Una madre si ribella alla decisione presa dalla regione, contro la nascita di bambini Down
Oggi vogliamo parlarvi di un’iniziativa dell’Emilia Romagna e della ribellione di una madre. La regione dell’Emilia Romagna ha deciso di introdurre l’utilizzo del Nipt Test, per lo screening della trisomia dei cromosomi 21, responsabili della sindrome di down.
Il NIPT è una tecnica non invasiva eseguito prelevando un campione di sangue dalla madre, che viene analizzato in laboratorio. Il DNA fetale viene isolato dal sangue materno e successivamente analizzato per rilevare l’eventuale presenza di trisomia 21.
Insomma quella proposta alle gestanti emiliano romagnole è in termini poveri Eugenetica. L’eugenetica è una teoria che sostiene la manipolazione genetica dei caratteri ereditari umani per migliorare la razza umana.
Ci sono due tipi di eugenetica: la eugenetica positiva e la eugenetica negativa. La eugenetica positiva mira a incoraggiare la riproduzione di individui con caratteristiche considerate desiderabili, come l’intelligenza, la bellezza o la buona salute, tramite l’incoraggiamento dei matrimoni e la promozione di programmi di selezione dei partner. D’altra parte, la eugenetica negativa mira a prevenire la riproduzione di individui con caratteristiche considerate indesiderabili, come malattie genetiche ereditarie o disabilità.
Il documento della regione
Michela F., madre di due figli, ci tiene ad esprimere il suo parere, in base alle nuove tecniche di screening proposte dalla regione. Secondo il suo modesto parere, da una parte le donne emiliane sono fortunate, in quanto vengono seguite benissimo durante la gestazione. Ma ultimamente, questo supporto alla gravidanza, rischia di diventare troppo invasivo e rischia di generare tensioni e ansie nelle future mamme.
Insomma è giusto sapere se il proprio figlio potrebbe avere qualche problema, ma secondo Michela, sarebbe ancora più giusto preparare una madre che desidera comunque portare avanti la gravidanza a gestire al meglio il proprio bambino e a seguirlo come necessario.
Il materiale fornito dalla regione, prevede un link informativo e un video, che la futura madre dovrà firmare e consegnare al medico, per poter usufruire degli esami dispensati dal servizio sanitario. Questo è ciò che ha indignato di più Michela, in quanto un figlio, seppur malato, non è meno figlio di un altro e meriterebbe lo stesso trattamento, senza dover ricorrere a video, firme e quant’altro. Il documento quindi conterrebbe frasi e immagini che potrebbero ledere alla sensibilità delle future madri.
Dopo la sua segnalazione la politica si è mossa e l’assessore ha promesso che il documento verrà corretto.