Vangelo del 13 Aprile 2020 con commento
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 28,8-15.
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:
«Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo.
E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
Giovanni Carpazio (VII sec.)
monaco e vescovo
Capitoli di esortazione n. 1, 14, 89
Con tremore esultate nel Signore
Come è eterno il re dell’universo, il cui Regno non ha né inizio né fine, così succede che sia ricompensato lo sforzo di coloro che scelgono di patire per lui e per le virtù. Poiché gli onori della vita presente, per quanto siano splendidi, scompaiono totalmente in questa vita. Al contrario gli onori che Dio dà a coloro che ne sono degni, onori incorruttibili, restano per sempre. (…)
E’ scritto: “Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10), non per una sola parte del popolo. E “tutta la terra ti adori e ti canti” (Sal 66,4 LXX). Non una sola parte della terra. Quindi non bisogna limitare. Cantare non è di coloro che chiedono aiuto, ma è di coloro che sono nella gioia. Se è così, non disperiamo mai, ma viviamo felici la vita presente, pensando alla gioia e allegria che ci porta. Tuttavia aggiungiamo alla gioia il timor di Dio, come è scritto: “Con tremore esultate” (Sal 2,11). E’ così, piene di timore e grande gioia che le donne intorno a Maria corsero al sepolcro (cf Mt 28,8). Anche noi, un giorno, se aggiungiamo il timore alla gioia, ci slanceremo verso la tomba intelligibile. Mi stupisco che si possa ignorare il timore. Poiché nessuno è senza peccato, fosse pure Mosè o l’apostolo Pietro. In loro, tuttavia, l’amore divino è stato più forte, ha scacciato il timore (cf 1Gv 4,18) all’ora dell’esodo. (…)
Chi non vuol essere detto saggio, prudente e amico di Dio, per presentare la sua anima al Signore come l’ha da lui ricevuta, pura, intatta, completamente irreprensibile? Chi non lo desidera per essere così incoronato nei cieli e detto beato dagli angeli?