Vangelo di oggi 29 Febbraio 2020 con commento
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 5,27-32.
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!».
Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola.
I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?».
Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati;
io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».
Giuliana di Norwich (tra 1342-1430 cc)
reclusa inglese
Rivelazioni dell’amore divino, cap. 51-52
“Sono venuto a chiamare … i peccatori a convertirsi”
Dio mi ha mostrato un signore seduto in modo solenne nella pace e nel riposo; con dolcezza ha mandato il suo servo a compiere la sua volontà. Il servo si è affrettato a correre per amore; ma, ecco che è caduto in un dirupo e si è ferito gravemente. (…) Nel servo Dio mi ha mostrato il male e la cecità provocati dalla caduta di Adamo; e nello stesso servo la sapienza e la bontà del Figlio di Dio. Nel signore, Dio mi ha mostrato la sua compassione e la sua pietà per la sventura di Adamo, e nello stesso signore l’altissima nobiltà e gloria infinita alla quale l’umanità è elevata dalla Passione e morte del Figlio di Dio. Ecco perché nostro Signore è molto contento della sua stessa caduta [in questo mondo nella sua Passione], a causa dell’esaltazione e della pienezza di felicità a cui giunge il genere umano, che supera certamente quello che avremmo avuto se Adamo non fosse caduto. (…)
Perciò non abbiamo alcuna ragione di affliggerci, poiché il nostro peccato ha causato le sofferenze di Cristo, né alcuna ragione di rallegrarci, poiché è il suo amore infinito che l’ha fatto soffrire. (…) Se succede che per cecità o debolezza cadiamo, rialziamoci subito, al dolce tocco della grazia. Correggiamoci con tutta la nostra buona volontà seguendo l’insegnamento della santa Chiesa, secondo la gravità del peccato. Andiamo a Dio nell’amore; non lasciamoci mai prendere dalla disperazione, ma non siamo neppure troppo temerari, come se cadere non avesse importanza. Riconosciamo francamente la nostra debolezza, sapendo che non riusciremmo a reggere neppure un attimo se non avessimo la grazia di Dio. (…)
E’ giusto che nostro Signore desideri che ci accusiamo e riconosciamo lealmente e in verità la nostra caduta e tutto il male che ne consegue, coscienti che non potremmo mai ripararlo. Vuole allo stesso tempo che riconosciamo lealmente e in verità l’eterno amore che ha per noi e l’abbondanza della sua misericordia. Vedere e riconoscere l’uno e l’altro insieme con la sua grazia, è questa l’umile confessione che nostro Signore attende da noi e che è la sua opera nella nostra anima.