Teresa di Lisieux e i santi Angeli

Santa Teresa di Lisieux aveva una particolare devozione per i santi Angeli. Come si adatta bene questa sua devozione alla sua ‘Via Piccola’ [come lei amava chiamare quella via che la portava alla santificazione dell’anima]! Infatti, il Signore ha associato l’umiltà alla presenza e alla protezione dei santi An-geli: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. (Mt 18,10)”. Se andiamo a vedere ciò che la santa Teresa dice degli Angeli, non dobbia-mo aspettarci un trattato complicato ma, piuttosto, una colla-na di melodie che scaturisce dal suo cuore. I santi Angeli fa-cevano parte della sua esperienza spirituale sin dalla sua tene-ra età.

Già all’età di 9 anni, prima della sua Prima Comunione, santa Teresa si consacrò ai santi Angeli quale membro dell”Associazione dei santi Angeli’ con le seguenti parole: “Mi consacro solennemente al vostro servizio. Io prometto, davan-ti al volto di DIO, alla beata Vergine Maria e alle mie compa-gne di esservi fedele e di cercare di imitare le vostre virtù, in particolare il vostro zelo, la vostra umiltà, la vostra ubbidienza e la vostra purezza.” Già da aspirante aveva promesso di “onorare con una devozione speciale i santi Angeli e Maria, la loro augusta Regina. … Voglio adoperarmi con tutte le mie forze per correggere i miei difetti, per acquisire delle virtù e per a-dempiere a tutti i miei doveri quale scolara e cristiana.”

I membri di questa associazione praticavano anche una particolare devozione all’Angelo Custode recitando la seguen-te preghiera: “Angelo di DIO, principe del cielo, guardiano vi-gile, guida fedele, pastore amorevole, gioisco che DIO ti abbia creato con così tante perfezioni, che ti abbia santificato per mezzo della Sua grazia e che ti abbia incoronato di gloria per aver perseverato nel Suo servizio. DIO sia lodato in eterno per tutti i beni che ti ha concesso. Che tu sia anche lodato per tutto il bene che fai per me e per le mie compagne. Ti consa-cro il mio corpo, la mia anima, la mia memoria, il mio intellet-to, la mia fantasia e la mia volontà. Governami, illuminami, purificami e disponi di me a tuo piacimento. (Manuale dell’Associazione dei Santi Angeli, Tournai).

Il solo fatto che Teresa di Lisieux, futuro dottore della Chiesa, abbia fatto questa consacrazione e recitato queste pre-ghiere – come di solito una bambina non fa, naturalmente, – fa sì che questo poi faccia parte della sua dottrina spirituale ma-tura. Infatti, nei suoi anni maturi non solo si ricorda con gioia di queste consacrazioni, ma si affida in vari modi ai santi An-geli, come vedremo più avanti. Ciò testimonia l’importanza che attribuisce a questo legame con i santi Angeli. Nella “Sto-ria di un’anima” scrive: “Quasi subito dopo il mio ingresso nel-la scuola conventuale sono stata accolta nell’Associazione dei Santi Angeli; amavo le pie pratiche prescritte, poiché mi sen-tivo particolarmente attratta ad invocare gli spiriti beati del cielo, soprattutto colui che DIO mi aveva dato come compa-gno del mio esilio” (Scritti autobiografici, Storia di un’anima, IV Cap.).

L’Angelo Custode
Teresa crebbe in una famiglia molto devota agli Angeli. I suoi genitori ne parlavano spontaneamente in varie occasioni (cfr. Storia di un’anima I, 5 r°; lettera 120). E Paolina, la sua so-rella maggiore, le assicurava ogni giorno che gli Angeli sareb-bero stati con lei per sorvegliarla e proteggerla (cfr. Storia di un’anima II, 18 v°).

Nella sua rappresentazione “La fuga in Egitto” descrive a-spetti importanti dell’angelo custode. Qui la Beata Vergine di-ce a Susanna, la moglie di un brigante e madre del piccolo Di-smas malato di lebbra: “Dalla sua nascita Dismas viene sempre accompagnato da un messaggero celeste che non lo lascerà mai. Come lui anche tu hai un angelo che ha il compito di sorvegliarti notte e giorno, è lui che ti ispira i pensieri buoni e le tue azioni virtuose.”

Susanna risponde: “Ti assicuro che nessuno, al di fuori di te, mi ha mai ispirato pensieri buoni e che, fino ad ora, non ho mai visto questo messaggero di cui tu parli.” Maria le assicura: “So bene che non lo hai mai visto perché l’angelo accanto a te è invisibile, ma ciò nonostante è realmente presente quanto me. Grazie alle sue ispirazioni celestiali tu hai sentito il deside-rio di conoscere DIO e sai che è vicino a te. Tutti i giorni del tuo esilio terreno queste cose ti rimarranno un mistero, ma al-la fine dei tempi tu vedrai venire il FIGLIO di DIO sulle nubi accompagnato dalle sue legioni di Angeli (Atto 1°, Scena 5a). Così, Teresa, ci fa intendere che l’angelo di Dismas accompa-gnò fedelmente costui anche durante tutta la sua ‘carriera’ di brigante, che aveva intrapreso, e lo aiutò infine a riconoscere la divinità di CRISTO in croce e a suscitare in lui il desiderio di DIO in modo da aiutarlo a ‘rubare’, per così dire, il cielo e di-ventare così il buon ladrone.

Nella vita reale, Teresa incoraggiava sua sorella Céline ad abbandonarsi santamente alla provvidenza divina, implorando la presenza del suo Angelo Custode: “GESù ha posto al tuo fianco un angelo del cielo che ti protegge sempre. Ti porta sul-le sue mani affinché tu non inciampi in una pietra. Tu non lo vedi eppure è lui che da 25 anni protegge la tua anima facen-dole mantenere il suo splendore virgineo. E’ lui che allontana da te le occasioni di peccato … il tuo Angelo Custode ti copre con le sue ali e GESù, la purezza delle vergini, riposa nel tuo cuore. Tu non vedi i tuoi tesori; GESù dorme e l’angelo rima-ne nel suo silenzio misterioso; ciò nonostante essi sono presen-ti, insieme a Maria che ti avvolge con il suo manto…” (Lettera 161, 26 Aprile 1894).

A livello personale, Teresa, per non cadere in peccato, in-vocava al suo Angelo Custode la guida: “Mio santo Angelo.

Al mio Angelo Custode
Glorioso guardiano della mia anima, che splendi nel bel cielo del Signore come una fiamma dolce e pura vicino al trono dell’Eterno!

Tu scendi sulla terra per me e mi illumini con il tuo splendore.

Angelo bello, tu sarai mio fratello, mio amico, mio consolatore!

Conoscendo la mia debolezza mi conduci con la tua mano, e vedo che rimuovi con tenerezza ogni pietra dal mio cammino.

La tua voce dolce sempre mi invita a non rivolgere lo sguardo che al cielo.

Quanto più umile e piccola mi vedi tanto più raggiante sarà il tuo volto.

Oh tu, che attraversi lo spazio come un lampo ti supplico: vola sul luogo della mia dimora, accanto a loro che mi sono cari.

Asciuga le loro lacrime con le tue ali. Decanta la bontà di GESU’!

Racconta con il tuo canto che le sofferenze possono essere grazia e sussurra il mio nome! … Durante la mia vita breve voglio salvare i miei fratelli peccatori.

Oh, angelo bello della mia patria, regalami il tuo santo fervore!

Non ho altro che i miei sacrifici e la mia austera povertà.

Offrili, con le tue delizie celestiali, alla santissima Trinità!

A te il regno della gloria, a te le ricchezze dei Re dei re!

A me l’umile ostia del ciborio, a me della croce il tesoro!

Con la croce, con l’ostia e con il tuo aiuto celestiale attendo in pace dell’altra vita le gioie che dureranno per l’eternità.

(Poesie della Santa Teresa di Lisieux, pubblicate da Maximilian Breig, poesia 46, pag. 145/146)

Custode, coprimi con le tue ali, / illumina il mio cammino con il tuo splendore! /Vieni a condurre i miei passi, … aiutami, ti supplico!” (Poesia 5, verso 12) e protezione: “Mio santo Ange-lo Custode, coprimi sempre con le tue ali, affinché non mi ac-cada mai la disgrazia di offendere GESù” (Preghiera 5, verso 7).

Confidando nell’amicizia intima con il suo angelo, Teresa non esitava a chiedergli particolari favori. Per esempio scrisse a suo zio in lutto per la morte di un suo amico: “Mi affido al mio buon angelo. Io credo che un messaggero celeste assolverà bene questa mia richiesta. Lo invierò al mio caro zio con l’incarico di versare nel suo cuore tanta consolazione quanta la nostra anima è capace di accoglierne in questa valle di esi-lio…” (Lettera 59, 22 agosto 1888). In questo modo poteva an-che mandare il suo angelo a partecipare alla celebrazione della santa Eucaristia che il suo fratello spirituale, P. Roulland, un missionario in Cina, aveva offerto per lei: “Il 25 di dicembre non mancherò di inviare il mio Angelo Custode affinché egli ponga le mie intenzioni accanto all’ostia che Lei consacrerà” (Lettera 201, 1 nov. 1896).

Questa mediazione della preghiera è articolata più for-malmente nella sua rappresentazione La Missione della pulzella di Orleans. Santa Caterina e santa Margherita affermano a Giovanna: “Bambina cara, nostra dolce amata compagna, la tua voce così pura è arrivata fino in cielo. L’Angelo Custode, che ti accompagna sempre, ha presentato le tue richieste al DIO Eterno” (scena 5a). L’arcangelo Raffaele non ha assicura-to a Tobia: “Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore.” (Tob 12,12)?

L’Angelo porta da DIO luce e grazia, in una parola, la Sua benedizione. Così santa Margherita promette a Giovanna: “Noi ritorneremo con Michele, il grande Arcangelo, per be-nedirti” (La missione della santa Pulzella d’Orleans, Scena 8a). Questa benedizione diventerà sorgente di forza e di perseve-ranza.

San Michele spiega a Giovanna: “Bisogna combattere pri-ma di vincere” (Scena 10a). E quanto ha combattuto Giovan-na! Lei, in tutta umiltà, tirava fuori il coraggio dalla fede in DIO.

Quando arriva l’ora della sua morte, Giovanna, inizialmen-te, rifiuta l’idea di essere vittima di un tradimento. Però, san Gabriele le spiega che morire a seguito di un tradimento è di-venire più simile a Cristo, in quanto anche Lui è morto a cau-sa di un tradimento. Giovanna allora gli risponde: “Oh Ange-lo bello! Quanto soave è la tua voce quando mi parli delle sof-ferenze di GESù. Queste tue parole fanno rinascere nel mio cuore la speranza …” (Lotta e vittoria della santa Pulzella d’Orleans, Scena-5a). Simili pensieri avranno certamente so-stenuto santa Teresa durante le amare prove alla fine della sua vita.

Uniti agli Angeli
Teresa, che non cercò mai né visioni né consolazioni dice-va: “Vi ricorderete che con la mia ‘Via Piccola’ non bisogna desiderare di vedere qualcosa. Sapete bene che ho detto spes-so a DIO, agli Angeli e ai santi che non ho alcun desiderio di vederli qui in terra. …” (Il quaderno giallo di Madre Agnese, 4 Giugno 1897). “Non ho mai voluto avere delle visioni. Noi non possiamo vedere qui in terra, il cielo, gli Angeli etc. Prefe-risco aspettare fino a dopo la mia morte” (ibidem, 5 agosto 1897).

Teresa, invece, cercava l’aiuto efficace degli Angeli per la sua santificazione. Nella sua parabola il ‘Piccolo Uccello’ grida-va a CRISTO: “Oh GESù, quanto felice è il tuo uccellino di es-sere piccolo e debole, … non si dispera, il suo cuore è in pace e riprende sempre la sua missione d’amore. Si rivolge agli Angeli e ai santi che si alzano in volo come aquile per portarsi innanzi al fuoco divino e dato che questa meta è l’oggetto del suo de-siderio, le aquile hanno pietà del loro piccolo fratello, lo pro-teggono e lo difendono scacciando i rapaci che cercano di di-vorarlo” (Scritti autobiografici, pag. 206).

Durante la santa Comunione non le sembrava inconsueto di restare spesso senza consolazione. “Non posso dire di aver ricevuto frequentemente consolazioni quando, dopo la Messa, offrivo le preghiere di ringraziamento – forse era proprio in quei momenti che le ricevevo meno. … Ciò nonostante mi sembrava comprensibile, poiché mi ero offerta a GESù non come una che avrebbe voluto ricevere la Sua visita per la pro-pria consolazione, ma semplicemente per dare gioia a Colui, che si era donato a me” (Scritti autobiografici, pag. 176).

Come si preparava all’incontro con il nostro Signore? Lei continua: “Immagino la mia anima come una grande piazza vuota e chiedo alla beatissima Vergine di sgomberarla ulte-riormente da qualsiasi altro detrito rimasto che potrebbe im-pedire che fosse davvero vuota; poi le chiedo di montare una tenda enorme che sia degna del cielo e di abbellirla con i suoi gioielli, infine invito tutti i santi e gli Angeli a venire ad ese-guire in questa tenda un magnifico concerto. Mi sembra che, quando GESù discende nel mio cuore, Egli è contento di esse-re ricevuto così bene e di conseguenza lo sono anche io…” (i-bidem).

Anche gli angeli gioiscono di questo banchetto, che ci uni-sce come ‘fratelli’. Teresa, in una delle sue poesie, fa dire a santa Cecilia le seguenti parole al suo sposo convertito Vale-rian: “Tu devi andare a sederti al banchetto della vita a rice-vere GESù, il pane del cielo. / Allora il Serafino ti chiamerà fratello; / e se egli vede nel tuo cuore il trono del suo DIO, / lui ti farà abbandonare le sponde di questa terra / per vedere la dimora di questo spirito di fuoco” (Poesia 3, Alla santa Ceci-lia).

Per Teresa non bastava il mero aiuto degli angeli. Lei aspi-rava alla loro amicizia e ad una parte di quell’intenso ed inti-mo amore che avevano per DIO. Infatti, desiderava persino che gli Angeli la adottassero come figlia, come esprimeva con la sua audace preghiera: “Oh GESù, io so che l’amore viene pagato solo con l’amore, così cercavo e ho trovato il mezzo per tranquillizzare il mio cuore, dandoti amore per amore… Ricor-dandomi della preghiera che Eliseo osò rivolgere a suo padre Elia chiedendogli il suo duplice amore, mi sono presentata da-vanti agli Angeli e ai santi e dissi loro: “Sono la più piccola delle creature, conosco la mia miseria e la mia debolezza, ma so anche che i cuori nobili e generosi amano fare il bene. Per-tanto vi supplico, oh beati abitanti del cielo, di adottarmi co-me vostra figlia. Di voi solo sarà la gloria che meriterò col vo-stro aiuto, ma degnatevi di accogliere benevolmente la mia preghiera, so che è audace, però oso chiedervi di ottenere il vostro duplice amore” (Scritti autobiografici, pag. 201/202).

Fedele alla sua ‘Via Piccola’, Teresa non cercava la gloria, ma unicamente l’amore: “Il cuore di una bambina non cerca ricchezze e gloria (neanche quella del cielo). …Lei comprende che questa gloria appartiene giustamente ai suoi fratelli, cioè agli Angeli e ai santi. La sua gloria sarà la gioia riflessa che ir-radia dalla fronte di sua madre [la Chiesa]. Ciò che anela que-sta bambina è l’amore… sa fare una sola cosa, amarti, oh GE-Sù” (ibidem, pag. 202).

Ma, una volta arrivata in cielo, lei guarderebbe DIO a sa-zietà. Infatti, all’osservazione che in questo modo verrebbe collocata tra i serafini, Teresa prontamente rispose: “Se arrivo dai serafini non farò come loro. Essi si coprono con le loro ali davanti al buon DIO; io mi guarderò bene dal coprimi con le mie ali” (Il quaderno giallo, 24 sett. 1897; Entrerò nella vita, pag. 220).

La santa Teresa, oltre a servirsi dell’intercessione e della pronta assistenza degli Angeli, andava oltre e richiedeva per sé la loro santità, per crescere lei stessa in essa. Nella sua consa-crazione all’amore misericordioso lei prega così: “Ti offro tutti i meriti dei santi in cielo e in terra, i loro atti d’amore e quelli dei santi Angeli. Inoltre, ti offro, oh santa Trinità, l’amore e i meriti della Beata Vergine, mia cara madre. Lascio a lei la mia offerta, pregandola di presentarla a Te”. (Solo l’amore conta, Consacrazione all’amore misericordioso, pagg. 97/98). Si rivolge-va anche al suo Angelo Custode: “Oh, Angelo bello della mia patria, regalami il tuo santo fervore! Non ho altro che i miei sacrifici e la mia austera povertà. Con le tue delizie celestiali offrili alla santissima Trinità!! (Poesia 46, Al mio Angelo Cu-stode, pag. 145).

Nella sua propria consacrazione religiosa Teresa si è sentita profondamente unita ai santi Angeli. “La castità mi fa diven-tare sorella degli Angeli, questi spiriti puri e vittoriosi” (Poesia 48, Le mie armi, pag. 151). Incoraggiò così la sua novizia, Suor Maria della Trinità: “Signore, se Tu ami la purezza dell’angelo / questo spirito di fuoco, che si muove nei cieli azzurri, / non ami anche il giglio, che si erige dal fango, / e che il Tuo amore ha saputo mantenere puro? /Mio DIO, se l’angelo con le ali di color rosso vermiglio, che appare dinanzi a te, è felice, anche la mia gioia su questa terra è paragonabile alla sua / dato che ho il tesoro della verginità! …” (Poesia 53, Un giglio tra le spine, pag. 164).

La stima degli Angeli per le anime consacrate si focalizza sulla speciale relazione sponsale che hanno con CRISTO (e che ogni anima può condividere). In occasione della consacrazio-ne religiosa di suor Marie-Madeleine del santissimo Sacramen-to, Teresa scrive: “Oggi gli angeli Ti invidiano. / Vorrebbero provare la Tua felicità, Marie, / perché Tu sei la sposa del Si-gnore” (Poesia 10, Storia di una pastorella che divenne regina, pag.40}

La sofferenza e gli Angeli
Teresa si rendeva benissimo conto della grande differenza tra gli Angeli e gli uomini. Si sarebbe potuto pensare che lei invidiasse gli Angeli, ma era proprio il contrario, poiché com-prendeva benissimo l’importanza dell’Incarnazione: “Quando vedo l’Eterno avvolto in fasce e sento il debole pianto della Parola Divina, / Oh mia carissima Madre io non invidio più gli Angeli, / perché il loro potente Signore è il mio amato Fratel-lo! … (Poesia 54, 10: Perché ti amo Maria, pag. 169). Anche gli Angeli hanno una profonda comprensione dell’Incarnazione e vorrebbero – qualora fosse possibile – in-vidiare noi povere creature di carne e sangue. In una sua rap-presentazione natalizia, in cui Teresa elenca gli Angeli secon-do i loro compiti riguardo a GESù (p.es.: l’angelo del bambin GESù, l’angelo del volto santissimo, l’angelo dell’Eucaristia) lei fa cantare l’angelo del giudizio finale: “Davanti a Te, dolce bambino, s’inchina il Cherubino. / Egli ammira deliziato il Tuo amore indicibile. / Egli vorrebbe come Te poter morire un giorno sul colle oscuro!” Poi tutti gli Angeli cantano il ritor-nello: “Quanto è grande la felicità della creatura umile. / I Se-rafini vorrebbero volentieri, nel loro entusiasmo, oh GESù, spogliarsi della loro natura angelica per diventare bambini!” (Gli Angeli alla mangiatoia, scena finale).

Qui incontriamo il tema che sta a cuore alla santa Teresa, cioè la ‘santa invidia’ degli Angeli per l’umanità per la quale il FIGLIO di DIO divenne carne e morì. Lei dovette questo con-vincimento in parte al suo caro, sofferente padre, al quale dedicò le parole di Raffaele rivolte a Tobia: “Poiché hai trovato grazia agli occhi di DIO, sei stato provato dalla sofferenza” (Scritti vari, Concordanza pasquale 1894). Su questo tema lei cita una delle lettere del padre: “Oh, il mio alleluia è bagnato dalle lacrime… Dobbiamo compiangerLa [ndr.: come era u-sanza a quei tempi, il padre dava il Lei alla figlia] così tanto qui in terra mentre nel cielo gli Angeli si congratulano con Lei e i santi La invidiano. E’ la Sua corona di spine che Le invi-diano. Ami, dunque, queste punture di spine quale segni d’amore del Suo sposo divino” (Lettera 120, 13, sett. 1890, pag. 156).

Nella poesia dedicata a santa Cecilia un Serafino spiega questo mistero a Valerian: “… Perdo me stesso in mio DIO, contemplo la sua grazia, però non posso sacrificarmi per Lui e soffrire; / non posso RegalarGli né il mio sangue, né le mie la-crime. / Nonostante il mio grande amore, non posso morire. … / La purezza è la parte luminosa dell’angelo; / la sua felicità in-commensurabile non finirà mai. /Ma rispetto al Serafino avete il vantaggio: / Voi potete essere puri, ma potete anche soffrire! …” (Poesia 3, pag. 19).

Un altro serafino, contemplando il bambino GESù nella mangiatoia e il Suo amore sulla croce, grida all’Emmanuele: “Oh, perché sono un angelo / incapace a soffrire? … GESù, con uno scambio santo vorrei morire per Te!!! … (Gli Angeli alla mangiatoia, 2a scena).

Più tardi, GESù assicura all’Angelo del Volto Divino che le sue preghiere di misericordia saranno accolte; per le anime consacrate affinché non diventino tiepide: “Ma questi Angeli in terra abiteranno in un corpo mortale e a volte il loro slancio sublime verso di Te rallenterà” (ibidem, scena 5a) e per i pec-catori, affinché si santifichino: “Nella tua bontà, o GESù, con uno solo dei Tuoi sguardi rendili più splendenti delle stelle del cielo!” – GESù risponde: “Accoglierò la tua preghiera. / Ogni anima otterrà il perdono. / Le riempirò di luce / non appena invocano il mio nome! … (ibidem 5, scena 9a). Poi GESù ag-giunge queste parole piene di consolazione e di luce: “Oh tu angelo bello, che volevi dividere con me sulla terra la mia cro-ce e la mia pena, ascolta questo mistero: / Ogni anima che sof-fre, é tua sorella. / In cielo lo splendore della sua sofferenza brillerà sulla tua fronte. / E lo splendore del tuo essere puro / illuminerà i martiri! . ” (ibidem, Scena 5,9- 1oa). Nel cielo, Angeli e Santi, nella comunione della gloria, divideranno e gioiranno nella gloria reciproca. Così vi è una meravigliosa simbiosi tra Angeli e santi nell’economia della salvezza.

Teresa comunica questi pensieri a sua sorella Céline e le spiega perché DIO non l’ha creata quale angelo: “Se GESù non ti ha creato quale angelo nel cielo, è perché ha voluto che tu diventassi un angelo sulla terra. Sì, GESù vuole avere la sua corte celeste sia in cielo che qui in terra! Egli vuole Angeli martiri, Egli vuole Angeli apostoli, e, a questo scopo, Egli creò un piccolo fiore sconosciuto con il nome Céline. Egli vuole che questo piccolo fiore salvi delle anime per Lui. Perciò desi-dera una sola cosa: che il suo fiore si rivolga a Lui mentre sof-fre il suo martirio… E questo sguardo scambiato misteriosa-mente tra GESù e il Suo piccolo fiore farà miracoli e Gli rega-lerà un gran numero di altri fiori…” (Lettera 127, 26 aprile 1891). In un’altra occasione le assicura che gli Angeli, “come api vigili, raccolgono il miele dai molteplici calici misteriosi che rappresentano le anime o piuttosto i figli del piccolo fiore virgineo …” (Lettera 132, 20 ott. 1891), cioè il frutto di un amore purificatore.

La sua missione in cielo e nel mondo
Quando T si avvicinava alla sua morte confessò: “Sento che sto per entrare nel riposo … sento soprattutto che inizierà la mia missione, cioè di insegnare ad amare DIO come io Lo amo e indicare alle anime la mia ‘Via Piccola’. Se DIO acco-glierà la mia preghiera trascorrerò il mio paradiso sulla terra fino alla fine del mondo per fare del bene. Ciò non e impossi-bile, poiché anche gli Angeli, pur nella visione beatifica di DIO, riescono ad occuparsi di noi” (Il quaderno giallo, 17. VII. 1897). Così noi vediamo come lei aveva compreso la sua mis-sione celeste alla luce del servizio degli Angeli.

A Padre Roulland, suo ‘fratello’ missionario in Cina, scri-ve: “Oh! Fratello, io sento che in cielo Le sarò molto più utile che qui in terra e con gioia Le annuncio il mio imminente in-gresso nella città beata, nella certezza che Lei condividerà la mia gioia e ringrazierà il Signore che mi darà la possibilità di aiutarLa più efficacemente nel Suo lavoro apostolico. Sicura-mente non resterò inattiva in cielo. Desidero continuare a lavorare per la Chiesa e per le anime. Chiedo a DIO di darmi questa possibilità e sono sicura che mi esaudirà. Gli Angeli non sono sempre occupati con noi senza mai cessare di con-templare il volto divino e perdersi nell’immenso oceano di amore? Perché GESù non dovrebbe permettermi di imitarli?” (Lettera 254, 14 Luglio 1897).

A Padre Bellière, suo primo ‘fratello’ spirituale, scrisse: “Le prometto di farLe assaporare, dopo la mia partenza per la vita eterna, la felicità di sentirsi vicina un’anima amica. Non si tratterà di questa corrispondenza più o meno estesa, ma sem-pre incompleta di cui Lei sembra già avere nostalgia, ma di una conversazione tra fratello e sorella che incanterà gli An-geli, una conversazione che le creature non possono disappro-vare perché rimarrà nascosta.” (Lettera 261, 26 Luglio 1897).

Quando Suor Maria dell’Eucaristia accusava timore di fronte alle visite di Teresa dopo la sua morte, essa rispose: “Ha paura del suo Angelo Custode? … E pure egli La segue costan-temente; bene, anche io La seguirò nello stesso modo, forse ancora da più vicino!” (Le ultime conversazioni, pag. 281).

Conclusioni
Ecco la ‘Via Piccola’ della piccola santa Teresa alla luce degli Angeli! Gli Angeli formavano una parte integrante della sua vita interiore. Essi erano i suoi compagni, i suoi fratelli, la sua luce, la sua forza e la sua protezione sulla sua via spiritua-le. Poteva contare su di loro, i fedeli servi di nostro Signore GESù CRISTO, ai quali si era consacrata da bambina e ai quali si era affidata come loro figlia spirituale nella sua maturità. Teresa è una luce per i membri dell’Opera dei Santi Angeli, poiché se non diventeremo come bambini – che è l’essenza della ‘Via Piccola’ – non raggiungeremo mai una vera intimità con questi spiriti celestiali. Solo seguendo le sue orme riusci-remo, in unione con gli Angeli, a esaudire la nostra missione a servizio di CRISTO e della sua Chiesa.