Vangelo del giorno con commento: 25 Febbraio 2020
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 9,30-37.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897)
carmelitana, dottore della Chiesa
Preghiera 20
« Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti»
Gesù! (…) Tale è la tua umiltà, o divino Re della Gloria, da sottometterti a tutti i tuoi sacerdoti senza fare nessuna distinzione tra coloro che ti amano e coloro che sono, purtroppo, tiepidi o freddi nel tuo servizio. A un loro richiamo, scendi dal cielo; anche se loro anticipano o differiscono l’ora del santo sacrificio, tu sei sempre pronto. O mio Diletto, sotto il velo della bianca ostia, quanto mite e umile di cuore mi appari! (Mt 11, 29) Per insegnarmi l’umiltà, non puoi abbassarti maggiormente; perciò voglio, per rispondere al tuo amore, desiderare che le mie sorelle mi mettano sempre all’ultimo posto, ed essere ben persuasa che questo posto è proprio il mio. (…)
Io lo so, o mio Dio, che abbassi l’anima superba; a quella invece che si umilia, doni un’eternità di gloria; voglio quindi mettermi all’ultimo posto, condividere le tue umiliazioni per « avere parte con te » (Gv 13, 8) nel regno dei Cieli.
Signore, conosci la mia debolezza; ogni mattina prendo la risoluzione di praticare l’umiltà e, la sera, riconosco che ho commesso ancora molte mancanze, a causa della mia superbia. Per questo, sono tentata di scoraggiarmi, ma, lo so, anche lo scoraggiamento è superbia. Perciò, in te solo voglio fondare la mia speranza. Poiché puoi tutto, degnati di far nascere nella mia anima quella virtù che desidero. Per ottenere questa grazia dalla tua infinita misericordia, ti ripeterò molto spesso: « O Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore, simile al tuo! »