Questa procedura divide il popolo. Chi è a favore sostiene che le persone affette da malattie terminali o dolorose dovrebbero avere il diritto di decidere quando e come morire, evitando così un prolungamento della sofferenza.
D’altra parte, gli oppositori del suicidio assistito pongono un’attenzione particolare sui rischi etici e morali. Le preoccupazioni riguardano il potenziale abuso del sistema, la possibilità che le persone possano sentirsi costrette a scegliere il suicidio assistito per vari motivi e le implicazioni per il rapporto medico-paziente, che tradizionalmente si basa sulla cura e sulla preservazione della vita.
Ma la chiesa cosa pensa al riguardo? Naturalmente il pensiero della chiesa a riguardo è coerente con la sua dottrina etica, che sottolinea il rispetto e la sacralità della vita umana. La Chiesa cattolica condanna il suicidio e l’assistenza al suicidio come contrari alla legge di Dio.
La Chiesa insegna che la vita è un dono di Dio e che ogni individuo ha la responsabilità di preservarla e rispettarla. Di conseguenza, il suicidio, inteso come l’atto volontario di porre fine alla propria vita è considerato moralmente sbagliato nella prospettiva della Chiesa cattolica.
Il pensiero di Carlo Casalone riguardo il suicidio assistito
Carlo Casalone, collaboratore nella Sezione scientifica della Pontificia Accademia per la Vita e docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, ha pubblicato un articolo in cui esamina la Proposta di Legge già approvata alla Camera nello scorso dicembre e a febbraio in discussione al Senato.
In questo suo articolo evidenzia alcune criticità e suggerisce delle modifiche. Casalone favorisce un approccio che limita l’accesso alla pratica, sottolineando la priorità di evitare la condizione infernale nel fine-vita.
Propone restrizioni più rigide, come la definizione chiara dei trattamenti vitali e la modifica del titolo della legge per evitare futuri allargamenti. Casalone sostiene anche un passaggio dal consenso-conoscenza al consenso-fiducia, cercando di bilanciare l’autodeterminazione con una prospettiva relazionale. La sua visione riflette una preoccupazione per la protezione della vita e la limitazione dell’accesso alla morte volontaria assistita.