Una spina della corona di Gesù trafigge la testa di Santa Rita
Una delle sante che subì una sola ferita delle stimmate della Corona di Spine fu Santa Rita da Cascia (1381-1457). Un giorno si recò con le suore del suo convento alla chiesa di Santa Maria per ascoltare una predica predicata dal beato. Giacomo di Monte Brandone. Il frate francescano aveva una grande reputazione per la cultura e l’eloquenza e ha parlato della passione e morte di Gesù, con particolare enfasi sulle sofferenze sopportate dalla corona di spine del nostro Salvatore. Commossa fino alle lacrime dal suo racconto grafico di queste sofferenze, tornò in convento e si ritirò in un piccolo oratorio privato, dove si prostrò ai piedi di un crocifisso. Assorta nella preghiera e nel dolore si è rifiutata, per umiltà, di chiedere le ferite visibili delle stimmate come erano state date a San Francesco e ad altri Santi,
Concludendo la sua preghiera, sentì una delle spine, come una freccia d’amore scagliata da Gesù, penetrare nella carne e nelle ossa al centro della sua fronte. La ferita, col tempo, divenne brutta e rivoltante per alcune suore, tanto che Santa Rita rimase nella sua cella per i successivi quindici anni della sua vita, soffrendo dolori lancinanti mentre era impegnata nella contemplazione divina. Al dolore si aggiungeva la formazione di piccoli vermi nella ferita. Al momento della sua morte una grande luce emanava dalla ferita sulla fronte mentre i piccoli vermi si trasformavano in scintille di luce. Anche oggi la ferita è ancora visibile sulla sua fronte, dal momento che il suo corpo rimane meravigliosamente incorrotto.
Una spiegazione più dettagliata della spina nella fronte di Santa Rita
“Una volta venne a Cascia, a predicare nella chiesa di S. Maria, un frate francescano di nome Beato Giacomo del Monte Brandone. Questo buon padre aveva una grande reputazione per l’apprendimento e l’eloquenza, e le sue parole avevano il potere di commuovere i cuori più induriti. Siccome Santa Rita desiderava sentire così celebrata una predicatrice, ella, accompagnata da altre suore, si recò in detta chiesa. L’argomento del sermone di padre James era la passione e la morte di Gesù Cristo. Con parole come se fossero dettate dal Cielo, l’eloquente francescano raccontò la vecchia, vecchia storia sempre nuova delle grandi sofferenze di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Ma l’idea dominante di tutto ciò che diceva il francescano sembrava essere centrata nelle eccessive sofferenze causate dalla corona di spine.
“Le parole del predicatore penetrarono profondamente nell’anima di santa Rita, le riempirono il cuore fino a traboccarle di tristezza, le lacrime gli occhi e pianse come se il suo cuore compassionevole si spezzasse. Finita la predica, S. Rita tornò in convento portando in seno ogni parola che padre James aveva detto sulla corona di spine. Dopo aver fatto una visita al Santissimo Sacramento, Santa Rita si ritirò in un piccolo oratorio privato, in cui oggi riposa il suo corpo, e , come il cuore ferito che era, desiderosa di bere le acque del Signore per placare la sete delle sofferenze che ansiosamente bramava, si prostrò ai piedi di un crocifisso e cominciò a meditare sui dolori patiti dal nostro Salvatore corona di spine che penetrò profondamente nei Suoi sacri templi. E,con il desiderio di subire un po ‘del dolore patito dal suo divino Sposo, chiese a Gesù di donarle, almeno, una delle tante spine della corona di spine che tormentavano il suo sacro capo, dicendogli:
Le parole del predicatore penetrarono profondamente nell’anima di santa Rita,
“Oh mio Dio e Signore crocifisso! Tu che eri innocente e senza peccato né crimine! Tu che hai tanto sofferto per amore mio! Hai subito arresti, colpi di colpi, insulti, una flagellazione, una corona di spine e infine un crudele morte di Croce. Perché desideri che io, il Tuo indegno servitore, che ero la causa delle Tue sofferenze e delle Tue pene, non condividessi le Tue sofferenze? Rendimi, o mio dolce Gesù, partecipe, se non di tutte della tua passione, almeno di una parte. Riconoscendo la mia indegnità e la mia indegnità, non ti chiedo di imprimere nel mio corpo, come hai fatto nei cuori di sant’Agostino e di san Francesco, le ferite che ancora Tu conserva come preziosi rubini in Cielo.
Non Ti chiedo di timbrare la Tua santa Croce come hai fatto nel cuore di Santa Monica. Né Ti chiedo di formare nel mio cuore gli strumenti della tua passione, come hai fatto nel cuore della mia santa sorella santa Chiara da Montefalco. Ti chiedo solo una delle settantadue spine che ti hanno trafitto la testa e ti hanno causato tanto dolore, così che io possa sentire una parte del dolore che hai provato. Oh mio amorevole Salvatore!