Vangelo del 7 Aprile 2020 con commento
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 12,1-11.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:
«Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?».
Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,
perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Santa Gertrude di Helfta (1256-1301)
monaca bendettina
L’Araldo, Libro IV, SC 255
Dare ospitalità al Signore
Al ricordo dell’affetto del Signore che alla fine di quel giorno andò a Betania, come è scritto (cfr Mc 11,11), da Maria e Marta, Gertrude fu infuocata dal vivo desiderio di dare ospitalità al Signore.
Si avvicinò quindi ad un’immagine del Crocifisso e, baciando con profondo sentimento la piaga del suo costato santissimo, fece entrare in fondo al cuore il desiderio del Cuore pieno d’amore del Figlio di Dio, e lo supplicò, grazie alla potenza di tutte le preghiere che potrebbero mai sgorgare da quel Cuore infinitamente amorevole, di degnarsi di scendere nel piccolissimo e indegnissimo albergo del suo cuore. Nella sua benevolenza il Signore, sempre vicino a coloro che lo invocano (cfr Sal 145,18), le fece sentire la sua presenza così desiderata e le disse con dolce tenerezza: “Eccomi! Cosa dunque mi offrirai?” Ed ella: “Sii il benvenuto, tu che sei la mia unica salvezza e tutto il mio bene, che dico? il mio unico bene”. Ed aggiunse: “Haimé! mio Signore, nella mia indegnità non ho preparato nulla che possa convenire alla vostra divina magnificenza; ma offro tutto il mio essere alla vostra bontà. Piena di desideri, vi prego di di degnarvi di preparare voi stesso in me ciò che può piacere di più alla vostra divina bontà”. Il Signore le disse: “Se mi consenti di avere in te questa libertà, dammi la chiave che mi permette di prendere e rimettere senza difficoltà tutto ciò che mi piacerà sia per star bene che per rifarmi”. Al che ella disse: “E quale è questa chiave?” Rispose il Signore: “La tua volontà!”
Queste parole le fecero comprendere che se qualcuno desidera ricevere il Signore come ospite, deve consegnargli la chiave della sua propria volontà, rimettendosi completamente al suo perfetto beneplacito e affidandosi totalmente alla sua dolce bontà per operare la sua salvezza in ogni cosa. Allora il Signore entra in quel cuore e in quell’anima per compiervi tutto ciò che il suo divino piacere può esigere.